In Formula 1

hamilton texas

Formula 1 in Texas.

Piccola parentesi storica del lunedì, prima di tornare a temi ben più consueti per queste pagine. In pochi conoscono la storia del nomignolo con cui è conosciuto il Texas, the lone star state (lo stato della stella solitaria) e della sua bandiera. La storia vuole che prima dell’indipendenza texana ottenuta nel 1836, il territorio del più famoso stato del Sud appartenesse al Messico, sotto forma di provincia di Cohauila Y Tejas. Vessillo di questa provincia era il classico tricolore messicano, solcato da due grandi stelle dorate. Narra la leggenda che, dopo la resa messicana in seguito all’ultima, cruenta battaglia per l’indipendenza, un soldato texano abbia preso la vecchia bandiera per strapparla a metà, lasciando una stella da una parte e una dall’altra. Quell’unica stella sarebbe stata per sempre il simbolo di uno dei più famosi e famigerati stati degli Stati Uniti d’America.

Torniamo ad oggi. Neppure nello stato dell’unica stella il primo gradino del podio è sufficientemente grande per tutti e due e qualcuno, fra Rosberg e Hamilton, questo benedetto campionato lo dovrà pur vincere.

Con la vittoria ad Austin del Gran Premio di Formula 1 in Texas, il britannico ha rosicchiato qualche punto al biondino, che però mantiene 26 lunghezze di distacco in Campionato.

È un margine considerevole, che consente a Nico di avere comunque più di una gara di vantaggio sull’avversario e di stare in modalità conservativa per le tre gare che mancano.

Il tempo è l’alleato migliore dell’attuale leader del Campionato, proprio poiché la devastante forza Mercedes non consente ad Hamilton di trovare qualcuno che si metta con costanza fra sé e il compagno di squadra. Paradossalmente, la più grande rogna di Lewis, al momento, è la sua stessa macchina.

Ora, per vestire nuovamente la corona di Campione del mondo Lewis deve vincere sempre e sperare che in una delle prossime tre gare Nico rompa qualcosa o venga buttato fuori. Perché anche se Hamilton vincesse sempre e Rosberg arrivasse due volte secondo e una volta terzo non basterebbe.

Purtroppo per Lewis è difficile trovare in mezzo alla griglia qualcuno che possa mettersi concretamente e con costanza fra le due Frecce d’Argento. I più accreditati dovrebbero essere i due Red Bull, chiaramente la seconda forza del Campionato, ma il distacco fra la macchina di Verstappen e Ricciardo dalla stella di Stoccarda è ben più consistente di quanto i distacchi di Austin non raccontino. Mercedes sta girando al minimo sindacale, in termini di sforzo motoristico, per non stressate le vetture ed arrivare sani e salvi fino in fondo. Con entrambe le macchine.

Come detto in precedenza, l’unica cosa che adesso turba i sogni dorati degli uomini Mercedes è  infatti l’incubo affidabilità.

Senza avversari degni di nota, la lotta mondiale può essere compromessa solo da un motore in fumo, e nessuno ai piani alti del colosso tedesco vuole nulla del genere. Alla casa farebbe più male che bene se il titolo piloti venisse deciso da un cedimento strutturale: avrebbero tante di quelle spiegazioni a giornali indemoniati e reti televisive inneggianti al complotto che non saprebbero da che parte iniziare.

Come detto, tutto questo strapotere si sta trasformando in un boomerang. Un boomerang per Hamilton, che non ha amici su cui contare, ed un boomerang per la stessa Mercedes, che deve pregare che nessuno dei due spacchi qualcosa, o i cocci saranno assai taglienti da raccogliere, a questo punto.

Sia bene chiaro: è un problema che anche le altre scuderie vorrebbero avere, nel disperato tentativo di colmare un gap prestazionale che pare irrecuperabile. Ferrari sa bene che il giro veloce fatto segnare da Sebastian Vettel nel penultimo giro di ieri conta come il due di coppe con briscola a spade, così come i 6 secondi pagati da Ricciardo su Rosberg non valgono nulla, poiché il tedesco della Mercedes stava andando probabilmente al 70% del suo potenziale.

Per il 2017 le scuderie potranno iniziare dal foglio bianco, riprogettando completamente le vetture che prenderanno parte al prossimo mondiale. Non è un mistero che l’unico team ancora interessato alla stagione in corso sia proprio Mercedes, paradossalmente lo stesso team che ha vinto con un distacco abissale questo Campionato Costruttori. Nessuno come loro ha lanciato in aria un boomerang che non è ancora tornato.

E che, come vuole l’unica stella sulla bandiera texana, può cadere solo in una parte del garage.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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