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Sono molte, purtroppo, le tragiche storie nate dal mondo dello sport. Una delle più tristi, però, è forse di quella di Marco Pantani, morto esattamente dieci anni fa. Pantani è stato il più grande scalatore della sua generazione, una leggenda in Italia come all’estero. Sia chiaro, da subito, Marco era coinvolto personalmente e sportivamente in traffici poco leciti, che lo hanno molto probabilmente portato a spegnersi a 34 anni in un Hotel di Rimini a San Valentino nel 2004.

Pantani era stato soprannominato “il Pirata”, per il look inconfondibile con orecchino e la bandana con il teschio. Era un personaggio unico, un artista forse più che un atleta. Ancora oggi, nella Romagna dove è nato, Pantani è un’icona, sia per la accoppiata Giro/Tour sia per il suo modo di correre, di gareggiare. Fosse quel che fosse, Pantani era carismatico, o -come lo definì Jalabert- “un genio su un bicicletta”.

Se vogliamo, rimane un mistero come mai Marco, nonostante tutto quello che è emerso negli ultimi dieci anni, rimanga una figura così celebrata e così idolatrata, ancora oggi. Per quelli di Cesenatico, il paese dove nacque e visse, Marco è ancora uno di “chi burdel“, quei ragazzi, quelli del Paese, come se non se ne fosse mai andato.

Durante la sua carriera Pantani ottenne 36 vittorie da professionista, fra cui otto tappe di Giro e Tour anche se, senza dubbio, entrò nella storia con la vittoria delle due gare più prestigiose del Mondo, Tour e Giro, nel 1998. E’ stato il primo italiano a riuscirci dopo Fausto Coppi, tanto per fare un nome qualunque. Semplicemente correre nello stesso anno Tour e Giro è un’impresa che pochi si azzardano a tentare. Figuriamoci vincerli.

Le vittorie più sorprendenti erano sempre ambientate sulle montagne. A differenza dei missili odierni, precisissimi, lineari, perfettamente regolari, Pantani perdeva minuti su minuti nelle crono per poi recuperare tutto in incredibili salite e lunghe fughe sulle vette. La sua scalata all’Alpe d’Huez nel tour del 1995 rimane ancora oggi una delle più straordinarie imprese mai compiute da un uomo in bicicletta, così come l’attacco al Galibier nel 98. Parimenti, il suo duello con Armstrong sul Mont Ventoux è uno dei momenti più emozionanti della storia dello sport dell’ultimo secolo.

Certo, lo sappiamo benissimo oggi, ognuna di quelle prove era viziata dal doping. Pantani negli anni prese talmente tanta EPO da passare da talentuoso amatore a Double Grand Tour Winner. Un report del Senato Francese dell’anno scorso ha confermato il sospetto già largamente affermato che il ciclista romagnolo abbia fatto uso di sostanze dopanti durante il tour del 1998, anche se indiscrezioni affermano che l’uso di droghe fosse iniziato già dagli anni delle giovanili.

Sebbene Pantani non fu mai trovato positivo al doping durante la sua carriera, fu espulso dal  Tour de France nel 1999, mentre era in testa alla gara, a causa del suo livello di ematocrito misurato al 52% , 2 % al di sopra del livello consentito dall’UCI . Di conseguenza, tutta la sua squadra si ritirò e Pantani venne sospeso dalle corse per due settimane: in realtà non corse più per quella stagione. Quell’espulsione segnò l’ inizio della tragica fine di Marco.

Affrontò spese di frode sportiva nel ’99 , ma non fu mai trovato colpevole. Un anno dopo ricevette una condanna detentiva sospesa per gli elevati livelli di ematocrito ma venne poi ribaltata in appello. Nel 2002 , Pantani venne espulso dall’UCI per sei mesi dopo che una siringa contenente tracce di insulina venne trovata nella sua stanza d’albergo in una ricerca durante il Giro del 2000.

Oramai il Pirata era l’ombra di se stesso . Al suo ritorno per il Giro d’Italia nel 2003 finì con un rispettabile 14 ° posto, ma venne schiacciato dalla sua mancanza al Centenario del Tour de France. Finì poi immerso in una profonda depressione e controllato in una clinica psichiatrica pubblicamente umiliato dalle autorità, sentendosi una vittima.

Gli amici lo descrissero come un paranoico delirante; emerse poi che aveva cominciato a prendere  cocaina nel 1999. Nel febbraio del 2004 , Pantani alloggiava in un albergo a Rimini e usciva di rado. Cinque giorni dopo, fu trovato morto .

La storia però non è finita. L’anno scorso , la madre di Pantani ha chiesto una nuova inchiesta sulla morte del figlio, sostenendo che era stato assassinato. Al momento della sua morte, le teorie cospirative abbondavano: si pensava che gli fosse stata iniettata nel sonno qualche sostanza da un rivale in affari, che il Comitato Olimpico l’aveva incastrato e che venne ucciso per impedirgli di palare del doping nel peloton.

E ‘ improbabile che un’indagine avrebbe dato molto peso a queste teorie. Purtroppo, sembra che Marco Pantani abbia ucciso Marco Pantani. In uno sport dove i personaggi reali sono troppo pochi , Pantani sarà comunque ricordato per sempre .

Redazione RTR Sports
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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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