In Calcio, Marketing Sportivo

Di Alessio Carcaiso

Esattamente dieci anni fa le due squadre italiane più titolate e famose al mondo, Juventus e Milan, stavano per scendere in campo nel “Teatro dei Sogni”. Lo stadio Old Trafford di Manchester stava per ospitare la finale di UEFA Champions League ovvero il torneo se non più prestigioso, sicuramente con più fascino per quanto riguarda il calcio.

La Champions League è molte cose: un momento di assoluto relax e libertà per gli appassionati, momenti di tensione, gioie e dolori per i tifosi delle squadre coinvolte e sicura fonte di guadagni per società e sponsor. Oggi, dieci anni dopo, la finale non si è spostata dall’Inghilterra (si disputerà a fine mese nel rinnovato stadio di Wembley) ma sono cambiate le protagoniste. Il Bayern Monaco tenterà di aggiungere la quinta Champions League alla sua bacheca dopo aver perso tre finali negli ultimi quattro anni, mentre il Borussia Dortmund cercherà il bis dopo aver vinto l’unica finale disputata  nel 1997 proprio ai danni della Juventus. I più affezionati di questo sport non possono non ricordare la pazzesca finale del 1999 tra Bayern Monaco e Manchester United che vedeva i tedeschi -in vantaggio fino all’88°- finire per perderla con due goal in due minuti. Si potrebbero dunque fare mille cenni storici su questo affascinante evento,  proviamo però a guardarlo per un lato che nessuno ci mostra ma che alla fine è quello che la fa da padrone: il lato economico.

Basti pensare che il montepremi complessivo della competizione ammonta a 910,3 Milioni di Euro, dei quali 503,7 Milioni di “premi fissi” assegnati ad ogni tot traguardi raggiunti da una squadra nel corso della competizione, mentre i restanti 409,6 Milioni di Euro vengono ripartiti in base al “market pool”, ovvero sono  suddivisi proporzionalmente agli investimenti effettuati dalle rispettive tv di ogni paese. Per rendere il tutto in termini semplicistici, è chiaro che in Italia televisioni come sky o Premium investiranno di più per seguire Juventus e Milan rispetto a quanto farebbe una rete televisiva bielorussa per le partite del “suo” BATE Borisov. Fa impressione parlare di cifre del genere per un semplice “gioco” vista soprattutto la situazione in cui riversa l’economia al giorno d’oggi, non trovate? Ebbene, che piaccia o no il calcio oggi a tali livelli è questo. Soldi. Specialmente nel nostro paese, solo in politica e nel traffico di droga girano più soldi che nel calcio.

Eppure ci ritroviamo di fronte ad un vero e proprio “spread” da ridurre con la Germania e no, questa volta non ci si riferisce a quello tra i BTP e Bund ma tra la Serie A e la Bundesliga tanto per dirne una. Ma come si è potuti arrivare a questo? La principale società italiana di oggi, la Juventus, ha avuto due anni difficili prima del 2011 ma nonostante la retrocessione in B a tavolino del 2006 era subito tornata ad alti livelli grazie ai senatori quali Buffon, Chiellini, Camoranesi, Nedved, Del Piero, Trezeguet e via dicendo. L’Inter, la squadra che ha dominato per oltre cinque anni arrivando a vincere praticamente tutto è stata lentamente smantellata in nome del tanto temuto (ma facilmente aggirabile dai grandi club con alle spalle potenti magnati o sceicchi di turno) Fair Play Finanziario dell’UEFA, ma..appunto aveva vinto tutto! Il Milan? Ha vinto la Champions “appena” sei anni fa l’ultima volta, e dopo un ricambio generazionale era ed è tornato al top. Eppure, come si è potuto venire a creare questo gap tra le principali squadre italiane ed il resto d’Europa? Questione di soldi, appunto.

Se compriamo un qualsiasi giornale sportivo da maggio ad agosto vediamo mille grandi nomi buttati a caso associati alle principali squadre italiane. Ibrahimovic, Benzema, Higuain, Di Maria, Lavezzi, Fabregas. Gente il cui cartellino costa dai 20 ai 50 Milioni, gente che percepisce uno stipendio netto non inferiore ai 9 Milioni di Euro. Cosa fuori dal mondo per una qualsiasi squadra italiana di oggi. Ma allora? E’ colpa della crisi? No, perché la crisi c’è ovunque. Magari non come da noi, ma in Spagna ad esempio se il Real Madrid (pieno di debiti che ammontano ad oltre 100 Milioni con le banche spagnole) non è ancora fallito è solo grazie al facoltoso presidente Florentino Perez che ci mette soldi di tasca sua in maniera nemmeno troppo velata. E il Bayern Monaco? Può permettersi 37 Milioni di Euro per un giocatore di 20 anni e rimanere in attivo col bilancio.

Si, attivo. Una parola che a pronunciarla nella sede di una qualsiasi squadra italiana rischia di provocare un terremoto. Napoli e Udinese sono le uniche eccezioni nostrane di rilievo. Ma quanto può resistere il nostro sistema calcio se la squadra Campione d’Italia in carica non riesce a permettersi lo stipendio per un vero numero dieci dopo Del Piero o se le sue concorrenti sono costrette a vendere qualche pezzo pregiato (gli appassionati si preparino a sentire il nome di Cavani fino alla nausea quest’estate in tal senso) per poter anche solo fare mercato? Le radici di questo problema e quindi della sua soluzione vanno ricercate in un elemento essenziale: lo sports marketing.

Prendiamo allora come esempio il Bayern Monaco, società che si appresta a dominare la scena calcistica tanti anni quanto ha dominato la sfera economica (vent’anni di bilancio in attivo).  Il Bayern ha costruito nel 2005 l’Allianz Arena dividendo a metà le spese con l’altra società della città un po’ meno nota ma storicamente famosa, il Monaco 1860. Lo stadio è passato poi sotto l’egemonia dell’Allianz, potente compagnia finanziaria, che ha acquistato i naming rights per 30 anni in cambio di una somma di denaro importante. Unica “pecca” dell’accordo, è il fatto che l’Allianz non è uno sponsor riconosciuto dall’UEFA, dunque durante le gare europee del Bayern deve rimanere coperto e l’impianto  prende il nome di Fußball Arena München. Ma questo interessa relativamente il Bayern, ciò che lo riguarda maggiormente è il fatto che lo scorso anno l’Allianz Arena ha ospitato la finale di UEFA Champions League e, grazie anche ai grandissimi risultati della squadra della Baviera degli ultimi anni, è una continua fonte di guadagni senza fondo. In molte parti del mondo si può patire la fame, ma è difficile trovare qualcuno che non sappia chi siano le finaliste della Champions League. E’ decisamente triste metterla su questo piano, ma basti questa “drastica” frase per far capire le potenzialità di guadagno di un simile evento. La finale a Monaco però c’è stata lo scorso anno, l’Allianz Arena c’è solo dal 2005 e quindi i restanti anni in attivo del Bayern?

Prendiamo ora ad esempio delle cifre sempre in maniera abbastanza semplicistica, giusto per mettere in chiaro qualche punto: nell’ultimo anno i diritti tv tra televisione e radio hanno portato nelle  casse dei bavaresi 37,6 Milioni di Euro. Dato questo molto inferiore rispetto ai 90,5 Milioni incassati dall’italiana Juventus. Ma allora dove sta la differenza in negativo per l’Italia? Nel 2011/12, il Bayern Monaco ha ricavato 129,2 Milioni di Euro dalle partite all’Allianz tra Bundesliga, Amichevoli, Coppe e Nazionale. 82,3 Milioni sono stati i proventi da sponsorizzazioni e marketing mentre 57,4 Milioni di Euro sono i ricavi del merchandising.

La differenza è che complessivamente in questi altri campi la Juventus riuscirà a guadagnare massimo 50 Milioni mentre il Bayern come visto si aggira su quella cifra tenendo in considerazione anche solo il merchandising. E’ questo il dato più desolante, la Juventus infatti (principale società italiana) non supera i 6 milioni di merchandising. Questa è la principale differenza di progettazione e modo d’intendere lo sport tra le società tedesche e quelle italiane: il Bayern ha ricavato appena 5 Milioni di Euro dalle cessioni nell’ultima sessione di calciomercato, (e ne ha spesi 41 per un difensore!) le squadre italiane invece devono far cassa per potere fare mercato.  Lo spread è tutto nel sapersi vendere e nello stare al passo con i tempi. Il presente del calcio non è Messi o Cristiano Ronaldo. Il futuro non è Lucas, Balotelli, Reus, El Shaarawy. Il presente e il futuro di questo sport è lo sports marketing.

Udinese e Napoli lo hanno capito la prima progettando in grande sarà infatti la seconda società italiana di Serie A ad avere uno stadio di proprietà nel 2016, la seconda gestendo bilanci in maniera impeccabile dal suo ritorno dopo il fallimento del 2004 la Juventus ci sta provando. Ma da soli non si fa nulla. Insieme, con una nuova mentalità e con nuove idee si potrà prima ridurre e poi eliminare del tutto lo “spread”. Ricordatevi di queste “piccole” cifre e fatti la prossima volta che acquisterete una maglia del Chelsea solo perché vi piace la scritta Samsung…  E per tutti quelli che criticano questo giro di soldi, beh moralmente non vi si può assolutamente dare torto. Ma vedete, si può criticare quanto si vuole questo sport, dove ci sono atleti più che esageratamente pagati che si aspettano di essere trattati da prime donne, ma c’è ancora qualcosa di esaltante nello sport e nella sua forma più pura…e cioè quando gli atleti superano se stessi sfiorando la grandezza, e nel farlo ci ricordano la grandezza nascosta in ognuno di noi.

Di Alessio Carcaiso - Sports Writer
Nella foto: la Coppa dei Campioni
Picture from the web

Sei interessato alla sponsorizzazione? Parliamone!

Compila il form qui in basso per ricevere notizie e aggiornamenti sul mondo del marketing sportivo, o per richiedere una consulenza.
Un membro del nostro staff ti ricontatterà in pochi minuti.

Vuoi firmare il tuo migliore accordo di sponsorizzazione?

Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
Recent Posts

Leave a Comment

Germania-Italia: Ridurre lo “Spread” con lo Sports Marketing, RTR Sports
Germania-Italia: Ridurre lo “Spread” con lo Sports Marketing, RTR Sports