In Marketing Sportivo, MotoGP
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L’alba del mattino dopo conosce sentimenti contrastanti e potenti, violenti e distanti, in un’alternanza che confonde, smarrisce e inquieta. Come se in un giorno ce ne potessero essere due, come se questa luce non fosse poi davvero di tutti, come se queste storie potessero davvero essere diverse.

L’alba del mattino dopo sorge su terre lontane e diverse, unite da un tratto fragile e incerto, una connessione che eppure pesa e pretende attenzione, imponendo che tutto sia messo a sistema e che da tutto sia tolto un significato ultimo. L’acquitrino terrificante della Russia e la terra arida di Monterey, l’acqua pesante e buia di Mosca e il sole cocente e impietoso della California. Scene diverse della stessa commedia, cartellone unico di spettacoli separati.

L’alba del mattino dopo lascia la bocca arida e amara, come se non potesse contenere una parola di spiegazione, o un accenno di senso. Sono i momenti in cui tutto è inopportuno e in cui nulla lo è, un carnevale dei sentimenti e delle sensazioni in cui non si può dire nulla di davvero giusto e forse nulla di davvero sbagliato. E’ impossibile parlare del trionfo di Marquez senza pensare alla morte di Antonelli, perchè la moto, come la passione che ci unisce, è una sola. E chi la ama, la ama senza se e senza ma.

Un monito, tuttavia. Non strumentalizziamo, non infiocchettiamo, non rendiamo la vita spezzata di Andrea un argomento da bar, da chiacchiera in aperitivo. Non lo è. Oggi si sono già lette e sentite troppe fesserie. Non diamo lo spazio ai giudizi generalisti, ai demagoghi da poltrona, al moralismo da telegiornale delle venti. La moto, inteso come il correre in moto, non venga tacciato di assurdità o di follia. Piuttosto, ci si concentri sui discorsi legati alla sicurezza dei circuiti, ai comitati dei piloti, alle sfumature di senso che stanno dietro la scelta di una pista che presenta problemi strutturali a fronte della sua posizione geografica. La moto non è follia, ma lo è correre su un circuito che non può essere costruito in asfalto drenante per via delle temperature che si raggiungono in inverno e che farebbero crepare la pista.

L’alba del mattino dopo non è tenera, e non fa sconti. Ma siamo certi che nel cielo, oggi, ci sia una luce in più.

By Emanuele Venturoli - RTR Sports Marketing
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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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  • Matteo Angiolillo
    Reply

    d’accordo con te al 90%, dici di non lasciare spazio ai demagoghi della poltrona, sono d’accordo poichè queste persone di solito parlano senza informarsi, senza controllare i dati, aprono bocca e sparano sentenze. Purtroppo, forse involontariamente, lo hai fatto anche tu in questo articolo, al momento nel mondo esiste un solo circuito che abbia un tipo di asfalto drenante che scarichi l’acqua da entrambi i lati della pista, eh si è proprio il circuito di mosca, tutti gli altri drenano l’acqua scaricandola da una sola parte di solito quella che ha la pendenza a favore. Credo tu abbia riportato l’opinione di Terruzzi sulla favoletta che l’asfalto drenante d’inverno ghiaccia e si spacca, per fortuna la scienza non segue le pippe mentali di una mente ignorante come quella dello pseudo giornalista citato in precedenza. Da alcuni video amatoriali dell’incidente si vede che la nuvola d’acqua non era assolutamente come quella che si vedeva dalla telecamera, è stata una fatalità purtroppo, credo che l’unica cosa sensata in tutta questa confusione, l’abbia detta Sanchini, avrebbero dovuto partire con la safety car, opzione ahimè non prevista dal regolamento. Godspeed #8

    • Emanuele
      Reply

      Ciao Matteo, grazie mille per avere scritto qui.
      E’ evidente che sei una persona attenta ed informata, ed è un piacere sapere che ci leggi e che, in casi come questi, commenti.
      Faccio due precisazioni.
      La prima, riguardo ai demagoghi della poltrona. Non vi erano accuse particolari (nel senso rivolte a persone specifiche) a qualcuno ma ad un “clima” che spesso si viene a creare nel momento in cui arriva una cattiva notizia. E’ abitudine abbastanza nostrana mettersi a parlare di qualcosa solo quando succedono fatti eclatanti.
      La seconda, riguarda il circuito moscovita. Non ho preso quella considerazione da Terruzzi, ma l’ho letta in più magazine, alcuni neppure italiani. Con ciò non voglio dire che non sia così: al contrario, mi sembri molto informato e certamente andrò a studiare in maniera più approfondita l’argomento (scoprendo, probabilmente, che le cose stanno proprio come dici tu).
      In ogni caso, drenante o meno, bello o brutto, diversi piloti han detto che la pista era difficilmente praticabile, da lì la mia considerzione, che probabilmente -errore mio- è stata posta in maniera troppo aggressiva.
      Ti ringrazio davvero per il tuo commento e, anzi, ti invito a segnalarmi qualche fonte da cui appronfondire l’argomento di cui sopra.
      Spero di leggerti presto.
      Ciao
      Emanuele

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