Sapete quali sono le 3 cose da fare prima di un colloqui efficace? Se stai cercando lavoro questo articolo fa per te. Un colloquio di lavoro è infatti un momento importante per tutte le persone che lo affrontano, siano esse professionisti in cerca di nuove opportunità o aziende in cerca di nuovo personale. Fortunatamente, nel corso degli anni, sono stato da ambo le parti della scrivania e credo di potere dire con certezza che nessuna delle due posizioni è più semplice dell’altra.
Il momento del colloquio è sempre un momento in cui ci si mette in gioco, in cui si cerca di dare il meglio di sè di fronte a persone che non conosciamo e che, come capita, forse non vedremo mai più. Da una o dall’altra parte non è, però, solo questione di fare buona impressione: è necessario capire se quella persona (o quell’azienda) sono il perfect match per quello che cerchiamo. Il tutto è complicato dal fattore tempo (non è affatto semplice cercare di capire una persona in 45 minuti) e da un sacco di sovrastrutture e preconcetti che, volontariamente o no, fanno parte dei nostri schemi interpretativi.
A differenza di altri, io non credo esistano modi giusti e modi sbagliati per condurre un’intervista di lavoro. Personalmente, durante questi giorni di ricerca, mi sono dato 3 linee guida che cerco di rispettare e che credo possano essere un buon punto di partenza per capire con chi si ha a che fare. Non sono tre domande, ma tre comandamenti che mi impongo quando cerco di capire se la persona che avrò di fronte potrà essere la persona giusta nel ruolo giusto.
Allo stesso modo, nei prossimi giorni, affronteremo il tema di come presentarsi al meglio ad un colloquio.
1: Sapere bene cosa si sta cercando
Troppo spesso i possibili datori di lavoro arrivano al colloquio meno preparati dei candidati. Che figura sto cercando? Di cosa ha bisogno la mia azienda? Quale è lo scopo di questo incontro? Quali reciproci vantaggi possiamo trarre da una possibile collaborazione? Queste sono solo alcune delle domande a cui necessariamente occorre sapere rispondere. Parimenti, devono essere chiari i limiti contrattuali, retributivi e di inserimento all’interno del quale è possibile muoversi, così come il preciso background aziendale. Si eviteranno in questo modo perdite di tempo o difficoltà future.
Mentre intervistavo un candidato, qualche tempo fa, gli domandai distrattamente se avesse conoscenze di grafica. Mi rispose di no, e che il suo apply era per una posizione da web strategist e mi chiese perchè gli stessi facendo quella domanda. Colto in contropiede risposi che stavo cercando una figura più a 360 gradi, con competenze più eterogenee, compromettendo il resto dell’intervista.
Cercare figure troppo eterogenee è un grave errore strategico, oltre che un sintomo di mancanza di chiarezza. Sapere esattamente cosa si sta cercando è infatti la prima regola per trovare ciò che ci serve.
2: Approfondire il background del candidato prima dell’intervista
Nella stragrande maggioranza dei casi un colloquio di lavoro è preceduto dall’invio di un curriculum vitae o da una breve introduzione. Certamente, non è detto che questi primi documenti siano esaustivi o molto precisi, ma possono certamente essere buoni punti di partenza per farsi un’idea di chi avremo di fronte.
Anni fa, quando mi presentai ad un colloquio, mi venne chiesto come fosse andato il concerto della mia band di pochi giorni prima. L’intervistatore di allora non solo aveva letto il mio curriculum, ma aveva approfondito, facendo ricerche su Google e su LinkedIn. Rimasi stupito dalla domanda e, ingenuamente, chiesi come mai mi stesse domandando quelle cose. Sorridendo mi rispose che, probabilmente, quel tipo di impegno mi avrebbe portato a chiedere qualche permesso pomeridiano in più del necessario e controbattè domandandomi se ero pronto a recuperare con qualche ora in più la sera o nel weekend. Da allora io mi sentii più libero nel chiedere qualche uscita anticipata e lui più libero di chiedermi aiuto durante un fine settimana.
Come si capisce da questo pur risibile esempio, queste informazioni, lungi dall’essere solo pura curiosità, possono dirci molto su come potrebbe essere un futuro rapporto di lavoro. Prendersi una mezz’ora per scoprire di più su chi avremo di fronte non è mai tempo sprecato.
3: Essere pronti a mettersi in gioco
Come detto in precedenza, un colloquio è un momento emotivamente impegnativo per ambo le parti in causa. Ecco perchè intervistare qualcuno senza essersi presi un momento per concentrarsi su quello che si sta andando a fare non è mai una buona pratica. Il buon recruiter non esce da una riunione per andare a fare un colloquio, non attende l’arrivo del possibile candidato per staccarsi dalla sua routine quotidiana e si concede dieci minuti d’aria prima e dopo l’intervista per lasciare decantare le tensioni della giornata e affrontare l’intervista al meglio.
Essere pronti a mettersi in gioco significa proprio questo: prepararsi al confronto, non farsi influenzare dalle possibili domande sgradevoli, vivere l’intervista liberi da pregiudizi o altre costruzioni (e costrizioni) mentali. Un colloquio non è un test a crocette, ma un momento di incontro e anche per l’intervistatore non c’è mai una seconda occasione per fare una prima buona impressione.
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