Una pungente ironia e il coraggio di lanciare messaggi controcorrente sono da sempre una carta vincente delle pubblicità Volkswagen. Per rendercene conto, confrontiamo due serie di advertisement del colosso automobilistico di Wolfsburg, distanti un trenta/quarant’anni buoni, prendendo le mosse da tre affiches VW realizzati dall’immortale Bill Bernbach e dal suo gruppo (DDB), divenuti nel frattempo veri classici nella storia della pubblicità.
È il 1962. Sfida: Come lanciare l’utilitaria tedesca per eccellenza, il Maggiolino, sull’opulento mercato di un’America all’apice del suo dream? Ardita la soluzione: “pensa in piccolo”. Con il suo negative approach, consistente nel prendere in giro bonariamente il prodotto reclamizzato senza temere di mostrare i suoi limiti al fine di evidenziarne i pregi,Bernbach fa una rivoluzione. Introduce l’autoironia nel mondo della pubblicità.
Sono arrivati gli anni Settanta. La grande crisi energetica del 1973 incombe. Come fare leva sul fatto che ognisogno muore all’alba? Sempre affilata come la lama del rasoio la risposta DDB: un grafico in picchiata, in una caduta sì libera, ma morbida come la coda di una Beetle, e la sorniona domanda: “sta cercando di dirti qualcosa l’economia?”
“Eh la benzina ogni giorno costa sempre di più”. Gli anni Ottanta stanno arrivando e il nostro Celentano l’ha capito con un discreto anticipo. Dall’altra parte dell’oceano, un affiche DDB ritrae un consumatore con l’erogatore di una pompa di benzina alla tempia: più che sull’orlo di una crisi di nervi, è lì lì per un suicidio da svalutation. A meno che non ascolti la controproposta: “oppure comprati una Volkswagen” (1979).
Trent’anni dopo, la svalutation è all’ordine del giorno. Non si parla quasi d’altro. I comici dello stivale cerchino di farci sorridere confondendo lo spread con lo spritz, ma non basta.
Non è stata necessaria l’attuale crisi economica per corroborare lo stereotipo del tedesco primo della classe, indefesso lavoratore, serio ed efficiente, in definitiva noioso da morire. I tedeschi lo sanno. E in un momento di lucidità riescono anche a scherzarci su. In una serie di alcuni spot del 2007 l’auto-ironia insegnata da Bernbach rimane il tratto distintivo VW.
In un ambiente assordantemente bianco accade che…
Spot 1) Humor –un ingegnere Volkswagen in camice tenta di suscitare ilarità tra i suoi colleghi strimpellando un chitarrino e intonando un motivetto per bambini: “E la giraffa fa…E la tigre fa…E il verme fa…E il gatto fa” Nel frattempo, un collega più anziano e maldestro tenta invano di annodare un palloncino. Altri due colleghi reggono svogliatamente una scritta luminosa “comedy”. E così via. L’esito è penoso. Inevitabile quindi il riscatto nel messaggio finale (negative approach!): “Noi tedeschi non siamo forse i più ricchi di senso dell’umorismo. Ma chi vuole un’auto divertente?” Quindi, l’ultima scena inquadra, in una serietà d’acciaio, gli stessi ingegneri intorno ad una nuova Volkswagen, mentre controllano che tutto sia in ordine, senza che una parola sia proferita.
Spot 2) Funky – Un disinibito ed energico istruttore di ballo prende letteralmente per mano i diversi collaudatori VW dal camice bianco, esortandoli a sciogliersi: “1, 2, 3… Funky!” Goffamente, tentano mosse danzanti, fallendo sistematicamente. Al convinto “yeah” dell’istruttore corrisponde il laconico “ja” dell’ingegnere. Messaggio finale: “noi tedeschi non siamo forse i più sciolti (N.B. il termine tedesco locker significa anche traballante, malfermo), ma chi vuole un’auto che cade a pezzi?”
Spot 3) Charmant – Una fascinosa bionda tenta d’approcciare uno ad uno i diversi ingegneri del nostro staff, richiamando l’attenzione di tutti, uno dopo l’altro, addirittura in fila indiana, sul fatto che il suo bicchiere è vuoto (“mein Glas ist leer!”). Nessuno capisce minimamente che questo è un pretesto, neanche troppo velato, per attaccare bottone. Il primo constata con aria beatamente ebete: “Ja…” il secondo, più analitico, risponde: “decisamente vuoto…” Passano i secondi, e nessuno capisce minimamente l’antifona… ïl primo torna sulla scena, e dopo aver fatto tintinnare il bicchiere afferma: “costa poco; è vetro stampato”. Passa ancora qualche secondo, e la ragazza, mestamente, se ne va… Messaggio finale: “noi tedeschi non siamo forse i più affascinanti, ma chi vuole un’auto ‘molto carina’”?
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Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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In un’epoca in cui è possibile arrivare ovunque con un clic, è forte la tentazione di rivolgersi direttamente a team e proprietà per progetti di sponsorizzazione.
Così facendo siamo convinti di accorciare la catena del valore, risparmiando tempo e denaro. Tuttavia questi metodi DYI sono tutt’altro che esenti da rischi e quello che inizialmente sembra essere un vantaggio competitivo si trasforma presto in un problema difficilmente risolvibile. Ecco perché ci sono le agenzie. Ed è per questo che dovresti affidarti a noi per le tue sponsorizzazioni.
Le attivazioni sono il cuore pulsante
Le attivazioni sono il vero cuore della sponsorizzazione sportiva. Senza di esse, rimane solo un’adesivo vuoto su una moto, una macchina o una divisa e nessun contatto con il pubblico, nessun legame emozionale, nessun impatto sulla bottom line. E allora come si fa? Di certo non saranno i team o gli atleti ad aiutarvi a sfruttare la sponsorship e a farvi godere dei tanti diritti di marketing che avete pagato. Per tirare fuori il meglio da un progetto di marketing sportivo vi serve un’agenzia che sappia utilizzare la sponsorship per coinvolgere la fanbase sul web, per arrivare nei Centri Commerciali, per organizzare hospitality, per sviluppare possibilità di B2B e B2C e per portare i “vostri” atleti di fronte a milioni di potenziali consumatori.
Le informazioni giuste, la scelta giusta
Lo sport è una passione immensa e per i nostri colori del cuore saremmo disposti a fare di tutto. Ma il business è un affare diverso ed è importante prendere le migliori decisioni strategiche possibili basandosi su ricerche indipendenti, statistiche e dati affidabili. Un’agenzia di marketing sportivo e di sponsorizzazioni sportive come RTR ha un quadro obiettivo e a 360° dello scenario ed è in grado di dirvi cosa è davvero meglio per voi: quale sport, quale atleta, quale squadra. Questo perchè siamo in possesso di un gran numero di dati e informazioni su ascolti, segmentazione e attitudini. Perchè i numeri non mentono. Mai.
Misurazioni obiettive per un ritorno certo
Andreste mai dal concessionario che vi ha venduto l’auto per chiedere se la macchina della concorrenza è migliore? No, ovviamente. Quindi, come pensate di ottenere misurazioni certe dell’efficacia della vostra sponsorizzazione se non vi affidate a qualcuno di super partes? Noi di RTR collaboriamo da sempre con agenzie terze indipendenti che ci permettono di conoscere il ritorno di ogni esposizione del vostro marchio in TV e sui media. Inoltre, crediamo nel calcolo del ROI come misura ultima del vostro successo: così sappiamo dirvi per ogni centesimo speso quanti ne state guadagnando.
Risparmiate tempo e denaro
Quando ci si avvicina per la prima volta ad una sponsorizzazione o a un progetto di marketing sportivo è difficile conoscere immediatamente quali siano gli interlocutori corretti, quale il flow decisionale e quali le giuste tempistiche per ogni processo. Lo sport è un ambito d’azione molto specialistico e inserirsi efficacemente nei suoi percorsi può richiedere un sacco di tempo e quindi di denaro. Noi invece conosciamo referenti e ambiti d’azione e sappiamo con chi parlare, quando e in che modo. Così anche voi siete più efficaci.
Sedetevi, rilassatevi, ci pensiamo noi
Da più di 30 anni ci occupiamo di sponsorizzazioni sportive e di marketing sportivo. Siamo consulenti, nel senso che il nostro obiettivo è quello di massimizzare il vostro investimento, ma siamo anche un’agenzia che gestisce il progetto dall’inizio alla fine. Lo facciamo dal 1995 con passione e professionalità, seguendo tre principi che sono diventati cardine della nostra attività: indipendenza, verticalità e trasparenza.
Conosco e lavoro con Riccardo Tafà dal 1995, quando per la prima volta abbiamo collaborato insieme ad un progetto per il Team Williams di Formula 1. Da allora abbiamo sviluppato molti altri accordi. Dopo avere lasciato Williams per lavorare con Gerhard Berger alla scuderia Toro Rosso, mi sono rivolto nuovamente a Riccardo per trovare un fornitore di utensili per il team, e Riccardo ha risposto positivamente con un’introduzione ad USAG: la partnership fra USAG e Toro Rosso sarebbe poi durata ben cinque anni. Di recente ho assunto il ruolo di Group Commercial Director per la prestigiosa squadra Andretti Autosport e mi trovo nuovamente a lavorare con Riccardo su una quantità di interessanti progetti. Perchè dunque questa collaborazione dura da così tanto? È un uomo capace, conosce egregiamente il lato commerciale dello sport ed è onesto e affidabile. Riccardo Tafà è un uomo del fare, più che del parlare: in oltre 20 anni non ho mai avuto uno screzio con lui o con una delle aziende che mi ha presentato. Inoltre, ciascuna delle partnership ha generato un ROI notevole sia per lo sponsor che per la parte sportiva. Non riesco a pensare a nessuna migliore testimonianza di questa per descrivere il lavoro di Riccardo.
Jim Wright
Group Commercial Director
Da oltre 10 anni lavoriamo con RTR Sport, gli obiettivi e i programmi di collaborazione continuano a rinnovarsi e a crescere con grande soddisfazione da parte nostra. Personalmente considero RTR una squadra di grandi professionisti capitanata da Riccardo Tafà che considero abbia competenze eccezionali e una sviscerata passione per il proprio lavoro.
Lucio Cecchinello
Team Principal
Vorrei porre in rilievo che tra le qualità di RTR c’è la sua grande abilità nell’approcciarsi strategicamente allo scenario delle sponsorizzazioni, connessa ad un modo di fare appassionato, una enorme volontà di risolvere i problemi, e una robusta professionalità.
Gianluca Degliesposti
Executive Director Server&Storage EMEA
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