Guardate Il Superbowl: Scoprirete Qualcosa Sullo Sport E Sull’America
Come noi europei amiamo sovente ricordare a noi stessi -e come talvolta i recenti accadimenti dimostrano- l’America è tutto meno che un Paese perfetto. Paffutelli, cocciuti, superficiali e un po’ provincialotti, i cugini d’oltreoceano raramente vengono presi sul serio da noi del Vecchio Continente, che li guardiamo come si guardano i parenti del paesello che arrivano per la prima volta a Milano Centrale con il cesto del pane e il caffè quello buono che voi qui mica ce lo avete.
Fatte queste premesse -che come tutte le premesse sono vere e false, utili e inutili allo stesso tempo- il Super Bowl LI andato ieri notte in scena all’NRG Stadium di Houston, Texas può e deve regalarci qualche interessante spunto di riflessione su di loro (i cugini) e su di noi (quelli del vecchio continente). È una di quelle manifestazioni che tutti, almeno una volta nella vita, dovrebbero guardare dall’inizio alla fine: un compito a casa non solo per i professionisti dello sport e dello sport business, ma per chiunque voglia parlare con raziocinio di America e Americanità.
Già perchè, e questo sì non è uno scherzo, le vicende del Football arrivano a noi italiani come cronache di frontiera, con quell’eco polveroso da Fievel Sbarca In America che coccoliamo con benevolenza paterna e monodose. Come un mantra, le suddette vicende colorano ogni anno ad inizio febbraio le pagine di qualche blog e quotidiano online, senza però che nessuno si prenda mai in briga di rispondere a qualche banale, ma decisiva domanda.
Senza dubbio, questi cugini sono provinciali e poco educati, ma cantano l’inno del loro paese con la mano sul cuore, invitano un Presidente per il lancio della Moneta, rendono onore alle proprio forze di Polizia e Istituzioni, non si lamentano mai con gli arbitri perchè hanno compreso che esiste la tecnologia, imbastiscono un concerto spettacolare a metà partita, non conoscono tafferugli o sommosse prima o dopo la partita, tifano per la loro squadra senza bisogno di ordini di sicurezza o settori protetti o ingressi differenziati.
Tutte sciocchezze, senza dubbio, ma fa sorridere che mentre ad Houston va in scena la più importante partita del mondo -più di 117 Milioni di apparecchi collegati nei soli Stati Uniti- nella notte fonda del nostro paese si stia ancora polemizzando a reti unificate sul rigore non concesso dall’arbitro in una sgambata di metà stagione fra la quinta in classifica e la vincitrice dell’ultima mezza dozzina di scudetti consecutivi del nostro campionato di Calcio.
Intendiamoci bene: non si tratta di palla ovale contro palla tonda, football contro calcio, sistema America contro sistema Italia, bravi contro cattivi o scapoli contro ammogliati. Il tema in questione non è di relativismo sportivo, ma di assolutismi che prima di tutto sono culturali. C’è un che di assolutamente patriottico, orgoglioso e molto intimo in quella partita che, spesso nei suoi modi grossolani, sgraziati e un po’ carnevaleschi, ferma una nazione al punto tale da intervistarne il Presidente unicamente per chiedere un pronostico (peraltro, tragicomicamente azzeccato alla quasi perfezione).
Gli americani sono certamente manchevoli in tantissime cose, ma sono assolutamente speciali nel rendere i loro principali eventi sportivi un momento di importanza nazionale, famigliare e individuale. Tutto il Super Bowl non è altro che questo: una straordinaria, elefantiaca celebrazione di una Nazione e dei suoi rappresentanti. Perché, certo, quella a Stelle e Strisce è una nazione spaccata e lacera -forse mai come ora- ma che diventa unica e coesa come non mai nella notte della Finale più importante. A noi tutto questo semplicemente manca, inutile nasconderlo.
E poco importa, pensiero laterale, che quella di ieri sera sia stata una delle più straordinarie partite del Football moderno, con la consacrazione di una squadra (i Patriots), un coach (Belichick) e sopratutto di un giocatore (Brady) nel firmamento assoluto dello sport di tutti i tempi.
Questi cugini, forse, hanno ancora qualcosa da insegnarci.
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Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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In un’epoca in cui è possibile arrivare ovunque con un clic, è forte la tentazione di rivolgersi direttamente a team e proprietà per progetti di sponsorizzazione.
Così facendo siamo convinti di accorciare la catena del valore, risparmiando tempo e denaro. Tuttavia questi metodi DYI sono tutt’altro che esenti da rischi e quello che inizialmente sembra essere un vantaggio competitivo si trasforma presto in un problema difficilmente risolvibile. Ecco perché ci sono le agenzie. Ed è per questo che dovresti affidarti a noi per le tue sponsorizzazioni.
Le attivazioni sono il cuore pulsante
Le attivazioni sono il vero cuore della sponsorizzazione sportiva. Senza di esse, rimane solo un’adesivo vuoto su una moto, una macchina o una divisa e nessun contatto con il pubblico, nessun legame emozionale, nessun impatto sulla bottom line. E allora come si fa? Di certo non saranno i team o gli atleti ad aiutarvi a sfruttare la sponsorship e a farvi godere dei tanti diritti di marketing che avete pagato. Per tirare fuori il meglio da un progetto di marketing sportivo vi serve un’agenzia che sappia utilizzare la sponsorship per coinvolgere la fanbase sul web, per arrivare nei Centri Commerciali, per organizzare hospitality, per sviluppare possibilità di B2B e B2C e per portare i “vostri” atleti di fronte a milioni di potenziali consumatori.
Le informazioni giuste, la scelta giusta
Lo sport è una passione immensa e per i nostri colori del cuore saremmo disposti a fare di tutto. Ma il business è un affare diverso ed è importante prendere le migliori decisioni strategiche possibili basandosi su ricerche indipendenti, statistiche e dati affidabili. Un’agenzia di marketing sportivo e di sponsorizzazioni sportive come RTR ha un quadro obiettivo e a 360° dello scenario ed è in grado di dirvi cosa è davvero meglio per voi: quale sport, quale atleta, quale squadra. Questo perchè siamo in possesso di un gran numero di dati e informazioni su ascolti, segmentazione e attitudini. Perchè i numeri non mentono. Mai.
Misurazioni obiettive per un ritorno certo
Andreste mai dal concessionario che vi ha venduto l’auto per chiedere se la macchina della concorrenza è migliore? No, ovviamente. Quindi, come pensate di ottenere misurazioni certe dell’efficacia della vostra sponsorizzazione se non vi affidate a qualcuno di super partes? Noi di RTR collaboriamo da sempre con agenzie terze indipendenti che ci permettono di conoscere il ritorno di ogni esposizione del vostro marchio in TV e sui media. Inoltre, crediamo nel calcolo del ROI come misura ultima del vostro successo: così sappiamo dirvi per ogni centesimo speso quanti ne state guadagnando.
Risparmiate tempo e denaro
Quando ci si avvicina per la prima volta ad una sponsorizzazione o a un progetto di marketing sportivo è difficile conoscere immediatamente quali siano gli interlocutori corretti, quale il flow decisionale e quali le giuste tempistiche per ogni processo. Lo sport è un ambito d’azione molto specialistico e inserirsi efficacemente nei suoi percorsi può richiedere un sacco di tempo e quindi di denaro. Noi invece conosciamo referenti e ambiti d’azione e sappiamo con chi parlare, quando e in che modo. Così anche voi siete più efficaci.
Sedetevi, rilassatevi, ci pensiamo noi
Da più di 30 anni ci occupiamo di sponsorizzazioni sportive e di marketing sportivo. Siamo consulenti, nel senso che il nostro obiettivo è quello di massimizzare il vostro investimento, ma siamo anche un’agenzia che gestisce il progetto dall’inizio alla fine. Lo facciamo dal 1995 con passione e professionalità, seguendo tre principi che sono diventati cardine della nostra attività: indipendenza, verticalità e trasparenza.
Conosco e lavoro con Riccardo Tafà dal 1995, quando per la prima volta abbiamo collaborato insieme ad un progetto per il Team Williams di Formula 1. Da allora abbiamo sviluppato molti altri accordi. Dopo avere lasciato Williams per lavorare con Gerhard Berger alla scuderia Toro Rosso, mi sono rivolto nuovamente a Riccardo per trovare un fornitore di utensili per il team, e Riccardo ha risposto positivamente con un’introduzione ad USAG: la partnership fra USAG e Toro Rosso sarebbe poi durata ben cinque anni. Di recente ho assunto il ruolo di Group Commercial Director per la prestigiosa squadra Andretti Autosport e mi trovo nuovamente a lavorare con Riccardo su una quantità di interessanti progetti. Perchè dunque questa collaborazione dura da così tanto? È un uomo capace, conosce egregiamente il lato commerciale dello sport ed è onesto e affidabile. Riccardo Tafà è un uomo del fare, più che del parlare: in oltre 20 anni non ho mai avuto uno screzio con lui o con una delle aziende che mi ha presentato. Inoltre, ciascuna delle partnership ha generato un ROI notevole sia per lo sponsor che per la parte sportiva. Non riesco a pensare a nessuna migliore testimonianza di questa per descrivere il lavoro di Riccardo.
Jim Wright
Group Commercial Director
Da oltre 10 anni lavoriamo con RTR Sport, gli obiettivi e i programmi di collaborazione continuano a rinnovarsi e a crescere con grande soddisfazione da parte nostra. Personalmente considero RTR una squadra di grandi professionisti capitanata da Riccardo Tafà che considero abbia competenze eccezionali e una sviscerata passione per il proprio lavoro.
Lucio Cecchinello
Team Principal
Vorrei porre in rilievo che tra le qualità di RTR c’è la sua grande abilità nell’approcciarsi strategicamente allo scenario delle sponsorizzazioni, connessa ad un modo di fare appassionato, una enorme volontà di risolvere i problemi, e una robusta professionalità.
Gianluca Degliesposti
Executive Director Server&Storage EMEA
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