In Formula 1

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Nico Rosberg Campione del Mondo

La mezzanotte di domenica 27 Novembre 2016 è arrivata e la carrozza di Nico Rosberg e Mercedes non si è trasformata in zucca.

I suoi cavalli non sono tornati topini e la scarpetta di Cristallo non è tornata ad essere una pantofola De Fonseca. Al contrario, questo ultimo lunedì di novembre è il primo giorno di Nico Re, Campione del Mondo della serie automobilistica più famosa, veloce e celebrata al mondo.

Onore a Rosberg

Figlio di Keke Rosberg  e autore di un campionato eccellente per costanza e intelligenza. Il titolo di ieri è un Oscar alla carriera per il tedesco, a dieci anni dalla sua comparsa nella massima Formula. Nico non solo ha avuto il merito di vincere 9 gare in questa stagione, ma anche di raccogliere tutto quello che gli altri hanno seminato per la strada in 10 mesi di competizione. Ieri è stato bravo a rimanere lucido dietro un Hamilton in modalità “uomo con il cappello” e dare una lezione a Verstappen quando ce n’era davvero bisogno.

Onore ad Hamilton, che non ha vinto ma che è il pilota più talentoso del mazzo. Non solo il britannico ha un gran manico ma, e non è da sottovalutare, ha mostrato di crederci sempre, anche quando era sotto di 50 punti. Ora, è vero che il compagno di garage gli ha tolto il titolo, ma non bisogna dimenticare che Lewis ha vinto le ultime 4 in fila. Nel deserto Hamilton aveva poche armi: vincere la gara e fare in modo che qualcuno provasse a superare il biondo monegasco. Purtroppo per lui, le due Frecce d’Argento sono imprendibili anche andando a marcia indietro.

Mercedes vince il Campionato Mondiale Formula 1 Costruttori

Onore alla Mercedes, che ha costruito l’ennesimo missile, che ha vinto questo campionato ancora prima che iniziasse e che, soprattutto, ha condotto con serietà, professionalità e imparzialità la lotta intestina fra i suoi piloti. Reddite Caesari quae sunt Ceasaris: i tedeschi sono tipicamente poco simpatici a noi italiani, specialmente quando ci mazzolano sportivamente, ma Wolff e compagni sono indubbiamente uno dei team più forti a tutto campo della storia di questo sport.

Infine, onore alla Ferrari e sopratutto a Vettel, che chiude l’annus horribilis di Maranello con un ruggito. Gli ultimi venti giri di Sebastiano sono ossigeno per tutti i tifosi della rossa, cui basterebbe vedere questa aggressività e questa tenacia per essere contenti. La vittoria poi arriverà. Il Cavallino si toglie anche la soddisfazione di ridare la pariglia al ragazzino olandese, con un sorpasso di rabbia che è la rivincita di tante battaglie persa. È una ben misera soddisfazione, specie considerato che i due Ferrari chiudono l’anno dietro ai due rispettivi alfieri in Red Bull, ma si torna in officina con il morale alto, che non è poca cosa, in anni così.

La Formula 1 chiude con due acuti il suo 2016, regalando due gare, Brasile e Abu Dhabi, utili a ricordare a tutti che nelle giuste condizioni questo è ragionevolmente lo sport più emozionante del mondo. Interlagos e Yas Marina sono state due corse bellissime, probabilmente le due più belle gare degli ultimi tre anni, anche se sono state due corse profondamente diverse. Mentre la gara carioca è stata vittima di un clima feroce e inondata da uno dei più violenti acquazzoni che il racing moderno ricordi, nel deserto il tempo è stato assolutamente splendido e il divertimento è giunto dall’azione in pista e da una manciata di piloti che erano lì fuori a giocare qualcosa senza star troppo a badare alle regole e alle penalità.

La competizione

È una lezione di cui lo stesso circus deve fare tesoro. La ricetta di questo sport, come di molte altre cose buone, è estremamente semplice e non può essere dimenticata. Il successo della Formula 1 nasce da piloti messi nella condizione migliore per competere, per superarsi e per correre al 101% delle loro possibilità, senza star troppo a lambiccarsi con strategia delle gomme, penalità assortite e uso dell’ala mobile. A nessuno, pilota o spettatore che sia, piacciono novantotto minuti di trenino con quindici secondi di distacco fra una macchina e l’altra. Al contrario, è difficile trovare qualcuno che non si appassioni a cinque macchine che si scambiano sorpassi e girano ruota a ruota a trecento chilometri l’ora.

Insomma, arrivederci, Campionato, ci vediamo l’anno prossimo. Ci hai fatto divertire, alla fine, molto più di quanto ci saremmo aspettati.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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