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Per fermare immediatamente il discorso LA Lakers, in realtà LeBron ha già fatto chiaro più di una volta che ad Hollywood non ci vuole andare. Non si capisce bene se sia questione di rimanere all’est o semplicemente per una propria idiosincrasia che lo tiene lontano dalla squadra gialloviola, ma tant’è.

Per capire il resto dei fattori di cui si stava parlando in precedenza invece occorre fare un salto indietro all’estate 2010, quando si è consumato quello psicodramma tutto americano che è stato “The Decision“, ovvero il momento in cui, in diretta nazionale, LeBron ha annunciato che avrebbe lasciato Cleveland per portare il suo talento a South Beach, direzione Florida. Senza ombra di dubbio, insieme allo scandalo Woods, e alla recente vicenda Armstrong-Oprah, quello fu uno dei momenti più ricchi di tensione dello Sport Business a stelle e strisce. Andandosene dai Cavs LeBron fece una scelta normalissima per molti ma atroce per i fans dei Cavaliers e l’intera città di Cleveland: venne accusato di essere un “quitter” (uno che abbandona), un “cheater” (uno che tradisce), si prese del vigliacco e per diverse settimane in città si consumarono scene di vera psicosi. Maglie bruciate per strada, maxi cartelloni strappati via dai muri, video di disprezzo postati su YouTube a decine di centinaia.

E’ passato tanto tempo da quell’estate, e LeBron ha dimostrato che la decisione ha pagato: due titoli di MVP (quello della stagione regolare e quello della Finale), un Anello di Campione NBA e una Medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Londra 2012 dimostrano ampiamente in quale posizione del firmamento sportivo sia incastonato quel gioiello cestistico che è LeBron James. Eppure quando, solo poche ore fa, i microfoni di una rete nazionale americana hanno avvicinato il campione per chiedergli se davvero era intenzionato a tornare ai Cavs, lui ha risposto: “In fondo, perchè no? Sarebbe grandioso e sarebbe bello giocare di nuovo per quella gente. Mi sono divertito in quei 7 anni là. Ora sono qui, sono un giocatore di Miami e sto bene. Ma non escludo di tornare a Cleveland. E se decidessi di tornare, spero mi accetteranno di nuovo“.

Lebron JamesSarebbe un colpo, ma non per tutti. Il ritorno sarebbe straordinario per tutti tranne che per uno, LeBron stesso, che con la città di Cleveland è legato a doppio filo, per ragioni familiari e per ragioni di gloria interplanetaria. Inoltre, come ha giustamente scritto Adrian Wojnarowski, columnist di Yahoo! Sports, James è, almeno nella sua testa, un perenne Free Agent, che necessita di nuove sfide e nuovi traguardi. Tornare sarebbe stellare, incollerebbe il mondo allo schermo. La sua prima partita con di nuovo la maglia dei Cavaliers addosso sarebbe qualcosa da raccontare ai nipoti. E questa Lega ha bisogno di storie, di fiabe, e Stern in primis lo sa ed ecco perchè c’è da scommetterci che la scelta di un “comeback” non sarebbe certo osteggiata. Anzi.

Come la prenderebbero i tifosi di Cleveland? Questo è un dubbio infondato: in poche ore James sarebbe di nuovo il figlio prediletto, verrebbero rialzati i cartelloni e ricomprate le maglie. Si torna a casa.

Davvero, se capitasse io non me la vorrei perdere.
Se davvero dovesse tornare, io me ne vado in America.

By Emanuele Venturoli - RTR Sports Marketing
Nella Foto: LeBron James, ai tempi di Cleveland e Miami
Pictures from the web

 

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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