In MotoGP

Nel viaggio che separa la provincia argentina e lo Stato dove tutto è più grande, qualcuno dovrà pur porsi la fatale domanda. Questo Vinales durante la stagione di MotoGP 2017 si può fermare? E se sì, chi è l’incaricato della rincorsa?

Vinales al GP di Argentina

Sia ben chiaro: la prova di domenica del giovane spagnolo non è un fulmine a ciel sereno. Al contrario, sin da Valencia dell’anno scorso, l’intero paddock era consapevole che il nuovo alfiere Yamaha avrebbe dato più di un grattacapo a grandi e piccini. Ma fra niente e tutto c’è una bella differenza. Il numero 25 della casa dei tre diapason ha inanellato una pre-temporada perfetta e ha vinto sia in Australia che in Qatar, dominando entrambi i weekend. Un tempo si sarebbe detto “percorso netto”.

Vinales e Rossi

Senza girarci troppo attorno, oggi Maverick ne ha più di tutti: più del monumentale Rossi, più della coppia Repsol, più di una Ducati sfortunata e ancora in fase di studio. Dal canto suo, il pilota di Figueres sa di dovere mietere fino a quando i campi sono biondi senza lasciare spazio ad indugi, poiché il bottino di questo inizio 2017 verrà comodo se e quando gli altri inizieranno a trovare finalmente prestazione e costanza. A quel punto, bisognerà vedere se il divario che lo spagnolo ha scavato sarà colmabile.

L’alchimia perfetta fra Vinales e la sua M1 fin dal giorno uno è quello che gli altri non sono ancora riusciti a trovare e su cui, con maggiore o minore divario, il resto del gruppo sta lavorando. Al momento, l’unica condizione che pare avere portato un po’ di disagio all’attuale leader del mondiale è il bagnato, su cui lo stesso Vinales ha confessato di potere avere più di un margine di miglioramento. In tutto il resto del panorama metereologico -notte, giorno, caldo, freddo, umido- agli altri tocca inseguire.

Difficile dire se l’errore di Marquez sulla pista di Termas sia dovuto o meno alla pressione che il puledro Yamaha sta esercitando. Quel che è certo, tuttavia, è che la prossima tappa americana sarà già un crocevia fondamentale per la Honda e per il 93, abituati da sempre a dominare in terra texana. Se per caso Vinales e la Yamaha dovessero dare la zampata anche al Circuit of the Americas, si aprirebbe una scucitura già difficile da rimontare.

Campanilismi a parte, l’unico che al momento sembra avere la costanza e il rendimento per provare ad essere davanti con costanza, nonostante una pre stagione difficoltosa, è il sempreverde Rossi, che nella domenica argentina è riuscito ad inanellare l’ennesimo recupero decisivo, complice anche lo straordinario lavoro del suo garage.

Complicato, così su due piedi, dire quali siano gli ingredienti della magia che Briggs, Galbusera e compagnia buttano nel pentolone col numero 46 nella notte fra il sabato e la domenica. Certo è che per la seconda volta consecutiva Valentino gira in gara un secondo più veloce delle prove. Certo invece è che questa Yamaha, un po’ più difficile da guidare della versione 2016 è più dolce sulle gomme nella seconda metà di gara, consentendo ai due in blu di girare con una costanza e di passo che agli altri non appartiene.

Cal Cruthlow al GP di Argentina…

Il terzo lato felice del poliedro sudamericano è Crutchlow. Il pilota britannico mostra una volta di più che, quando rimane in piedi, non lesina filo da torcere a nessuno e che la moto messa a punto da Cecchinello e compagni ne ha quasi tanto quanto le ufficiali.

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Il resto del gruppo, purtroppo, ha dato in queste due prime uscite troppi pochi elementi per completare l’equazione del ragionamento. Lorenzo conclude nella ghiaia e senza voto, ancora alle prese con un processo di apprendimento che certamente è lungo e oneroso. Nessuno, evidentemente, può discutere la cifra tecnica e il talento del maiorchino, quindi occorrerà riprendere il discorso quando fra il 99 e la Ducati saranno completate quanto meno le presentazioni. Dovizioso in Argentina ha pescato l’ennesima carta sfortunata di un mazzo che ha sempre troppi due di picche e pochi re di cuori: probabilmente avrebbe potuto terminare quarto, ma un Espargaro garibaldino anziché no lo ha centrato in pieno stile Bowling Alley lasciando i “se” e i “ma” di Borgo Panigale ancora senza rispetto troppo certe.

Come detto, per quanto sia solo il round numero tre, la gara americana rappresenterà già un check point decisivo per il mondiale. Come dimostra la storia recente, sapere vincere in trasferta e lontano da casa vale doppio e chi ha saputo fare bene nel trittico di apertura e nel triplete asiatico ha spesso terminato il campionato con l’alloro in testa.

Siamo appena partiti. E siamo già alle fasi decisive.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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