Nel testo e nella melodia, che oscilla fra lo struggente e l’irriverente, di “tanta voglia di lei” dei Pooh (1971) sta la storia del Gran Premio di Ungheria di ieri e delle condizioni del Mondiale di F1 ad oggi. Sul pistino a senso unico nelle vicinanze di Budapest va in onda lo sgretolamento in mondovisione e technicolor di buona parte delle certezze faticosamente costruite durante l’inverno e nelle prime settimane di competizione. Con Hamilton davanti a Rosberg, le Red Bull davanti alle Ferrari e Raikkonen davanti a Vettel, nessuno è dove dovrebbe essere, ad oggi, eccezion fatta per il Team Mercedes AMG. Insomma, mi dispiace di svegliarti.
Pronti alla battaglia
Quando Rosberg viene superato alla prima curva dal Campione del Mondo in carica, si capisce subito che sarà una gara di battaglie potenziali più che di duelli veri, e le apparenze -come spesso accade- non ingannano. I tre duelli principali, ovvero Nico vs Lewis, Vettel vs Ricciardo e Raikkonen vs Verstappen non si sostanziano mai in una vera serie di sorpassi o in un ruota a ruota (tranne per una timida sportellata fra Kimi e Max). Il divario fra le due frecce d’argento oscilla per tutto il Gran Premio fra uno e tre secondi, con Hamilton ad allungare quel tanto che basta a fuggire non appena il tedesco spunta negli specchietti. Per il Corsaro Nero è la quinta vittoria stagionale ed equivale alla maglia gialla, con otto punti di distacco sul biondino monegasco.
Terzo posto nel mondiale e sul podio ungherese anche per Daniel Ricciardo, autore di un weekend solido anche se non spettacolare, fatto più di sostanza che di fuochi d’artificio. La ripresa di confidenza dell’australiano è sorprendente, così come sorprendente è la ritrovata verve della Red Bull, che da più di una gara ha in pista macchine veloci nei rettilinei ed aggressive e performanti nell’ingresso e nell’uscita di curva. Queste migliorie tecniche, e la larghezza da vicolo di paese del tracciato centroeuropeo, hanno fatto sì che a nessuna delle due Ferrari sia riuscito di saltare i Tori in pista.
Neppure le tanto vituperate gomme Pirelli -che, ribadisco, sono secondo me un prodotto più valido di quel che si ama raccontare- sono state un fattore, in una gara di strategie pressoché sovrapposte ed equipollenti, con i primi 6 a marcarsi a stretto giro per quasi tutta la lunghezza della cosa.
E gli altri?
A voler essere onesti, l’unico sussulto vero ieri l’ha offerto Kimi Raikkonen, partito 14esimo e giunto sesto agli scacchi con una gara orgogliosa e ben guidata. La sua rimonta è stata fermata solo dal talento e dalla malizia del torello Verstappen, che sta dimostrandosi l’ennesimo colpo buono dello scouting di Helmut Marko. Che Raikkonen sembri più in palla di Vettel in questo momento è storia nota a tutti, sebbene le ragioni di questo apparente momento di sospensione di Sebastiano siano meno chiare.
Il 4 volte campione del Mondo è forse quello meno soddisfatto di tutti dalla classifica mondiale di adesso. Non solo la sua lotta alle Stelle dalle tre punte è un’impossibile scalata da 82 punti, ma i punti dicono che compagni di squadra vecchi e nuovi gli stanno davanti, relegandolo ad una quinta posizione che vede inoltre il giovane Max ad un tiro di schioppo. Ora al tedesco rimane la gara di casa del prossimo weekend per carpire punti importanti prima della pausa estiva e del feroce binomio SPA – Monza.
L’unico con un sorriso davvero sereno, in tutto questo, è Lewis Hamilton. Quando è in questo stato di forma non lo si batte neanche con la contraerea. Lewis si è ripreso il posto che gli spettava e ha messo il muso in direzione del Titolo Mondiale numero 4. Ora sta agli altri andarlo a prendere.
Insomma. Mi dispiace, devo andare. Il mio posto è là.
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