In Formula 1

fernando alonso mclaren

Non manca di stupirmi, questo mondo stridente e goloso di drammi. Questo mondo e questa rete, in cui con la stessa leggerezza si discute di un vestito blu e nero (o era bianco e oro?), di Ronaldo che manda lo stilista dalla sua statua di cera e di John, il boia inglese dell’ISIS con l’accento cockney, che da giovane vestiva bene, ascoltava Hip Hop, pranzava da Nando’s e ora sgozza i prigionieri. Peccato, dicono i vicini, sembrava un ragazzo così per bene.

Mi spaventa, questa modernità famelica e bramosa di dettagli qualsiasi, purchè crudi e colorati; a tener viva un’attenzione che ha scavalcato la curiosità morbosa per giungere all’ossessione patologica, al culto del gossip come opposto dell’informazione sana e responsabile. Abbiamo voluto mischiare la notizia all’entertainment, per renderla più appetibile e meno demanding a livello di comprendonio: quello che abbiamo è però un sandwich mal riuscito, una gara a chi la sputa più grossa, una corsa alla ricerca non della verità ma dell’ennesimo barbaro retroscena.

Non si è mai parlato tanto di Fernando Alonso come da quando la sua McLaren d’argento ha picchiato contro le barriere alla curva tre del circuito catalano di Montmelò. Il misterioso incidente e l’ancor più misteriosa cartella clinica sono come miele per le api, sangue per lo squalo. Apriti, o cielo.

Nel proliferare delle boutade post apocalittiche si è già sentito e postulato di tutto, dal vento al guasto meccanico, dall’epilessia al sabotaggio, dallo svenimento alla scossa, misurata in Volt, Watt, Ampere, metri quadri o albicocche all’ora a seconda delle scuole frequentate dal redattore. Come in ogni cosa non si conosca, a gonfiare il petto è colui con l’ipotesi più tragica e cupa, poco importa se veritiera o meno. Lo sposo è impazzito, oppure ha bevuto.

E ancora. Fernando parla in Italiano, crede di essere ancora in Ferrari. No, No, pensa di essere in Benetton e chiede di Flavio. Fermi tutti, c’è un tizio che conosce un cugino di mia zia di secondo grado che ha un fratello che una volta ha visto una Formula 1 da vicino che ha detto che Fernando crede di essere nel 1995 e risponde ai soccorritori dicendo di avere 14 anni e guidare i Kart. E Lillì Marlen, bella più che mai, sorride e non ti dice la sua età.

Non è possibile: non è informazione questa. Ma non è neppure educazione, neppure rispetto, neppure decenza nei confronti di un ragazzo e della sua famiglia. Basta con l’Alonso Gate, basta con le teorie, con i complotti, con le speculazioni. Se ci sarà una verità, la impareremo a tempo debito, una volta che avremo accantonato la pretesa -ben campata per aria- di dovere sapere tutto e subito e con dovizia di particolari.

Basta, davvero. Ci vuole tatto, dobbiamo riprendere contatto con la realtà, capire che stiamo parlando di persone.

Non c’è altro da dire, se non “Torna presto, Fer”.

E che comunque, era nero e blu.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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