In Formula 1

Lewis Hamilton world champion Mercedes W05Diavolo d’un Bernie, ce l’ha fatta anche questa volta. Chiamatela fortuna, talento o solo sesto senso, per il Supremo della F1 tutto è andato, come direbbe lui according to plan. E anche la regola dei doppi punti ad Abu Dhabi, battezzata alla stregua di una fesseria olimpionica ad inizio delle danze, si è dimostrata la trovata giusta per tenere viva sino all’ultimo la speranza di un bel colpo di scena.

Game, set e match per Lewis Hamilton, che dal deserto torna a casa con il trofeo del GP, i complimenti del principe d’Inghilterra e la seconda corona di campione del mondo, mica male per un weekend fuori porta. Bando alle ciance, però: ha vinto il migliore, non c’è dubbio, perchè  dopo 11 vittorie in un anno, contro le 5 del rivale, è ingiusto star ancora qui a discutere dei “se” e dei “ma”.

Peccato solo che la W05 di Rosberg si sia messa in sciopero a metà gara, confinando il teutonico alla dodicesima piazza e al secondo posto nel Mondiale. Poco male, comunque, perchè il Nico nazionale era stato sverniciato al via da Hamilton, in giornata di grazia ed autore di una gara sempre al comando e sempre -apparentemente- in controllo.

Se sia l’inizio di un ciclo sarà da vedere, non è tempo di proclami. Certo è che lo strapotere di Stoccarda è stato debordante dalla prima all’ultima gara, così come la garra e l’energia dei suoi due piloti, capaci di passare da fratelli ad acerrimi nemici e poi -ieri- a leali compagni di squadra. V‘è poco da dire sulla Mercedes di quest’anno, cui manca probabilmente solo l’abitudine alla vittoria, carenza che -se si proseguirà così- sarà prestamente colmata.

Alla stella a tre punte va riconosciuto più d’un merito, sportivamente e strategicamente parlando. Dall’avere visto con sufficiente anticipo dove stesse andando il Circus iridato qualche anno fa, alla copiosa iniezione di capitali necessari per la costruzione e il mantenimento di un plotone operativo superqualificato da 670 dipendenti, fino all’opera di convincimento per tirare Hamilton fuori dalla McLaren ed a bordo della Freccia D’Argento.

Menzione d’onore anche per Red Bull e -sopratutto- per Williams. Alle lattine energetiche va dato atto di essere risorte più velocemente di Lazzaro da un inizio di stagione che dire rovinoso è dir poco, alla scuderia britannica consegnamo virtualmente il premio di “sorpresa dell’anno”. Non solo Ricciardo e Bottas sono il terzo e il quarto pilota nella classifica mondiale, ma i loro compagni di squadra, Vettel e Massa hanno dato prova di una seconda parte di stagione super competitiva, mostrando che sono tutto fuorchè pronti per il carrello dei bolliti.

Insomma, quello di Abu Dhabi è il finale giusto di una stagione che, scusatemi se mi permetto, male proprio non è stata. Il duello fra i due scudieri Mercedes ha tenuto viva la sfida per il Mondiale, mentre dietro la lotta per l’ultimo gradino del podio è sempre stata meno scontata del previsto. E’ stata la stagione di tanti bei piloti nuovi e della conferma di numerosi talenti (perchè Ricciardo si sapeva che non era male, ma così forte non se lo sarebbe immaginato nessuno).

Unica cosa, spiace che si allontanino dal Circus manici come Vergne (caro Helmut, se uno di 24 è “vecchio”, io a 30 devo iniziare a pensare di farla finita) e sopratutto come Button, un vero gentleman driver che ha dato paga a più d’un ragazzetto. Del britannico va detta una cosa: ha avuto un’occasione sola in vita sua, e ci ha vinto un Mondiale. Peccato vederlo andar via.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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