In Calcio

Di Luca Mattia Mapelli

Jackson Follman Chapecoense

Jackson Follman chapecoense

Follmann Chapecoense Football Means Family

Jackson Follmann ha 24 anni ed è uno dei cinque sopravvissuti al disastro aereo della Chapecoense, avvenuto lo scorso novembre in Colombia. L’incidente gli ha portato via una gamba e la maggior parte dei suoi compagni, con cui avrebbe dovuto giocare la finale di Coppa Sudamericana qualche giorno dopo.

Solitamente amo raccontare di miracoli calcistici e imprese sul campo, stavolta però il legame tra vita e sport è troppo sottile per non fermarsi un secondo e dedicare un pensiero a “Jack”. Quello che ha provato negli interminabili secondi prima dello schianto se lo porterà dietro per una vita e non osiamo immaginare la sensazione di guardare la morte in faccia. Il suo dolore però l’abbiamo percepito e ci ha toccato profondamente.

Vedere Jackson, in carrozzina e senza i suoi compagni, alzare al cielo la coppa tanto sognata, rimane una delle immagini più commoventi del calcio moderno. Uno stadio in lacrime pronto a salutare per un’ultima volta i suoi campioni volati in cielo.

“Jack” ha voluto sottolineare quanto la “Chape” fosse davvero la sua seconda famiglia. E chi vive di calcio lo sa bene. Quanta storia e quanti sentimenti si creano in uno spogliatoio. In quei trenta metri quadrati nascono amicizie, si forgiano caratteri e si rispettano personalità opposte.

La Chapecoense aveva conquistato la sua finale soprattutto grazie al gruppo e allo spogliatoio. Nessun campione o giocatore famoso, ma 20 leoni pronti a lottare su ogni pallone. E quei leoni si sentivano fratelli perché avevano condiviso la felicità delle vittorie all’ultimo minuto, le sofferenze delle partite in inferiorità numerica e le delusioni delle sconfitte immeritate.

La “camiseta” della Chape d’ora in poi sarà più pesante, perché porterà addosso tutti i loro sogni.

Nemmeno Jackson giocherà più a causa dell’incidente. Sarà spettatore di quello che sapeva fare meglio.

Gli scherzi del destino insegnano che ci si accorge dell’importanza di una cosa solamente dopo averla persa. E allora, chi ha ancora la possibilità di scendere in campo si goda ogni secondo di quei 90 minuti. Lo faccia per tutti quelli a cui è stato tolto il privilegio di emozionarsi correndo dietro a un pallone.

Quando perderete la prossima partita pensate a Jackson e avrete un motivo in più per tornare in campo, la domenica successiva, con più grinta che mai. Ricordatevi la sua voglia di rimanere aggrappato alla vita e usatela per essere il miglior calciatore che c’è in voi.

Il verde è il colore sociale della Chapecoense. La speranza e il sogno di ricostruire una nuova “famiglia” non verranno abbandonati finché non saranno realtà.

Forza Jack e Forza Chape

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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