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Formula 1: Dalla Svizzera Al Brasile. Strana Geografia da Campionato del Mondo, RTR SportsNeumühlestraße, comune di Kemmental, canton Turgovia. A pochi chilometri da qui c’è il Lago di Costanza. Quando tira il vento da est se ne sente perfino il profumo, e l’aria diventa umida e densa delle note del muschio sulle rive. E’ il confine nord orientale della Svizzera, una regione fuori dal tempo e fuori dal mondo, con aria gelida e limpida e persone silenziose e lavoratrici, a cui stranieri e turisti non sono mai piaciuti.

Da dentro la casa si sente squillare un telefono. Un trillo, due, cinque, dieci. Poi il silenzio di nuovo. Sebastian Vettel se ne sta a braccia conserte davanti la porta, guarda il bosco alla fine del giardino. Ha dovuto dare duecentotrentamila euro al WWF solo per recintarlo, il giardino, due anni fa, e gli hanno pure proibito di metterci la piscina, perchè è una foresta patrimonio dell’umanità e protetta da almeno una sessantina fra trattati e scartoffie varie. Fa troppo freddo qui per la piscina, fra l’altro, qualcuno gli ha detto.

Campione strano, questo Vettel, ad un passo dal terzo titolo mondiale consecutivo che lo proietterebbe nell’Olimpo dell’automobilismo a soli 25 anni. Nel lungo corridoio che porta in camera sua ha messo tutti i trofei e i ricordi di una carriera giovane ma strepitosa. Caschi, coppe, vecchie tute da Kart, persino bottiglie di champagne vuote. Dice che stanno lì così li può vedere tutte le mattine quando si alza, e la sera quando va a dormire. Pensi che sia vanità, di Shakespeariana maniera, e invece no, poi lui ti dice che serve a combattere la paura. Questi sono i ricordi belli, ti dice, quelli che ti fanno andare avanti, quelli che ti ricordano perchè a 25 anni rischi tutti i fine settimana di schiantarti a 300 all’ora su un muro con una macchina.

Ti sorprende ogni tanto, questo ragazzino biondo che ascolta i Beatles, guarda Little Britain e da piccolo voleva essere Michael Jordan. Quando ha avuto tutti i soldi che si possono desiderare al mondo si è costruito una enorme casona in perfetto stile elvetico lontano da tutto e tutti, tetto aguzzo di legno verde, pareti bianche solcate da grandi travi scure, i terrazzini che si affacciano sulle camere da letto con le ringhiere intarsiate. Il tipo di posto in cui credi abiti Babbo Natale, si fabbrichino orologi a cucù e cioccolato fondente.

Curioso come Seb si giochi il Mondiale in un luogo profondamente diverso da questo angolo di paradiso da formaggio coi buchi. Il Brasile è tutto quello che la Svizzera non è, con la sua gente povera eppure festosa, i suoi paesaggi colorati, assolati, erosi dalle bidonville e dai contrasti architettonici e sociali. Già, curioso. Seb ha dalla sua la matematica, e tutto il resto contro, a partire dal Meteo, passando dall’alternatore della sua RedBull, per finire con quel gruppetto di ragazzacci arrabbiati e mai domi, Fernando fra tutti.

Non state ad ascoltare i predicatori da bar, gli indovini da edicola: Vettel non ha già vinto, e lo sa bene. Anzi. A Interlagos può succedere di tutto, come di tutto è successo in questa stagione F1, giunta all’epilogo nella maniera più spettacolare, più roboante. Ve ne accorgete dal silenzio del paddock, dai giornali pieni di interviste comicamente vuote, in attesa che si abbassino le visiere e si accendano i motori. Se Sebastian perderà, probabilmente, passerà dall’essere un fenomeno ad un pilotastro da serie Z. Dovesse vincere, ça va sans dire, gran parte del merito verrà dato ad Adrian Newey e a quel bolide che ha disegnato e costruito.

Vada come vada, dopo il Brasile qualcosa per il piccolo tedesco è destinato a cambiare. Può divenire un Dio del volante, alla stregua solo di Schumacher e Senna, o qualcuno baciato dalla Dea Bendata che, in versione concessionario, gli ha messo in mano le chiavi di una macchina su cui non si può perdere. Non una situazione facile, sportivamente parlando, perchè il salto nella leggenda è un ostacolo cui molti si sono arresi. La vedremo.

Sebastian chiude casa con due giri di chiave. Poi si avvia verso il paese, giù per il viale. A piedi. Qui la gente non ama il frastuono dei motori.

By Emanuele Venturoli - RTR Sports Marketing
Nella foto: il Lago di Costanza, Sebastian Vettel
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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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