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Vittoria del PortogalloAnche io ho un cugino che lavora con uno che aveva un amico che andava a scuola da piccolo con un tale il cui fratello aveva detto che il Portogallo avrebbe vinto questo pazzo Europeo, lungo quanto un mondiale. Oggi, mentre Portogallissimi, PortoBelli e Risi PortoGalli Scotti infestano le prime pagine dei quotidiani e impazzano sul web, ci si dimentica che fino a ieri i Lusitani non solo erano dati come grandi sfavoriti (come è logico), ma persino scherniti e ridicolizzati per uno schema di gioco approssimativo, noioso e poco prolifico.

Francia atterrita

Quel medesimo Portogallo che ha vinto nei tempi regolamentari una sola partita in tutto il Torneo, da ieri sera è Campione d’Europa dinanzi ad una Francia atterrita, stupefatta ed annientata nell’orgoglio e nel gioco sul suo stesso campo di gara. I transalpini, cui qualunque uomo di buon senso avrebbe dato il favore del pronostico sino alle 20.59 di ieri sera, si ritrovano fra i tanti pezzi d’arredo rinvenuti in campo, con un Giroud mediocre, un Payet non incisivo e un Pogba talmente ectoplasmico che il Manchestr United ha prontamente offerto svariate centinaia di milioni di Euro per possederlo nella prossima stagione.

La nazionale più vituperata della penisola iberica vince nonostante l’assenza per gran parte del Match di Cristiano Ronaldo, azzoppato da un “lopez” vecchia scuola di Payet introno al minuto 10 e da allora costretto allo zoppicamento sino alla sostituzione definitiva al 24esimo. Al suo posto Eder, naturalizzato portoghese ignoto ai più che a spiccioli dalla fine del secondo supplementare la raccoglie al limite dell’area, cerca un varco nella non impossibile difesa dei galletti e lascia partire un siluro gonfio di rabbia che va ad insaccarsi alla destra di Lloris. Portogallo nella Storia, Bleus sconfitti in casa loro, dalla meno nobile fra le avversarie. Da oggi possiamo ricominciare senza vergogna a tirar fuori gli erasmus a Lisbona, la maglietta con il monumento equestre di Cortes e la ricetta del Pastéis de bacalhau.

Alcune considerazioni

Si chiude un torneo lunghissimo, a 24 formazioni, iniziato più di un mese fa, che somigliava più ad un Mondiale che ad un Europeo. È stato un torneo con una manciata di giocate memorabili ma per lo più dominato da un calcio mediocre e da una condizione fisica non sempre eccelsa. Molte delle “piccole” che sono andate più avanti del previsto lo devono a qualche chilometro in meno nelle game in stagione regolare, mentre talune delle Grandi Decadute e dei suoi protagonisti sono stati abbastanza chiaramente vittime di Campionati lunghissimi ed avanzati stati di bollitura.

Anche per questo, sebbene non solo per questo, è stato un Campionato degli allenatori prima ancora che dei giocatori. Della tattica prima ancora che della tecnica. I Conte & Co. hanno messo in mostra l’arte di mettere in campo una squadra ben allenata, mentre gli Hodgson & Co. hanno mostrato come nel 2016 non sia più possibile affidarsi unicamente al talento e all’estro delle proprie giovani stelle. Ha vinto -non a caso- un Portogallo noioso ma efficace, che era passato da terzo alla fase a gironi, che ha segnato poco e subito poco, che ha posseduto la forma mentis (e la fortuna) di passare indenne fra diversi tempi supplementari.

È stato un torneo di stelle e stelline vere e presunte, in cui il singolo si è quasi sempre dovuto piegare al potere del gruppo o spegnere dinanzi dei catenacci altrui. Un torneo in cui Griezmann sperava di potersi prendere la rivincita su Ronaldo e la finale di Champions di quest’anno, e da cui invece esce mazziato per una seconda volta, nonostante una campagna certamente positivo. Quanto allo stesso CR7 c’è poco da dire. Chi lo critica per un Europeo nervoso e sottotono non ha tutti i torti: non sempre il fenomeno del Real ha posseduto la lucidità, la freschezza e la costanza per giocare ai livelli che gli appartengono. Una cosa è certa: lo si ami o lo si odi, in 50 giorni o giù di lì, Ronaldo ha vinto i due scettri europei più prestigiosi, e il Pallone d’oro è probabilmente in arrivo. Risultati che, a ragion veduta, valgono più di tante parole.

In conclusione

Rimane un po’ di malinconia per l’ennesimo torneo estivo che se ne va. Oltre l’ignoranza, la barbarie e l’inciviltà di alcuni idioti  che nulla hanno a che fare con lo sport, il calcio -specie quello delle grandi manifestazioni- è una festa che tutto unisce e racchiude, e che regala sempre alcune fra le più belle serate estive di cui si abbia memoria. Gli amici sul divano, i ventilatori accese, le pizze a domicilio, le birre da 66 in stile Fantozzi, le risate e la gioia del Gol sono la parte più bella del pallone, ciò che rende questo gioco davvero speciale e unico.

Questa sì, è davvero fraternité.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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