In Marketing Sportivo

Quando ero ragazzino non mi vestivo in maniera diversa per andare a giocare a calcetto o a basket. Uscivo da scuola e andavo a giocare con lo stesso outfit della mattina. Magari cambiavo la maglietta (vuoi mettere la bellezza di arrivare al campetto con la maglietta della Real Sociedad o con la canotta, già allora vintage, di Penny Hardaway?) ma a cambiarmi le scarpe non ci pensavo neanche. Si stava in strada o al parco dove era tacitamente vietato giocare a fare i professionisti, almeno se non si era bravi davvero. Una volta sono andato a giocare a basket con le mie Converse All-Star perché quello era il paio di scarpe  mio e di chiunque altro in quel periodo. Mi sentii a mio agio come un manager di una multinazionale che si presenta in infradito al meeting di fine anno.

Converse All Star e Chuck Taylor

Quel giorno non avevo idea di chi fosse Chuck Taylor. Dwayne Wade era ancora nel freddo Winsconsin, all’università  di Marquette, e la Miami dei suoi trionfi  appariva una ipotesi lontana anche a lui. Non avevo ancora iniziato a divorare le cassette delle partite tra i Lakers di Magic e i Celtics di Bird, anche se lo avessi fatto non mi sarei mai interessato a quale marca di scarpe usassero. Tutti avevano giocato con le Converse ma allora non c’era Wikipedia a dirmelo. Poco male perché non avrei mai creduto neanche a Wikipedia quel giorno, tornando a casa con delle considerevoli vesciche.

Il signor Chuck Taylor a metà degli anni dieci del secolo scorso era bravo in quel gioco col canestro che facevano a scuola e che era stato inventato non tanto tempo prima in Massachusetts e che chiamavano basketball. Taylor continuò a giocarci tutta la vita e, quando lo spedirono in guerra, lui allenò la squadra dell’esercito. Non poteva sapere che nella Akron dove giocava per la squadra locale, gli Akron Firestone Non-Skids, sarebbero nate le due icone moderne di quel nascente sport: tali Curry Stephen e James Lebron. Chuck soprrattutto, neanche nelle sue fantasie più sfrenate, avrebbe potuto credere che, un secolo dopo, sarebbe esistita una lega con squadre in grado di elargire contratti milionari a delle persone solo per farle giocare.

“Chuck Taylor All Star”: Advertising in Sport

Il signor Taylor doveva trovarsi infatti un lavoro vero se voleva tirare a campare. Un giorno Chuck Taylor si presentò alla sede della Converse. Da quando andava all’high school aveva amato quelle scarpe e gli dovette sembrare una buona idea portare lì il suo curriculum. Nel 1921 il signor Charles Hollis “Chuck” Taylor diventò addetto delle vendite per la Converse. In breve si trovò a girare tutti gli Stati Uniti. In ogni città in cui si fermava aveva l’arduo compito di convincere gli scettici abitanti che le vituperate All-Star fossero scarpe straordinarie. Per farlo organizzava partite di basket: lui vinceva e diceva: “ehi, è grazie alle mie scarpe!” (la pubblicità ingannevole era ancora di la da venire). Nel 1932 Converse decise di cambiare il nome alle scarpe che ancora oggi si chiamano “Chuck Taylor All-Star” per ringraziare l’uomo che, fino all’ultimo giorno, si spese per promuovere quelle calzature.

Quando si trattò di scegliere con che scarpe giocare in quella nuova lega chiamata Nba non ci furono dubbi: tutti avrebbero giocato con le Converse ai piedi e nessuno ebbe da ridire fino alla fine degli anni 80.

Pubblicità sportive: “Choose Your Weapon”

Negli anni del duello tra Magic Johnson e Larry Bird, a Converse non serviva più far girare i suoi campioni per l’America. Bastava farli andare in televisione: Così nell’86 in America impazzavano gli spot in cui i due si sfidavano. Le Converse avevano colori diversi ma venivano definite testualmente da entrambi “weapons” (armi, perché sapete quanto negli Usa siano sensibili al tema..).

Le Converse negli anni’90

Dagli anni novanta tanti atleti iniziarono a passare ad altri brand come Nike, Adidas, alcuni anche a Reebok. Converse divenne la scarpa di un certo tipo di giocatori: la Converse erano le scarpe di quei giocatori dal look e dal gioco classico, anni ’70. Tiratori bianchi come Kirk Hinrich o Kyle Korver le hanno tenute finché gli è stato permesso. Anche giocatori solidi ma poco appariscenti come Udonis Haslem portavano le scarpe con la stella ma non erano testimonial al livello dei Michael Jordan o dei Kobe Bryant.

Dwayne Wade e Converse

A inizio anni 2000 Converse si ritrovò finalmente con un giocatore capace di incarnarne lo spirito, con l’appeal per rilanciare il marchio. Dwayne Wade e Converse formarono un solido binomio negli anni migliori della carriera del numero 3 da Chicago. Converse fece una campagna pubblicitaria il cui slogan era “Converse, The first school”.

Nike acquista Converse

Nel 2003 Nike comprò Converse e piano piano gli atleti passarono al marchio dello “swoosh” o scelsero le Jordan, che comunque erano prodotte dal colosso americano. Nel 2012 nessuno aveva più le Converse in tutta la Nba. La storia sarebbe potuta finire così ma ultimamente Nike ha deciso di riportare le Converse sui parquet.

Converse e Michael Jordan: Air Jordan x Converse Pack

Qualche mese fa l’azienda con sede nell’ Oregon ha deciso di coinvolgere nell’operazione di rilancio il più autorevole dei testimonial in materia: Michael Jordan. Jordan, prima di diventare egli stesso un marchio e legandosi in maniera indissolubile a Nike, negli anni del college in North Carolina aveva portato un paio di Converse. Con questo pretesto è stata lanciata la realase Air Jordan x Converse Pack “The 2 That Started It All” Pack, un pacchetto contenente la riproduzione delle Converse utilizzate al college e un paio di Air Jordan con i colori di North Carolina.

Nel periodo in cui tanti grandi brand del settore (si vedano gli sforzi recenti di Fila) stanno cercando di rilanciarsi Converse si è fatta trovare pronta. Anche sul mercato del lifestyle il marchio si sta impegnando, collaborando con nuove icone della musica e dello stile quali Miley Cyrus e Tyler The Creator, ma è il ritorno in Nba che solletica il palato dei tanti che hanno conosciuto il marchio grazie alla palla a spicchi.

Sei interessato alla sponsorizzazione? Parliamone!

Compila il form qui in basso per ricevere notizie e aggiornamenti sul mondo del marketing sportivo, o per richiedere una consulenza.
Un membro del nostro staff ti ricontatterà in pochi minuti.

Vuoi firmare il tuo migliore accordo di sponsorizzazione?

Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
Recent Posts

Leave a Comment

motogp_sponsorship-rtr
Converse & NBA, Certi amori fanno giri immensi e poi ritornano, RTR Sports