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Marquez, 9 1/2
Al “cabroncito” gli Stati Uniti piacciono eccome. Terzo successo stagionale, secondo di fila, secondo su piste americane, 16 punti di vantaggio su Pedrosa: i numeri fanno paura. Tuttavia quello che impressiona di più è il disarmante sorpasso su Rossi al cavatappi, fotocopia di quello che fu fra i Dottore e Stoner, poco importa se qui non ci aveva mai girato. Un passaggio di consegne, se ce n’è uno. Leader emotivo, matematico e di inerzia del Mondiale, ad oggi la MotoGP è lui. Non è da dieci solo perchè la partenza non è perfetta. Verso l’infinito.

Bradl, 9
Prima pole e primo podio MotoGP della sua carriera, un weekend non male per il tedesco che a Laguna va forte per davvero. Da Marquez paga probabilmente un po’ di talento e un po’ di pacchetto tecnico ma è in crescita e sta diventando un rider consistente. La sua Honda LCR perde qualcosina sul davanti con il serbatoio pieno, ma finire davanti a Rossi, Pedrosa e Lorenzo è un risultato da ricordare. Bene, benissimo così.

Bautista, 7 1/2
Bel weekend, quello di Alvaro, cui si deve dare credito di grande consistenza e ritmo. Conquista la prima fila il sabato e il quarto posto domenica, mica male per un Team satellite. Tutta Italia trema durante la battaglia con Rossi, ma lo spagnolo è corretto anche se deciso e sceglie di non affondare il colpo negli ultimi due giri per paura di buttare fuori -ancora- il numero 46. Un “bravo” anche al Team Go&Fun, che in America han portato una moto ben bilanciata e convincente. Alvaro, hai fatto il bravo.

Rossi, 7
Terzo podio consecutivo, ed è un bene, anzi, benissimo. Però la terza casella del podio è un risultato che convince poco in termini sportivi in una gara in cui Pedrosa e Lorenzo sono chiaramente fuori dai giochi. A livello umano il Dottore sta facendo quello che una leggenda deve fare, traghettando la MotoGP dall’era Rossi all’era Marquez. Lo dimostra nel Parc fermè a fine gara, dove scherza con il vincitore mostrando di non essersela presa per il Gran Sorpasso al cavatappi. Serve, sempre e Vale sempre tanto.

Crutchlow, 4 1/2
Giudizio severo che nasce dalla “scomparsa” di Cal in questo GP a fronte di risultati precedenti che ne avevano mostrato invece le potenzialità. Vero che Yamaha paga dazio su questa pista, ma il settimo posto è un piazzamento deludente. Speriamo che non siano tutte le chiacchiere di mercato ad avere distratto il buon inglese, poichè un pilota deve correre, non fare il manager. Brutto da vedere.

Hayden, Dovizioso, Ducati, 4
La fotografia della situazione Ducati di oggi è immortalata nel giro 15 del Gp di Laguna Seca. Sul dritto, Dovizioso perde il controllo della moto, finendo addosso al compagno di squadra che, prosaicamente, ce lo manda. Il pilota di Forlimpopoli si scusa, alzando la mano e facendo segno “non è colpa mia”. L’intera scaramuccia si svolge nella calma piatta dell’ottavo e nono posto, a 30 secondi (abbondanti) dalla testa della corsa. E’ a dir poco frustrante la situazione MotoGP della casa di Borgo Panigale, con un pilota in partenza sicura, la prima guida in difficoltà netta, una moto che non va più neppure dritta e un team che non sa a quale santo votarsi. Brutto a dirsi ma rimane solo una cosa da fare in Ducati: buttare via tutto e rifare da capo. Un disastro.

Lorenzo, Pedrosa, SV
I numeri uno di casa Honda e Yamaha non sono -in nessun senso- giudicabili. Corrono una corsa tutta loro che non esprime in nessun modo il loro vero potenziale. Sono straordinari a voler partecipare, a lottare fino in fondo e a portare le moto al traguardo. Finiscono sfiniti, entrambi, poichè stanno lottando prima di tutto con il dolore e con le ossa rotte. Sono un esempio di dedizione, impegno e professionalità che dovrebbe essere insegnato a chiunque pratichi sport. Bravi, sempre e comunque.

By Emanuele Venturoli
RTR Sports Marketing 
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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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