In Formula 1
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Bisogna decidersi, questo mi par chiaro. Bisogna decidersi sul ruolo di queste gomme all’interno del Campionato motoristico più prestigioso al mondo e sul futuro della Formula 1 come punta planetaria dell’automobilismo. Bisogna decidere se è gioco di ruolo o se gara di velocità fra le macchine ed i piloti migliori. Senza far polemica, non è accettabile che 5 pneumatici 5 esplodano nello stesso Gran Premio. O è F1, o è partita a dadi. Delle due l’una.

Proprio nel weekend del trionfo della MotoGP (poichè, sissignori, il weekend di Assen è stato qualcosa di stupefacente), a Silverstone va in onda un Gran Premio confuso, pasticcione e pasticciato, frutto anche della mattanza gommata Pirelli. Lo vince Rosberg, cui gli dei delle quattro ruote pare rivolgano il loro favore nelle giornate in cui, come a Monaco, si capisce poco o nulla. Secondo Webber, poi Alonso, Hamilton, Raikkonen, Massa, Sutil, Ricciardo. Vettel ci mette poco a capire che la giornata non è un gran chè: prima si presenta ai box con un grande taglio sulla gomma posteriore sinistra, poi rompe il cambio e parcheggia a metà rettilineo. Safet Cay e amen.

Al rientro, a 7 giri dalla fine, va in onda il Gran Premio vero: una mini corsa in cui Alonso e Webber danno spettacolo e il pubblico se la gode. L’asturiano conduce una straordinaria rimonta e l’australiano fa vedere che ha ancora qualche coniglio nel cilindro da estrarre. Magra consolazione: è purtroppo evidente che il cavallino odierno, senza il cirque-flamboyant andato in scena, avrebbe fatto fatica a piazzarsi sul podio.

In ogni caso, così non ci siamo. E’ opinione personale di chi scrive che un conto sia cercare di apportare qualche modifica al regolamento in qua e in là, mentre tutt’altro è riempire lo sport di variabili impazzite e incontrollabili. Le gomme, oggi, sono una di quelle variabili. Spinta dalla continua pressione della Federazione a produrre coperture “spettacolari e imprevedibili“, Pirelli ha generato un prodotto che (è sempre mia opinione) sta mettendo in ombra il campionato stesso. Fra pneumatici che esplodono, gomme che durano 6 giri, test segreti e infinite telenovele sulle novità da introdurre, è diventato un campionato di “gommisti“. Questo, purtroppo, non è sostenibile. Diceva una volta Montezemolo, parlando del ruolo dell’aerodimanica, che “qui non facciamo aeroplani o satelliti, qui facciamo macchine“. Le gomme, come l’aerodinamica, il carburante, l’elettronica, le propulsioni, devono essere parte -e non protagonisti- di un campionato di automobilismo.

A Silverstone Pirelli ha portato gomme di nuova concezione che non erano mai state del tutto testate (almeno apertamente): la casa italiana dice di aver avuto in tasca anche altre soluzioni che però non sono state accettate unanimemente da tutte le scuderie. Come sempre, capire dove stia il vero è cosa impossibile.

By Emanuele Venturoli – RTR Sports Marketing
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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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