C’è poco da scherzare
Con le notizie che arrivano dalla Indycar e dopo la gara di Spa di ieri è indispensabile che chi di dovere si segga attorno al tavolo e rifletta su quanto sta accadendo. Monza o non Monza. Ferie o non ferie.
Accantonando per il momento, ed in attesa di buone nuove, quanto accaduto sul circuito di Pocono a Justin Wilson, io ritengo che riguardo a Spa il commento meglio articolato sia stato offerto fra i tanti dall’ottimo Mauro Coppini di Formula Passion. Mauro, penna brillante ed eccellente conoscitore del mondo della F1, ricorda giustamente che “giocare con la degrabilità programmata farà anche bene allo spettacolo, ma solo fino a quando il gioco è innocuo”.
Non è un punto da poco, specie in un motorsport che continua talvolta a mostrare il suo volto più oscuro e temibile. E specie all’interno di un sistema così schizofrenico, maniacale e performance-related da potere trasformare ogni minimo errore in tragedia. E’ora di tirare una linea, fra il tollerabile e l’illecito, e di riposizionare le pedine con chiarezza sul tavolo. Per citare, nuovamente, Coppini, “via i mercanti dal tempio”: servono nomi, cognomi, responsabilità e intenti programmatici.
Sembrano sciocchezze, ma non lo sono. In primo luogo perchè se quella gomma scoppia cinquecento metri più avanti la faccenda si fa seria e Vettel passa dei brutti 15 secondi. In secondo luogo perchè se si fa passare come vincente l’idea che lo spettacolo possa prevalere sulla sicurezza, che il marketing la possa fare in beffa alla vita di un ragazzo, stiamo decisamente prendendo la strada sbagliata. É vero, il motorsport è pericoloso, ma non per questo bisogna complicarsi anche l’esistenza.
Pirelli nella serata si è affrettata a comunicare, tramite nota stampa, che da diversi anni la company Milanese chiede al gotha della F1 di mettere dei limiti per regolamento all’uso delle gomme: massimo il 50% della durata del GP con le prime e il 30% con le option. Come per la corazzata Potemkin nel tragico Fantozzi, anche questa mi sembra una fesseria pazzesca. Ignorando, per ragioni di brevità, il concetto tutto italiano che si debba inventare una regola per tutto furochè per il buon senso, Pirelli manca il punto fondamentale.
Il centro della discussione è che, su una vettura che viaggia a 300 all’ora, una gomma non può e non deve esplodere. Può lisciarsi, può deteriorarsi, può perdere completamente grip, può avere graining, ma non può scoppiare. Pirelli dice a Ferrari che quella gomma andava cambiata prima, ma il tema è che Pirelli deve fare gomme sicure, prima ancora che prestazionali o spettacolari. Su questo non ci deve essere neppure discussione.
Per di più, lo stesso era successo a Rosberg il venerdì, con la copertura della Mercedes in mille pezzi e tutti a chiedersi “beh, ma che succede?”. Due pneumatici in un weekend sono troppi, ed è evidente, indipendentemente dall’uso, dall’usura e da tutto il resto.
Occorre consapevolezza e testa sgombra. La F1 non può essere un esercizio di marketing.