In Formula 1

“Un uomo deve pure sapere ciò che vuole e sapere ciò che può: solo così mostrerà carattere, e solo allora potrà compiere qualcosa di buono” – A. Schopenhauer

alonso-ferrari-2014Come sapranno bene in molti, fra la miriade di scritti postumi di Arthur Schopenhauer -non il più ottimista fra i filosofi- si cela un piccolo e brillante glossarietto dal titolo “L’arte di essere felici“. In 50 massime di non sempre semplice comprensione, Schopenhauer affronta il tema della felicità giungendo alla conclusione che la migliore felicità ipotizzabile è, in fondo, quella di essere il meno infelici possibili. Amen. Premesse a parte, e tornando a temi più congeniali a queste pagine, non è facile essere il meno infelice possibili se, in questi giorni, lavori alla Squadre Corse F1 Ferrari. Anzi, a Maranello ormai sembra che si stia meditando una (ri)scrittura de “l’arte di essere (in)felici”. Cosa succeda infatti alla scuderia più blasonata del mondo è qualcosa di difficilmente spiegabile.

Il podio di domenica di Valtteri Bottas proietta ora con autorità anche la Williams fra quelle squadre che mirano al secondo posto. Sta diventando un gruppetto affollato, questo delle possibili medaglie d’argento, se si pensa che oltre appunto alle Williams ci sono Red Bull Racing e Force India, oltre alla Ferrari.

Tutte queste vetture stanno capendo poco o niente della stagione in corso: alternano buone o ottime prestazioni a weekend disastrosi, mostrando che a casa loro la fortuna -o fattori che ancora non riescono ad interpretare- sta giocando un ruolo più importante della programmazione. Prova di questa situazione è che, nelle due classifiche costruttori e piloti, tutte se ne stanno lì, in una manciata di punti e lontanissimi dal vertice.

Vederci anche la Rossa non è solo -da tifoso- una sofferenza, ma anche l’ennesima presa di coscienza che molto non funziona e che i tanto attesi progressi della scuderia emiliana non sono arrivati. Da anni. Tornando rapidamente alla citazione di apertura di queste righe, infatti, pare proprio che il problema rosso stia esattamente lì: non solo non sapere quali sono le debolezze, ma neppure i punti forti. Negli ultimi anni, eccezion fatta per Alonso, la Ferrari ha mancato di cogliere il bersaglio in tutte quelle aree in cui ci si attendevano innovazioni. Non è una vettura veloce sul dritto (come la Williams), non è una vettura gentile con le gomme (come la Force India), non è una vettura progettata per eccellere nelle percorrenze di curva (come la Red Bull) ed è tutto fuorchè una vettura motoristicamente eccellente come la Mercedes.

Qui, io credo si annidi il problema della rossa: è una vettura ibrida e senza’anima, che negli anni ha lavorato più sul risolvere i problemi che sul magnificare i propri punti forti senza però riuscire nè nell’uno nè nell’altro compito. In questa F1 tecnologicamente estrema e mutevolissima, infatti, possedere una vettura mediocre in tutte le aree è decisamente peggio che avere una vettura (e una squadra) fortissima solo in alcuni punti. In questo modo, Alonso è sempre quinto, Raikkonen sempre ottavo o decimo. Attorno a loro Perez, Massa, Bottas, Hulkemberg, Vettel e Ricciardo sono impegnati in un girotondo vorticoso che li scaraventa talvolta fuori dai primi 10, talvolta sul podio.

Molto si è parlato, in questi giorni, del clima di nervosismo che serpeggia nel box Ferrari e nelle alte stanze di Maranello. Da Mattiacci che litiga con Fry, a Montezemolo che vuole lasciare la F1, ad Alonso che non è contento, a Newey che non arriva, a Raikkonen che -sorpresa- litiga via radio con il muretto se ne sono sentite di cotte e di crude. E, per quanto comprensibile sia il disappunto degli uomini in rosso, anche su questo la Ferrari dovrebbe seguire un protocollo un po’ più rigido dando al mondo e a sè stessa un’immagine un po’ più coesa, un po’ più solida, un po’ più lungimirante. In questo, e spiace dirlo, Mercedes e Red Bull ci hanno dato da tempo lezioni: forse per la presenza di uomini forti anche al di fuori dell’abitacolo o forse per un’attenzione maggiore ai temi della comunicazione.

Sia come sia, più che di un nuovo motore, oggi la rossa ha bisogno di un’idea nuova. Serve una strategia, una strada da prendere. Serve un po’ di coraggio, forse anche un salto nel buio. Poichè tutto è meglio della mediocrità. E poichè solo allora si potrà compiere qualcosa di buono.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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F1: Ferrari, l’arte di essere (in)felici, RTR Sports