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Avete presente Dennis Rodman. Non è una domanda: ce l’avete presente. Il 3 marzo 2013, nell’escalation dalle tensioni fra Nord Corea e Stati Uniti, “the Worm” ha pensato bene di andare a fare visita a Kim Jong-Un. L’eclettica ex star NBA si è recata in visita al quartier generale segreto del dittatore coreano insieme ad alcuni componenti degli Harlem Globetrotters, nel corso di un viaggio le cui riprese diventeranno un documentario per il network americano HBO.

“Gli piace il basket -ha dichiarato Rodman- ed anche a Obama piace il basket. E allora gli ho detto, partiamo da qui. Mi ha chiesto di chiedere ad Obama una cosa, ovvero di chiamarlo. Ecco tutto quello che vuole, una telefonata”. Inizia così la singolare storia dell’ambasciatore Rodman, convinto di potere risolvere una tagliente questione che fino ad ora segretari di Stato e uffici governativi non hanno saputo sistemare. L’ex marito di Madonna e Carmen Electra è la personalità statunitense più importante a fare visita alla Corea del Nord dal 2011, anno in cui Kim Jong II ha lasciato il potere al suo discendente, oggi appena trentenne.

Anche Eric Schmidt, Executive Chairman di Google, aveva tentato nel gennaio scorso di fare rinsavire il giovane dittatore con un viaggio di 4 giorni nella Corea del Nord ma, per tutta risposta, non era neppure stato ricevuto. Portavoce coreani avevano poi dichiarato che il Signor Schmidt  non era una personalità sufficientemente rilevante per incontrare il Supremo Leader della Repubblica Democratica Popolare di Corea.

A me è sembrata una brava persona – continua l’ex stella dei Chicago Bulls– Non voglio dire che approvo quello che ha fatto o che fa, ma da persona a persona potrebbe essere un mio amico. E non credo che voglia la guerra”. Due settimane prima di queste dichiarazioni, la Corea del Nord aveva iniziato alcuni test nucleari facendo chiaro agli Stati Uniti e al mondo che il dialogo internazionale non stava esattamente procedendo per le consuete vie diplomatiche.

La faccenda, tuttavia, non finisce qui. Già, perchè per quanto la storia in sè possa fare sorridere, a conti fatti Rodman è stato il cittadino occidentale più vicino a Kim Jong Un. Ha visto la sua casa, in cui era stata preparata una festa in suo onore, parlato per molte ore con lui e conosciuto il suo staff e i suoi uomini.

Seguendo questa logica, e nel migliore stile americano, due agenti dell’FBI si sono presentati al Fontainebleau di Miami Beach due sere fa durante il party di The Real Housewives of Miami e hanno domandato di conferire con un non sobrissimo Signor Rodman.Cosa si siano detti di preciso, ovviamente, è cosa ignota. L’unica che è riuscita a strappare qualche parola all’istrionico cestista è stata Lesley Abravanel del Miami Herald, amica di vecchia data del giocatore.

“Già, sono stato contattato dall’FBI. Volevano sapere cosa succede davvero laggiù e chi è che comanda davvero. Sì, insomma, il capo del vapore. Mi hanno invitato in Corea del Nord in Agosto e ho deciso che ci andrò. Non sono un completo idiota e conosco bene le minacce nucleari che sta facendo Kim Jong Un. Spero che nessuno faccia niente, perchè so quali reazioni si scatenerebbero da parte degli Stati Uniti. Io sono convinto, sai cosa, che si debba parlare alla gente che ci vuole fare del male e convincerli che andrà tutto bene e che non c’è bisogno di violenza. Ho passato anni a parlare alla gente che mi voleva male ma è così che funziona, perchè poi quando se ne andavano mi volevano bene. Potrei cercare di riportare un po’ di calma in tutta questa storia. Pace e amore, robe del genere.”

Staremo a vedere.

Di Emanuele Venturoli - RTR Sports Marketing
Nelle foto: l'abbraccio fra Rodman e Kim Jong Un e una foto di Rodman all'epoca dei Chicago Bulls
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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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