In Formula 1

gran premio del messico di formula 1

Quella scritta ieri sera durante il Gran Premio del Messico di Formula 1 è contemporaneamente una delle pagine più divertenti e più controverse della Formula 1 degli ultimi anni.

La scazzottata per il terzo posto fra i due Red Bull e Sebastian Vettel, terminata con una duplice penalità e una duplice modifica di assegnazione del punteggio, rappresenta con buona verosimiglianza il crocevia filosofico a cui si trova la Formula 1 tutta al giorno d’oggi.

Andiamo con ordine. La premessa è che, a differenza di molti, è opinione del sottoscritto che la Formula Messico sia una ricetta con un bel bilanciamento di ingredienti. C’è una bella pista, che è nuova e sicura, ma anche veloce e spettacolare. C’è una scelta di gomme che, per una volta, fa esattamente quello che deve fare. C’è un sacco di pubblico letteralmente impazzito per la F1 e che viene finalmente reso partecipe dello spettacolo. E, infine, c’è quello che ci deve essere, ovvero brivido, adrenalina, competizione e velocità.

Il Gran Premio del Messico di F1 lo vince Hamilton in carrozza, mai inquadrato, mai in dubbio, tranne alla staccata di curva 1 al primo giro dove, per difendersi da Nico, manca il punto di corda, finisce lungo sull’erba, taglia tutta la curva e riprende la prima posizione.

“Penalità” grida il lato box di Rosberg, ma la direzione Gara dice che il britannico non ha preso vantaggio ed, in ogni caso, manda fuori una safety car per il patatrac capitato nelle retrovie.

Secondo, come da manuale è un Rosberg che ora ha 19 punti di vantaggio e sole due gare davanti. Se Nico vuole perdere questo mondiale, ora deve davvero studiarsi qualcosa di fenomenale perchè il tempo è poco, il gap è ampio e, a scanso di enormi imprevisti, la Mercedes non si batte neanche alla guida della Millennium Falcon.

Ad ogni modo, il nodo focale della questione si presenta negli ultimi tre giri, con Verstappen in quel momento terzo, rincorso da Vettel e da Ricciardo. Per difendersi da Vettel, Verstappen blocca, finisce lungo e si ributta in pista saltando la curva e tenendo dietro il ferrarista. Vettel è furioso e chiede con toni non proprio da educanda che gli sia data la posizione ma, nel contempo, deve difendersi da un arrembante Ricciardo che, poche curve dopo, vede un varco e vi si getta. Anche Vettel blocca, tagliando la traiettoria all’australiano e tenendo la posizione.

Dopo la bandiera a scacchi, sotto cui Verstappen passa terzo, Vettel quarto e Ricciardo quinto, la direzione gara affibbia una penalità a Verstappen di 5 secondi, facendolo retrocedere a quinto. Il ferrarista è così sul podio, per la gioia del pubblico rosso. Gioia che, tuttavia, dura poco, poichè la stessa direzione gara infligge al tedesco della Ferrari una penalizzazione di 10 secondi per la manovra su Ricciardo che, fatti i debiti conti, finisce così terzo seguito dal compagno di squadra. È il tumulto: sui blog e sui social media si apre una tenzone senza quartiere fra i fan dell’una e dell’altra scuderia, mentre Team principal e piloti rilasciano dichiarazioni al vetriolo. Si va da “è un bambino viziato” a “è un pilota frustrato” con tutta la pletora di sfumature nel mezzo.

Come sempre la questione particolare è utile per trattare il tema generale. A bocce ferme non si può non essere grati per uno dei Gran Premi più divertenti degli ultimi anni, con un finale da brivido. Sotto tanti aspetti, questa è la F1 che il pubblico vuole, fatta di sorpassi, aggressività, rivali e parolacce. Quello andato in onda ieri in Messico, se dobbiamo dirla con obiettività, è uno spettacolo molto divertente. Quanto successe potrebbe smentire quanto scritto in precedenza sulla F1 in F1: i segnali di una crisi 

Poi, ovvio, ci sono le regole e la sicurezza, e queste vanno rispettate. Ci sono pagine scritte e depositate in FIA che regolamentano il “moving under braking” e non c’è bisogno di grosse antologie per capire che toccarsi in frenata a 100 all’ora a filo dell’erba può potenzialmente essere foriero di disastri.

È una linea sottile quella che divide lo show dalla carambola disastrosa, la bravata adolescenziale dall’incidente pericoloso, il racing maschio dall’autoscontro.

Lo stesso pubblico che vorrebbe GP ad alto tasso di adrenalina poi lamenta il cambio di traiettorie in frenata. Gli stessi che lamentano la “Formula noia” poi puntano il dito contro la difesa testosteronica dell’olandese e i Team Radio da censura di Vettel.

Anche noi, pubblico di appassionati ed utenti ultimi di questo sport dobbiamo infine decidere, biblicamente, se gradiamo avere liberi i sorpassi o Barabba, se preferiamo l’OK Corral o una gentlemen’s ride. Non può e non deve essere una questione di solo tifo o appartenenza sportiva ma una riflessione oculata su cosa si chiede, a questa disciplina.

Vuoi firmare il tuo migliore accordo di sponsorizzazione?

Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
Recent Posts

Leave a Comment

hamilton texas
hamilton-rosberg