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CatturaIo:”La cosa più bella della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi sono le divise di Cuba

Amica più aggiornata di me: “Per forza, sono di Louboutin!”

Io: “Che cosa c’entra Louboutin con Cuba?”

Sorvolando sul fatto che io conosca il marchio Louboutin abbastanza per restare sorpreso dall’abbinamento la domanda su come sia nata l’accoppiata è lecita, attuale e nasconde anche dei succosi risvolti politici e sociali interessanti da analizzare. Louboutin è un marchio francese talmente famoso da essere citato praticamente in ogni film statunitense che ha nel titolo le parole “shopping”, “fashion” e “Prada”. Già questo basterebbe per non avvicinare l’autarchica Cuba a un marchio famoso per costosissime scarpe dalla suola rossa.

Perchè Cuba

Di fatto Cuba non ha mai avuto una industria collegata al mondo della moda. Questo perchè non serviva. Una nazione che non è interessata a trasmettere una immagine alla moda per i criteri di un mondo con cui è ideologicamente in conflitto non cerca di compiacerlo. Come sappiamo però piano piano Cuba ha iniziato a cambiare atteggiamento e lentamente ad aprirsi. Ora siamo già fuori dalla fase embrionale di questo processo. A prescindere da quanto ci sia di buono in questo processo di apertura (non tutto) dobbiamo prendere atto che anche il mondo della moda giustamente ne ha già preso parte. Se l’affaire Louboutin segna infatti un deciso passo in avanti avevamo già avuto le avvisaglie del processo in corso. Già qualche tempo fa il Paseo del Prado di l’Havana era stato invaso da un fashion show di Chanel, vale a dire il marchio che ha sdoganato il tubino nero, simbolo di una sobrietà lontana anni luce dagli stereotipi cubani.

Cattura

La partnership con Cuba non ha snaturato Louboutin

Il marchio ha comunque mantenuto il suo tocco ed ha materialmente creato le divise nei suoi atelier parigini e collaborando nella creazione col marchio francese Sporty Henri. Louboutin ha inoltre fatto una scelta coraggiosa rendendo la bandiera quasi un dettaglio accessorio quando tante divise erano essenzialmente delle bandiere fatte diventare pantaloni e felpe (non vale per l’Italia, grazie al cielo abbiamo Giorgio Armani).  Cuba da parte sua si è riservata la possibilità comunque di far partecipare attivamente gli oltre cento atleti dall’isola al design delle divise. Quello che ne è venuto fuori da questo quadro sono divise piacevoli, eleganti che relizzano l’obbiettivo principale dello stesso stilista francese: far apparire gli atleti come dei supereroi ma allo stesso tempo senza renderli troppo “inumani”, costringendoli magari a una divisa che sembrasse un costume di scena scartato dai costumisti di “Suicide Squad”. Cuba invece fa un altro passo verso l’integrazione con la cultura popolare da cui si era attentamente tenuta fuori. Se ve lo state chiedendo non vi preoccupate: Louboutin non ha dimenticato le calzature che sono il suo marchio di fabbrica. Le divise includono infatti una ampia serie di calzature che partono dalle più sneaker fino ad arrivare alle slip-on Naza Star, simbolo del marchio.

Io, dopo la sfilata di Cuba, mi sono addormentato non riuscendo a trovare null’altro d’interessante nella cerimonia di chiusura dell’Olimpiade. La mia amica non se l’è presa anche se ho risposto ai suoi messaggi solo il mattino successivo. Ha deciso di portare pazienza. D’altronde un amico che conosce le Louboutin è merce rara.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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