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Milwaukee

 

I Milwaukee Bucks, il Basket e il marketing sportivo…

Milwaukee non sarà mai il posto dove vorreste passare le vostre vacanze. Per intenderci, mentre nell’immaginario cinematografico Los Angeles è rappresentata da migliaia di pellicole eterogenee tra loro: Sunset Boulevard, Mulholland Drive, Fast & Furious, Milwaukee può essere ricordata come il set di Happy Days (cui hanno dedicato un museo in città). Sul versante sportivo, con il Milwaukee Bucks le cose vanno sicuramente meglio ma Milwaukee è ancora ricordata più per avere dato i natali alla mazza da baseball più famosa al mondo, che ha pure lei il suo museo, che per i successi delle franchigie in città.

Insomma se fate parte del team marketing di una squadra della città del Winsconsin non avete il lavoro più facile del mondo da compiere. Nonostante una crescita costante, certificata anche dai risultati, la squadra di basket di Milwaukee ancora non può dire di avere recuperato un grande appeal. I tempi della squadra che vinse un titolo con Kareem e “Big O” Robertson sono lontani e, anche se dispongono di uno dei giocatori più elettrizzanti del panorama, Giannis Antetokounmpo, i Bucks faticano a essere “vendibili”, almeno come brand.

Sorvolando il fatto che l’accoppiata Antetokounmpo-Milwaukee possa portare chiunque a sentirsi dislessico (provate a pronunciarli..) è difficile non rendersi conto dei problemi di Milwaukee. Si parla di problemi che non nascono oggi e non di facile risoluzione tanto è vero che qualche anno fa, nel periodo più oscuro per i Bucks, l’unica soluzione possibile  per l’Nba sembrava spostare baracca e burattini per portarli a Seattle.

 

Il rebranding del Milwaukee Bucks

Qualcosa si è mosso negli ultimi anni per rendere più appetibile una squadra che comunque continua a giocare in una città piccola e fredda. In primis il logo e i colori hanno vissuto un restyling tra i più riusciti degli ultimi anni grazie a grafiche pulite e a colori accattivanti. Solo che una bella canotta da sola non ti spinge a andare al palazzo se ci sono due metri di neve, soprattutto quel palazzo.

Premessa: il Bradley Center è un impianto di costruzione anche relativamente recente e in Italia, ma anche in Europa, farete fatica a trovarne così. Solo che gli standard Nba impongono uno standard altissimo (anche per giustificare i prezzi dei biglietti) a cui l’impianto non è più conforme. Anche in questo caso si correrà ai ripari presto: dall’anno prossimo i Bucks giocheranno in una nuova scintillante arena al pari delle altre squadre della lega. E qui sorge un altro problema: fatto l’impianto bisogna riempirlo.

Giannis

Questo signore col pallone in mano potrebbe rappresentare un buon motivo per iniziare a seguire Milwaukee…

 

La curiosa stratega di Marketing dei Milwaukee Bucks

A Milwaukee l’affluenza media oggi si assesta sui quindicimila spettatori. Qualunque squadra da noi farebbe carte false per avere certi numeri ma nell’Nba significa essere tra le tre squadre con meno tifosi a seguire la partita. Il rimedio, o meglio dire il placebo, è stato individuato in una curiosa strategia di marketing. I  Bucks questo mese hanno lanciato l’abbonamento per “dieci vittorie”. In pratica chi sottoscrive l’abbonamento ha diritto a vedere dieci vittorie della sua squadra. Finchè la squadra non raggiunge la decima vittoria l’abbonato può seguire tutti i match. La strategia è originale, simpatica e funzionale (anche perchè questi Bucks non sembrano in grado di inanellarne dieci di fila) ma appunto può funzionare nel breve termine.

In futuro bisognerà sperare in una crescita dei talenti in squadra ma anche, parallelamente evitare gli errori del passato. Passato in cui anche la scelta dello slogan veniva cannata clamorosamente. Negli anni abbiamo assistito alla riproposizione pari pari dello slogan della lega in quella stagione (where amazing happens…a Milwaukee?), passando per gli scontati “Ready to rise” (vedendo i risultati manco tanto) e l’inclusivo e poco fantasioso “Our team, our town” che, considerando il livello di quella squadra, non portava a felici associazioni mentali.

Ora le cose sono migliorate gradualmente. Magari ora è ancora presto ma tra qualche anno, parafrasando uno slogan, stavolta felice, degli stessi Bucks, qualcuno potrebbe iniziare ad avere “paura del cervo”. Fear the Deer.

 

 

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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