In Altri Sport

I social media rappresentano, o hanno rappresentato, il far west del nuovo millennio. Sono la California di fine ‘800, per intenderci, l’El Dorado di marketeers, rocamboleschi imprenditori, eclettici tycoon, fashionisti et similia. Tuttavia, proprio come per la California dei pionieri, anche i social media hanno riservato più di una delusione a chi già se li figurava come fossero una via facile e veloce verso guadagni stellari.

Quella che segue non è LA lista, è la MIA lista delle 10 cose da non fare sui social media, personalissima e assolutamente passibile di qualsiasi correzione o commento. E mi piace pensare che valga sia per i profili privati che per gli account business.

Social network logo

1. Il successo di un’operazione digital non è direttamente proporzionale al numero dei follower

Da sempre c’è diatriba fra i professionisti del Marketing Digitale circa le metriche definitive per definire il successo di un’attività social. L’unico punto, personalmente, che mi sento di dare per pacifico è che il conto dei fans/follower per se non garantisce l’eccellenza di un account Twitter o di una pagina Facebook. Esistono profili con milioni di seguaci ma pochissima conversazione, così come invece esistono community più ristrette in cui però ferve la discussione e l’interazione e la conoscenza dei presenti è altissima. Inutile dire quale dei due funzioni meglio.

2. Non parlare di cose di cui non sai

Non si può sempre essere esperti di tutto. Dal giardinaggio alla cucina, dall’allevamento di tartufi all’ingegneria missilistica, i social sono l’Eden dei tuttologi. Pur tuttavia, dibattere senza cognizione di causa di argomenti specifici, magari apportando tesi scopiazzate in qua e in là in rete, significa esporsi al rischio di essere pubblicamente smascherati e derisi dall’unico vero esperto del settore (che, per la legge di Murphy, è sempre dietro l’angolo).

3. Non diventare schiavo dei social

“C’è una vita oltre Facebook”, recitava una maglietta di discreto successo. L’evidente ironia, però, racchiude un nocciolo di verità importante. Uno dei maggiori pregi/difetti dei social network è quello di essere Highly Addictive. Si parte leggendo rapidamente un messaggio importante nell’inobx e dopo 40 minuti ci si trova, chissà perche’, nelle foto del matrimonio della sorella del vostro compagno di banco dell’asilo che non vedete da 19 anni. Darsi regole è importante, usarli con moderazione, altrettanto. Ricerche recenti sostengono che, a meno che non siate un community manager, se passate più di un’ora e mezzo al giorno su Facebook o Twitter, forse dovete rivedere le vostre abitudini. E, per concludere, non è indispensabile rispondere ogni giorno ad ogni ora. Se scrivete un commento alle due di sabato notte non sembrate ipermoderni o stakanovisti, ma solo matti.

4. Non parlare solo di lavoro

Facebook e Twitter sono eccellenti strumenti di lavoro, ma utilizzarli solo per il business è un grave errore. Mentre qualche opportunità commerciale, qualche stralcio di rassegna stampa e qualche miglioria fatta al nuovo sito sono tollerati, a nessuno davvero interessa niente del nuovo accordo che avete siglato per la fornitura di cucitrici da ufficio o sul gustosissimo paper da 345 pagine circa l’uso della moneta elettronica a Cipro che avete da poco terminato. E’ indispensabile ricordare che (con forse l’unica eccezione di LinkedIn), i social network nascono come strumenti di relazione, e non di business. E che prima o poi, a furia di post che gridano “compra compra”, i vostri follower si seccheranno.

5. Non attaccare, non offendere

Molti, dietro il monitor, diventano peggio di Spartacus nell’Arena. Dai commenti su YouTube alle risse verbali nei blog, la categoria dei “leoni da tastiera” è ampia e variopinta. Oltre alle più banali regole dell’educazione, tuttavia, vi è in rete un backfire difficilmente calcolabile e spesso pericoloso. Essere segnalati come spammer, o disturbatori è il minimo che possa capitare, senza tirare in ballo autorità e istituzioni. A parte questo, vedere litigare su Internet è brutto, proprio brutto.

6. Evita terze parti o applicazioni cheap

Come per ogni categoria merceologica, anche il mercato delle applicazioni di terze parti per i social è ricco di alternative. E mentre esistono numerosi strumenti utilissimi, eleganti e ben programmati che effettivamente aggiungono valore all’esperienza online, ce ne sono purtroppo almeno altrettanti, a buon mercato, che sviliscono completamente il senso di essere su un social. Leggere sulla propria timeline un tweet di Tizio che recita “Ehi, anche questa settimana i miei follower sono cresciuti. Misura anche tu il tuo profilo con twitterpernoob.com” non fa di Tizio un’eminenza nel campo della comunicazione. Semplicemente, lo rende ridicolo. Purtroppo, l’effetto è quello di pitturare di rosso una Fiat Punto e metterle l’adesivo col Cavallino Rampante. Non solo non è una supercar, ma è persino peggio dell’originale.

7. I social non sono l’unica via per comunicare

Un punto da chiarire: i social arricchiscono l’esperienza di comunicazione, non la snaturano. “Il mezzo è il messaggio” diceva McLuhan con un’espressione fin troppo usata, segnalando che COME diciamo qualcosa è altrettanto importante di COSA diciamo. In tal senso Facebook, Twitter, LinkedIn, Instagram non sostituiscono e-mail, telefono o -peggio- conversazione vis-a-vis. “Scusa, ma non mi dovevi chiamare ieri pomeriggio?” “Eh ma ti ho mandato un tweet, non l’hai visto?”. Se avete qualcosa di importante da dire, un tema da sviluppare con ordine e professionalità, o un ragionamento strategico da affrontare, mandate una cara vecchia email. Se vi dovete mettere d’accordo sui prossimi step, confrontare una checklist o organizzare un appuntamento, fate una telefonata. Tranquilli, non è mai passata di moda.

8. Non usarli senza conoscerli

Tutto ha delle regole: internet e i social Network non fanno eccezione. Leggere, conoscere e imparare i funzionamenti, i pregi, le consuetudini dei principali strumenti di comunicazione non è tempo perso, ma buona condotta digitale. Se tutto vi sembra uguale (“Va beh, ma che differenza c’è poi fra Pinterest e Instagram alla fine?”) significa che state sbagliando qualcosa.

9. Non è obbligatorio esserci

D’istinto vi siete iscritti all’ultimissimo social network in bianco e nero per designer scandinavi? Bene, cioè, male. Vi sono eccellenti possibilità che, dopo i primi tre o quattro updates, anch’esso finirà nel dimenticatoio 2.0, ovverosia quell’universo di social network abbandonati o conquistati solo da chi fa del proprio mestiere il media marketing o social marketing , mai seguiti e compilati per metà di cui tutti abbiamo almeno un paio di esemplari. Giusto per fare chiarezza: non è indispensabile avere un profilo su qualsiasi piattaforma esistente. Al contrario: meglio scegliere un social o due e seguirli con cura, aggiornandoli con costanza e precisione di dati.

10. Non lasciare che tutto rimanga virtuale

Più che un comandamento di marketing, questa è una mia linea guida personale. Perchè digitale è bello, ma spesso analogico è ancora meglio. Facebook, Twitter, i blog e le community ci permettono di conoscere nuove persone che con noi condividono passioni, professioni e aspirazioni e questo è un arricchimento straordinario, una possibilità fantastica che la tecnologia ci regala. Ogni tanto però, portare offline queste relazioni è importante e produttivo. Perchè il valore di una stretta di mano, di una risata fatta insieme e di un caffè al bar rimane sempre inestimabile.

Sei interessato alla sponsorizzazione? Parliamone!

Compila il form qui in basso per ricevere notizie e aggiornamenti sul mondo del marketing sportivo, o per richiedere una consulenza.
Un membro del nostro staff ti ricontatterà in pochi minuti.

Vuoi firmare il tuo migliore accordo di sponsorizzazione?

Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
Recent Posts
Comments
  • Salute Benessere
    Reply

    Ti do ragione in pieno, anzi da vendere, le cose vengono fatte solo per interesse personale, poi consideriamo il fatto che mettere un "Mi piace" su Facebook se ne aspetta almeno uno di ritorno, come il cane che si morde la coda, vengono fatte cose senza interesse, molto ma molto fumo dell'arrosto difficile sentire l'odore.

Leave a Comment

GPValencia2013_Marquez
zemgus girgensons