In MotoGP

Polvere. Polvere e ghiaia. Infilata dappertutto, sotto la tuta e fin dentro le ossa. Nella testa solo silenzio, nelle orecchie un fischio lungo e acuto, nel petto un battito sordo e veloce, gli occhi che cercano una spiegazione. Che si posano sulla curva immobile e sulla moto distrutta. Ambulanza. Paura. Sonno, tanto sonno.

Al Mugello, quando è andato a sbattere a 270 all’ora contro un muro di sacchi di sabbia e piume, Marc Marquez è stato messo con la testa e con il cuore davanti ad una feroce verità: chi sbaglia, paga un prezzo salato. Sopratutto qui. Perchè elettronica e controllo di trazione sono cattivi consiglieri, buoni solo per i giorni di sole e quelli di grazia.

Eppure, strano a dirsi, quell’incidente era qualcosa che i più saggi osservatori di questo piccolo universo che è la MotoGP aspettavano con impazienza. Non per malizia, ma anzi, per poi vedere se il giovane Marc avrebbe davvero spiccato il volo. Strano mondo, questo, in cui bisogna precipitare per volare davvero e in cui la linea fra i Dedalo che sopravvivono al battesimo dell’aria e gli Icaro che vi soccombono è sottile e leggera. Per starvi sopra occorrono equilibrismi fatti di talento, passione ed esperienza.

Di queste tre caratteristiche, al giovane spagnolo manca solo l’ultima, ma è cosa che certamente non gli può essere rimproverata. Come già detto su queste pagine, Marquez grazie al suo talento sta apprendendo la disciplina ad una velocità che nessuno si attendeva. Tuttavia, prima del Mugello, questo non era abbastanza. Era ancora troppo presto per capire se le sue giovani piume attaccate con la pece avrebbero retto al calore del sole.

Nel torrido pomeriggio catalano, qualche giorno fa, Marquez ha dato prova di stare apprendendo la lezione. A pochi giri dalla fine, nel tentativo di superare il compagno di squadra Pedrosa per la seconda piazza, Marc ha scelto di tirare la leva del freno, piuttosto che buttarsi in un sorpasso che avrebbe potuto essere catastrofico per entrambi i piloti Honda. Il Marquez di qualche mese fa non l’avrebbe fatto, anzi, si sarebbe tuffato nella curva con lo stesso spirito di chi pronuncia le parole “all in” giocandosi tutto ciò che gli rimane al tavolo verde. Sta crescendo, diamogli tempo.

Ad oggi Marquez non è ancora un pilota MotoGP. E’ solo uno straordinario talento, ricco di tutta l’energia e il potenziale che solo un ragazzo può avere. Come Icaro, deve affrontare la sua prova più grande senza che il sogno gli si spezzi fra le dita. E’ stato così per Valentino Rossi, negli scorsi anni, per Stoner e persino per quell’architetto del Motomondiale che è Jorge Lorenzo, che ha trascorso il suo primo anno di carriera ad assaggiare asfalti e a leccar ferite.

Il giovane cabroncito spagnolo, forse senza saperlo, oggi è ad un bivio che condizionerà tutta la sua carriera. Se riuscirà a trovare un compromesso con il suo dirompente talento affinchè le ali non si sciolgano, allora è destinato ad essere uno dei più grandi. Altrimenti, rischia di essere soltanto una cometa che ha attraversato per qualche anno questo firmamento.

By Emanuele Venturoli – RTR Sports Marketing
Nelle foto: Marc Marquez
Pictures from the web.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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