In MotoGP

Diavolo di un Rossi, ce l’ha fatta anche stavolta. A chi lo dava per bollito ad inizio campionato, il pesarese risponde oggi con un mero dato aritmetico: la testa del Campionato del Mondo dopo tre tappe. Segno che, citando una sua celebre esultanza del passato, gallina vecchia fa ancora buon brodo.

Rossi in Texas

Rossi strappa un secondo posto di consistenza, di cuore e di testa in una Austin come sempre appannaggio di Marquez. Non bisogna farsi infatti ingannare dalla temporanea resistenza di Pedrosa, una Fort Alamo in miniatura le cui mura tengono fino a quando il pilota di Cervera non ingrana la marcia più alta decidendo di chiudere la tenzone e mettere fra sé e il compagno un gap non più ricucibile.

Valentino Rossi al GP of The Americas

Marquez doveva vincere in America, per ragioni di classifica e di morale, e lo ha fatto senza se e senza ma. Da quando le due ruote corrono in terra texana le chiavi del circuito le ha lui. Gli altri arrivano dietro, poco importa che numero abbiano sul cupolino o il colore della carena.

Rossi e Vinales al GP of The Americas

Vinales tiene botta un paio di giri, poi deve soccombere nella ghiaia, complice una gomma forse non proprio ancora in temperatura o -forse- un primo accenno di pressione.  Era arrivato negli Stati Uniti con il carniere pieno, ora punta verso l’Europa con in saccoccia il secondo posto in classifica, il primo ero errore della sua carriera in Yamaha e un Marquez che ha probabilmente ritrovato la bottiglietta della pozione magica.

In queste poche ed approssimative considerazioni sta non solo la prima parte del Campionato, ma forse anche l’intera storia di questo Mondiale 2017 che punta ora il muso verso il vecchio Continente: le gare della tripla A, Australia, Argentina e America hanno infatti messo in evidenza le luci e le possibili ombre di quelli che sembrano a tutti gli effetti i tre pretendenti al titolo.

rossi-motogp-2017

I due spagnoli sono più veloci, complice l’età e probabilmente la maggior sfrontatezza. Vinales deve ancora capire dove sta il limite della sua dotazione, mentre Marquez sa bene che alcuni dei tracciati che arriveranno non saranno favorevoli alla sua RC213V. A Rossi, infine, spetta il grande vantaggio dell’esperienza e della costanza, dall’alto della quale sa benissimo di potere (iperbolicamente, s’intende) vincere un titolo anche senza vincere neppure una gara.

Paradossalmente, se Marquez o Vinales vinceranno il Campionato, lo faranno a suon di vittorie roboanti e prove di forza, mentre a Valentino potrebbe toccare il tragitto più lungo e paziente.

Agli altri dietro, benché la matematica dietro le prime tre uscite non lo provi ancora con sicumera, spetterà l’incomodo ruolo di sottrarre punti ai primi tre.

Si torna in Europa, adesso, dove il paddock allestirà per la prima volta il suo circus al completo. Si comincia a fare sul serio.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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