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Rangers Football Club, quando il cuore incontra gli affari, RTR SportsStiamo lentamente entrando nel mese di maggio, magico periodo di tempo per gli appassionati di calcio che può venire riassunto come il culmine degli sforzi, delle speranze e dei sacrifici fatti durante l’anno. In questo mondo a maggio è tempo di “raccolto”!

E’ tempo di verdetti ed è tempo di trasformare i sogni in realtà o quantomeno di combattere fino alla fine per riuscirci. C’è però una squadra un po’ particolare; una squadra che fa parlare di sé dai primi giorni del marzo 1872 e che per almeno altri due anni a maggio non festeggerà com’era abituata a fare o non tirerà le somme del bilancio. Si perché vedete, questa leggenda chiamata con il nome di “Rangers Football Club” quest’anno si è divertita a farci un pesce d’aprile.

Era la mattina del primo aprile scorso infatti, quando spulciando tra i vari quotidiani sportivi online esteri e italiani si poteva trovare, a volte in piccolo altre in rilievo, una notizia che fino a qualche anno fa tutti avremmo pensato fosse impossibile da leggere:  “I Rangers vincono il campionato di Third Division venendo promossi in Second Division”. Era il primo aprile sì, ma non era assolutamente un pesce d’aprile. Era ed è la pura e triste realtà. I Rangers annoverano nel loro palmarès ben 54 titoli di Campioni di Scozia (record assoluto di ogni campionato di prima fascia), 33 Coppe di Scozia, 27 Coppe di Lega ed hanno potuto dire la loro anche in ambito internazionale con una pur sempre prestigiosa Coppa delle Coppe oltre a varie partecipazioni in Coppa Uefa e Champions League. Bastino queste poche ma significative cifre e fatti per farvi capire cosa rappresentano i Rangers, e il loro magnifico Ibrox Stadium teatro di mille storiche battaglie, agli occhi di chi li ha sempre ammirati, a quelli che li hanno tifati e li sosterranno sempre (non a caso il loro motto è “Then. Now. Forever.”) o anche semplicemente agli occhi degli amanti di questo sport e dello sport in g enerale.

I Rangers  e ciò che rappresentano sono l’essenza stessa dello sport. Ma allora com’è possibile che quella notizia non fosse un pesce d’aprile? Semplice: essa è la rappresentazione di ciò che può accadere quando il cuore incontra gli affari. E’ il 14 febbraio 2012 quando successivamente ad altre peripezie burocratico/amministrative, tra le quali la clamorosa cessione del club datata 6 maggio 2011 da parte di David Murray ad una società detenuta dalla Liberty Capital  in cambio della simbolica ed irrisoria cifra di una sterlina, i Rangers sono costretti ad entrare in amministrazione controllata a causa di mancati pagamenti al fisco britannico per circa 9 milioni di Euro. Tale fatto comportò  una penalizzazione di 10 punti in classifica ma anche se al tempo erano in lotta con gli eterni rivali del Celtic per la prima posizione (come sempre del resto nella Premiership Scozzese), questo alla fine non interessava minimamente la società.

Interessava di più i tifosi che solo quel 14 febbraio riuscirono forse a mettere a fuoco la situazione ed a comprendere quanto questa fosse grave. Non trovate triste tutto ciò? Una persona può avvicinarsi allo sport per tantissime ragioni, ma ciò che lo spinge a continuare è solo la passione. Io, tifoso, se ho una passione per lo sport per quale motivo per poterlo seguire devo diventare anche un curatore fallimentare? E’ un concetto triste e cupo, al di fuori di ogni logica e principio fondante dello sport stesso.

Un conto è abbracciare uno sponsor o una pura e basilare politica di marketing che sono cose a volte discutibili si, ma  che alla fine aiutano a vivere al meglio la propria passione, ci danno modo di poterla sviluppare e farla crescere come altrimenti spesso solo con la nostra immaginazione potremmo fare. Un altro conto è vedere la propria passione venire uccisa da freddi speculatori o da semplice incompetenza in tutt’altri ambiti, e noi lì inermi ed impotenti ad osservare il massacro che si consuma lentamente e dolorosamente sotto ai nostri occhi.

Non voglio entrare ulteriormente nei dettagli del fallimento dei Glasgow Rangers, è un argomento complesso ma anche già abbondantemente trattato da molti nel corso di questi anni. E come ogni cosa clamorosa che lascia il segno, ci sono più versioni discordanti e l’assoluta verità ancora deve vedere la luce. Le uniche cose certe è che il debito globale ammonta sui 100 Milioni di Euro e che ad oggi ci sono “due” Rangers: i Rangers FC “in fallimento” e l’ormai ex “NewCo” (oggi The Rangers Football Club). Vi basti sapere che Charles Green (fondatore della NewCo) acquistò tutti i cespiti dai vecchi Rangers entrati in liquidazione, mantenendo così integra la storia secolare del club.  La NewCo fece leva sul “sentimento popolare” tentando una sorta di “colpo di stato”. Una nuova società che per 5 milioni e mezzo di Sterline era riuscita ad acquistare oltre 100 anni di storia evitando i 100 milioni di Euro di debiti ad essi legati, cercava ora di entrare nel calcio scozzese dalla porta principale (Scottish Premier League) con il nome principale (i Rangers, appunto). Era questo il pensiero che occupava le menti degli altri club membri della SPL quando questi il 4 luglio 2012 votarono all’unanimità (con un solo astenuto) contro il passaggio del diritto di partecipazione alla prossima SPL dai vecchi Rangers in fallimento alla NewCo. Pochi giorni dopo i 30 club (25 a 5) professionistici scozzesi votarono contro l’ammissione della NewCo in First Division (la Serie B scozzese) obbligandola quindi ad espiare le “proprie” colpe ripartendo dal livello più basso, la Third Division conquistata lo scorso mese e spacciata ai nostri occhi per un pesce d’aprile.

A queste società non sembrava giusto il fatto che i Rangers avessero potuto per anni annoverare tra le loro file fior di campioni (con le dovute proporzioni per ciò che è a livello internazionale il calcio scozzese) potendo liberamente fare milioni di debiti e poi farla franca con semplici cavilli burocratici visto che l’attuale società (ancora oggi al centro di polemiche, diatribe, discussioni e debiti) si chiama si Rangers ma con i Glasgow Rangers in fallimento non ha più nient’altro in comune se non il nome. Le polemiche quindi non sono di certo finite, anzi…

Ma i tifosi soffrono già abbastanza nel vedere un mito ricominciare daccapo la sua strada verso la leggenda (o dovremmo dire verso l’immortalità), ogni altra questione amministrativa è solo un di più del quale essi non vogliono più sapere niente.  Fu così dunque che Ibrox Park passò ad ospitare partite di Third Division anziché l’Old Firm con il Celtic, stracittadina più antica e conosciuta del mondo del calcio.

Ma sapete una cosa? Ibrox Park è ancora oggi in grado di far registrare il tutto esaurito. Perché è esattamente questo che succede quando il cuore incontra gli affari: può venire distrutto in tanti mille piccoli pezzi, ma ciò che c’è in fondo ad esso non morirà mai. E’ la passione che tiene in vita questo mondo, è chi investe nella passione che lo rende ciò che è.  Oggi i Rangers cercano di ripartire, e ci stanno riuscendo alla grande. Non sono gli unici caduti vittime di questo eterno conflitto tra ragione e sentimento, basti ad esempio guardare da noi in Italia. Si potrebbero fare tantissimi esempi, come quello del Torino rinato nel 2005 che solo grazie al Lodo Petrucci riuscì a non disperdere nelle buie ed impolverate stanze del tribunale decenni di storia leggendaria (vi dice niente il Grande Torino?) o il Napoli al quale addirittura non venne permesso l’utilizzo del suddetto Lodo, ma ripartendo dalla C1 riuscì lo stesso grazie alla programmazione, alla lungimiranza ed allo straordinario lavoro di Aurelio De Laurentiis e collaboratori a diventare quello che è oggi riportando fasti che rimandano alla mente i tempi  di Ferlaino e Maradona.

Ecco perciò il rovescio della medaglia, quando gli affari sono in grado di riparare il cuore e sono in grado di farlo solo se guidati da pura PASSIONE!

By Alessio Carcaiso - Football Contributor for RTR Sports Marketing
Nella foto: la curva dei Rangers

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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