In questa settimana, se non si scrive sui Lakers e sul suo nuovo coach Mike D’Antoni non si viene ascoltati. Bene, dopo aver scritto questa riga avrò sicuramente la vostra attenzione per poter parlare di tutt’altro: sì perché mentre le big stanno più o meno avendo un inizio aspettato con normali up (Knicks) & down (vedi gialloviola di cui sopra), ci sono squadre e soprattutto giocatori che meritano di avere la nostra attenzione.
Quella che segue è la top ten di giocatori che stanno spiegando pallacanestro e hanno la sola sfortuna di avere poco appeal almeno qui in Italia, dove se non si fa il sacrificio di League Pass difficilmente ascolteremo Buffa e Tranquillo esaltarsi per un Bobcats – Hornets. Bene,partiamo:
10) Alexey Shved: è il prototipo nuovo di guardia europea, un misto tra Marciulionis e Rubio. C’era grande attesa per il suo inserimento oltreoceano ma poi se ne è parlato troppo poco. I Twolves nonostante gli infortuni sono partiti alla grande e il caucasico gioca con una sicurezza e semplicità disarmanti. Calca sempre intorno ai 20 minuti, con 8,4 punti di media, 3 rimbalzi e 4 assist… PERMESSO.
9) Glen Davis: lo so, lo so. E’ antipatico ai più. E’ antiestetico sia sul campo che fuori. Ma è incredibile come un lungo di 2 metri ,sovrappeso, sia la colonna portante dei Magic. Ok, Orlando è poca cosa ma finora a parte in un’occasione non ha mai “sbragato” e si è tolta pure qualche soddisfazione (vedi Opener contro Denver). Il tiro dalla media e la pura fotta di Big Baby sono una garanzia per Reddick e compagni.
8 ) Klay Thompson: transizione Warriors condotta da Steph Curry che la passa a Thompson. Due palleggi dopo metà campo, arresto e tiro. SEMPRE CANESTRO. Io adoro i giocatori “semplici”, quelli che sanno entrare “in the huddle” e alternano triple a letture alla europea. Thompson è destinato ad essere quel gregario di lusso che ogni squadra da titolo vorrà avere.
7) Kidd-Gilchrist: attenzione perché questa è la prima pesca buona di Michael Jordan senza il numero 23 addosso. Giocatore anche lui poco appariscente, ma ha un dono stile “Heroes”: fa migliorare i propri compagni. E la cosa è lampante visto che i Bobcats sono già a 3 vittorie e i tifosi credono a questa squadra sicuramente in ottica futura.
6) Jonas Valanciunas: lo ammetto, pensavo fosse il solito lituano lungo che arriva in NBA e viene stuprato dalla fisicità “del ghetto”. Ho sbagliato completamente. Il lituano, oltre ad essere di una simpatia innata e già ben integrato nel gruppo (cosa che a mio parere non sta accadendo per un altro mezzo lungo romano..) sta viaggiando a 8 punti e 5 rimbalzi in 19 minuti di media. Non numeri altisonanti, ma vi invito a vedere una partita dei Raptors per capire come Valanciunas sia determinante per coach Casey.
5) Brook Lopez: dici Brooklyn e pensi a ponte,Deron Williams e Joe Johnson. Invece se i Nets stanno andando così bene è merito di questo ipertricotico lungagnone che sta facendo 16 di media (specialità della casa: canestro e fallo tirando sotto le braccia del difensore). Se solo andasse più deciso a rimbalzo si potrebbe parlare di All Star.
4) Damian Lillard: so che adorate i paragoni e allora vi dico che Lillard è un Marbury meno esplosivo ma 100 volte più tattico. Ossia, non c’entra niente con Marbury. LOL. Per capire il talento del folletto Blazer dovete guardare una partita. Questo trasuda basket da tutti i pori, con una rapidità di tiro incredibile e un pick and roll di livello sopraffino. Aldridge ringrazia.
3) Anthony Davis: scelta numero uno, grazie al piffero. Sì ma l’avete visto giocare? Io un 4 puro che fa finta arresto e tiro sulla linea di fondo e l’azione dopo gioca pick and roll dopo aver stoppato in aiuto una guardia non lo vedevo dai tempi di..mmm..forse così completo non l’ho mai visto. Gli Hornets sono partiti alla grande, finiranno con un record negativo ma se hanno pazienza questi nel giro di 2/3 anni sono da playoff facile.
2) Goran Dragic: sei slavo, hai imparato da Nash e hai un atletismo da nero. Non ci meravigliamo se poi i Suns stanno impazzendo per lui. Dragic per me è sicuramente tra i top 10 playmaker della lega, forse davvero quello giusto che serviva ai Lakers (ops, non ne parlo più scusate). I Suns rimangono una squadra non da playoff, ma buttarci un occhio ogni tanto soprattutto contro le grandi non vi lascerà delusi.
1) Anderson Varejao: di lui non parlo. Vi lascio alle statistiche: 15.9 punti, 13.7 rimbalzi, 3.4 assist. E tendenzialmente non sa giocare a basket. CHAPEAU.
ALL STAR CONSIDERATION: devo,DEVO aprire una parentesi per un giocatore che a mio avviso (e non solo) diventa mvp nel giro di un paio di anni. KYRIE IRVING. Vede un basket tutto suo, si diverte ed è palese, è uno di quei giocatori che non ti stanchi mai di vedere. Cleveland è partita malino perché ha un calendario tremendo,ma occhio che per i playoff ci sono anche loro. E con Irving. Waiters e Varejao versione “basket samba” dovete darci un occhio.
By Ivan Belletti de La Giornata Tipo - NBA correspondent per RTR Sports Marketing
Nelle foto: Goran Dragic, Kyrie Irving, Anthony Davis
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