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Spuntature: Nadal, il disastro di Maiorca e il lato oscuro della forza

Qualche appunto rapido, su una faccenda poco importante fra quelle molto importanti (cit.). Dopo che nella giornata di ieri -10 ottobre 2018- quasi 22 centimetri di acqua si sono abbattuti in quattro ore (fonte Il Pais) sull’isola di Maiorca, molto si è detto e scritto circa l’appoggio offerto dalla star del tennis Rafa Nadal a coloro che sono stati coinvolti nel disastro. Lo spagnolo, originario di Manacor, non solo ha offerto asilo all’interno della Rafa Nadal Tennis Academy agli sfollati, ma si è presentato in tuta e stivali fra le strade armato di scopone per sgombrare dal fango le strade dell’isola.

nadal-mallorca-marketingCome sempre, fra i tanti gridi di plauso e manifestazioni d’apprezzamento, non è mancato il solito drappello di opinionisti della domenica, celeri a bollare come “stunt pubblicitario” l’apparizione del numero 1 del tennis mondiale fra le strade sommerse. Fra chi dice che trattasi di un’operazione pubblicitaria per la propria academy e chi di una comparsata di marketing utile soltanto alle public relations di Rafa, il gruppetto dei cinici è ridotto ma compatto, e certo non manca in fantasia.

Ora, oltre all’incredibile acrimonia che taluni si portano appresso, incapaci apparentemente di fermarsi anche laddove la semplice decenza lo richiederebbe (ed è questo il caso di un’inondazione che ha purtroppo lasciato dietro di sé morti e senzatetto), il gioco tutto social dei chiaroscuri fra la vita personale e quella professionale degli atleti in quanto celebrities ha profili rischiosi e spesso sgraditi.

Intendiamoci, è comprensibile che sportivi di tale rilevanza come Nadal possiedano un profilo pubblico di prima fascia e siano oggetto del costante commento e giudizio popolare. Meno comprensibile è tuttavia quando l’interpretazione di tale profilo supera i dettami della necessità. 

Profilo pubblico e privato, lo sportivo di fama e l’uomo

Non è compito ovviamente di queste pagine star a far sofismi sui vari pettegolezzi che svolazzano attorno agli Hamilton, agli Iannone, ai Nadal e ai Tevez. È però utile ricordare -e sovente ce ne si dimentica- che per ogni sportivo esiste un profilo personale che non può sempre essere incastrato nella sagoma del professionista, specie se si sta parlando di questioni che raramente sfiorano la pubblica utilità. Insomma, la famosa ricetta per campare cent’anni che non passa mai di moda.

Troppo spesso si tratteggiano i grandi campioni dello sport come automi mono-neurali, la cui immagine è incastonata nelle copertine dei magazine e negli shooting per le pubblicità di questo profumo e questa automobile. Non si pensa mai che possano agire per semplice volontà, pulsione, passione, affettività, attaccamento. Ed eppure non serve scavare troppo a fondo per trovare Valentino Rossi nella pizzeria di Tavullia con gli amici della scuola, Sebastian Vettel girare per le colline svizzere a bordo di un vecchio Volkswagen o -appunto- Nadal ginocchia nel fango per aiutare i suoi compaesani.

Come a dire, c’è sempre un altro lato della forza. Non necessariamente è oscuro.


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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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