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Vettel red bull india 2012

Vettel red bull india 2012

Ti svegli a Greater Nodia, distretto di Gautam Budh, stato indiano dell’Uttar Pradesh, 28 gradi nord, 77 est. Greater Nodia è una città nuova, fresca, vibrante. Il 25 percento della città è coperta da alberi e giardini. Serve per fare rilassare i lavoratori. L’hanno costruita con compasso e goniometro, sulla carta, pochi anni fa per contenere l’esplosione urbana di Nuova Delhi, ormai invasa dal traffico, dal caos, dal disastro immobiliare causato dalla città a più alta crescita del mondo. Dalla gente che si sparava nel traffico, uccisa dallo stress e dai colpi di fucile, su una delle superstrade più grandi del mondo, la Yamuna Expy, la vecchia Taj Express Highway. Greater Nodia è sulla traiettoria digital industriale dell’India, la Silicon Valley dell’Est Asiatico, fra Nuova Delhi, Candrighan e Bangalore: ovunque campus, università, laboratori.

E’ una terra di contraddizioni, dove i ricchi sono ricchissimi e i poveri poverissismi. Dove le carte si stanno rimescolando ad una velocità tale che persino il croupier ha perso il conto, e sta guardando al futuro con speranza e terrore. Qui, dove si fa attraversare prima la mucca che l’autobus, al mercato si commercia pesce e silicio, microchip e curry e si parla un inlgese strano, rabbioso, formalmente corretto ma con le durezze del Commonwealth.

Ti svegli a Greater Nodia e ci hanno portato il Gran Premio, per il secondo anno. La terra è stata comprata dai contadini della zona, quasi 900 acri, e affidata a Tilke, uno dei massimi costruttori di circuiti di tutto il mondo. Ne nasce una pista di 5,4 chilometri, veloce e divertente, modernissima ma, come va di moda qui, con alcune contraddizioni, come i cani randagi che scorrazzano per il tracciato, il principale problema della pista risolto con bistecche, crocchette e accalappiacani. Così è, se vi pare.

Sebastian Vettel vince in versione Buddha il Gran Premio d’India, tappa numero 3 del Mini Mondiale che lui e Fernando Alonso stanno correndo in singolar tenzone, luna di miele di uno sport in crescita vertiginosa bisognoso di eroi della nuova epoca.

Il tedesco e lo spagnolo corrono due corse diverse come le facce dell’India moderna, curiosa metafora di un tempo e luogo senza stacchi tra l’ombra e la luce. Il primo vola sul suo carro da sogno che accelera rotondo, non consuma le coperture, diventa di fuoco sui rettilinei e di vento fra le curve indiane. E’ fatto sull’Olimpo, questo Toro rosso blu e giallo , e Newey è il suo genio. Non a caso Alonso dirà “io non sto più lottando contro Vettel, ma contro le automobili di Newey”. Già, Fernando.

Al contrario di quella del tedesco, la sua è una gara di rabbia e forza e talento puro, grezzo. Se la Red Bull è intagliata nel diamante della perfezione aerodinamica e motoristica, la classe di Alonso è sgrezzata nella roccia, è piena e materica e vera e urla con il grido feroce del motore di Maranello, ruspante ma orgoglioso.

Alonso non ha la macchina da qualifica e parte quinto, ma l’asturiano non ha voglia di comprimari attorno e sa che non è più tempo per l’Oscar ai migliori attori non protagonisti. Si sbarazza della seconda fila McLaren come una folgore e parte all’inseguimento di Vettel e Webber. E’ bello questo cavallino che insegue i due tori. Non puoi che volergli bene, mentre strappa le gomme, perde terreno in curva e ansima sul dritto ma ce la mette tutta.

Alonso supera Webber non perchè l’australiano ha un problema al Kers, ma perchè il libro vuole così, vuole che nei pressi del castello incantato rimangano solo i due cavalieri migliori. Dietro, dopo Webber, c’è un’altra gara, questa sì di macchine e non d’eroi. Ma poco ci interessa.

alonso india 2012

alonso india 2012

Vince Vettel, facile. Alonso è secondo nel miracolo. Il mondiale rimane aperto, ma è in salita. Rimangono l’Abu Dhabi degli sceicchi, l’ Austin dei Cowboy e il gran carnevale a San Paolo del Brasile, il gran Finale, dove i colori delle bandiere e dei fuochi d’artificio serviranno solo a coprire le ombre sui visi di qualcuno.

Ti svegli a Greater Nodia e il sole è un po’ velato. Non piove, ma poco ci manca. E’ bello questo sport in cui gli eroi non vincono sempre e in cui i cattivi non fanno male. Gli aerei volano già verso Yas Marina, il circo torna al mare. In India hanno riaperto il circuito. Ora sulla griglia di partenza due cani annusano l’asfalto gommato.

By Emanuele Venturoli - RTR Sports Marketing
Nella foto: Sebastian Vettel e Fernando Alonso.
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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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