In Formula 1

sebastian Vettel Yas Marina

Il Gran Premio di Abu Dhabi è durato 5 marce, 213 metri, 3,8 secondi. Quelli necessari a Sebastian Vettel per sbrigare la formalità di superare Mark Webber al via, mettere il muso della sua Red Bull davanti a tutte le altre, impostare il pilota automatico e potere ammirare in tutta tranquillità il tramonto arancione e rovente degli Emirati Arabi. Prima della prima sosta, il tedesco quattro volte campione del mondo girava mezzo minuto davanti agli altri. Braccio fuori dal finestrino, custodia con i CD, un occhio al panorama, avanti così per trecento chilometri. Ogni tanto una seccatura via radio. Sebastian, rallenta per favore, siamo preoccupati. 

Formula Vettel, per il resto non c’è posto. Uno scherzo, con 4 mondiali già in saccoccia e 40 secondi al secondo gradino del podio, i record vengono tirati giù come le lattine al luna park, con il fucile ad aria compressa. Quanti titoli ha vinto Senna? Quanti Gran Premi di seguito Schumacher? E Ascari? Fesserie.

Cosa stia succedendo non è ben chiaro: mentre Sebastian passeggia un secondo e mezzo al giro più veloce di tutti, dietro si sono azzerate le distanze e i valori di partenza. E’ l’acqua che va all’insù, non ci si capisce più nulla. Rosberg prima di Hamilton, Grosjean prima di Raikkonen, Perez davanti a Button. 

La realtà, piaccia o no a chi di tori e toreri non ne vuole neppure sentire parlare, è che Vettel e la Red Bull (la sua parte di Red Bull) hanno capito perfettamente questa Formula 1, mentre gli altri ci stanno facendo a pugni, inanellando risultati che non possono essere che alterni. Mentre Sebastian e il suo calesse alato interpretano piste, gomme e regolamenti, gli altri lamentano pneumatici che si degradano troppo in fretta, circuiti in cui non si sorpassa più, si inerpicano in strategie impossibili e differenziate che scontentano tutti.

Intendiamoci, non è la F1 dei padri dei nostri padri: si vince in altra maniera, con altri mezzi e occorre fare una scelta. Neppure Vettel è un pilota vecchio stile, anzi, è un pilota modernissimo, figlio di questi regolamenti e di questa filosofia. Quelli vecchio stampo, Alonso e Hamilton ad esempio, sgomitano dietro ai Gutierrez e zompano sui cordoli per arrivare quinto e settimo. Questa è la realtà, benvenuti nel 2013.

Vettel mostra di avere capito fin troppo bene che aria tira quando, passato il traguardo, ha eseguito i burnout per il pubblico nel tornantino dei box anzichè in pista, rimanendo -di fatto- nel regolamento. Diavolo di un Sebastian, si prende persino gioco della Federazione.

Due gare alla fine. Per gli altri finisce finalmente un incubo.

Emanuele Venturoli
RTR Sports Marketing
Pictures from the web

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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