In Formula 1

È stata annunciata nelle scorse ore la W Series, un campionato motoristico di monoposto per sole  donne che prenderà il via sotto l’egida della FIA dal 2019, con sei gare in programma e l’obiettivo di fare crescere la componente femminile nelle maggiori serie del motorsport mondiale.

Le ragazze al volante delle monoposto della W Series saranno selezionate attraverso diversi bootcamp e test drive da un panel di esperti e -dicono i promoter della serie- nessun pilota dovrà sborsare un solo centesimo per partecipare al campionato.

Tutte le partecipanti alla W Series correranno con la stessa monoposto, la Tatuus F3 T-318, omologata secondo le attuali specifiche della F3 FIA. La vettura, che è innalzata ai moderni standard di sicurezza della F1 con Halo, sedile estraibile, impact panels e via discorrendo, potrà contare su un 4 cilindri turbocharged da 270 cavalli preparato da Autotecnica Motori. Centraline Magneti Marelli, freni Brembo e cerchi OZ  10”x13” all’anteriore e 12”x13” al posteriore completano l’allestimento.

Polemiche e fratture

Come era prevedibile, l’introduzione della categoria ha generato una totale frattura nell’audience degli amanti del motorsport. Chi, da un lato, saluta l’introduzione della W Series come un grande momento di sport e una straordinaria opportunità di crescita grassroot per le quattro ruote al femminile e chi, dall’altro canto, bolla questa operazione come una sconfitta per le donne di tutto il mondo del motorsport e uno strumento di ulteriore discriminazione.

Una cosa è certa, sono passati più di quaranta anni da quando l’ultima donna, la piemontese Maria Grazia Lombardi, al secolo “Lella”, prese parte ad un Gran Premio di Formula 1. Era la seconda donna a farlo nella storia della massima serie dell’automobilismo, dopo Maria Teresa de Filippis, quasi vent’anni prima. Dopo di loro, altre donne si sono sedute al volante delle più potenti monoposto del mondo, senza mai però prendere parte ad una gara: da Divina Galica a Desirè Wilson, da Giovanna Amati  a Susie Wolff, da Maria de Villota a Simona de Silverstro, dalle più recenti Carmen Jordà a Tatiana Calderòn.

Altresì, rispondono taluni, è vero che nulla impedisce o ha impedito alle donne di correre nell’élite delle ruote scoperte e che, a differenza della maggior parte degli sport, automobilismo e motociclismo sono da sempre stati aperti ad ambo i sessi.

Difficile dire se l’introduzione della W Series sia una risposta efficace ad un tema a lungo dibattuto: quello delle donne nel motorsport. Curiosamente, proprio a questo soggetto queste pagine hanno dedicato un articolo negli scorsi giorni, partendo dalla vittoria di Ana Carrasco nel Campionato Supersport300.

Calendario, entries, diritti televisivi e altri dettagli non sono ancora stati comunicati, ma è chiaro che la serie farà parlare di sè.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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