Sponsorizzazioni sportive in Italia: un settore in crisi?
Da quando è iniziata la crisi delle sponsorizzazioni in Italia? Facile dire nel 2008 in concomitanza con l’inizio della crisi economica. In realtà stiamo assistendo ad una tempesta perfetta con più fattori che complicano la vita del settore.
Molte piccole agenzie sono scomparse, consolidandosi spesso in gigantesche e tuttologhe strutture col risultato di perdere le professionalità di quelli che avevano frequentano certe discipline per decenni.
Ovviamente la frenata a cui abbiamo assistito, con un PIL che rimane sotto i valori pre-crisi nonostante la ripresa (stando ai quotidiani, confrontando il quarto trimestre del 2017 con il primo trimestre del 2008 siamo ancora indietro del 5,7% ) è certamente una delle cause: come è noto le aziende tendono a tagliare i costi della comunicazione quando si naviga in brutte acque.
TV in chiaro VS TV a pagamento
Ma ancor di più della crisi, credo che l’evento che ha innescato questo passaggio a vuoto nel settore delle sponsorizzazioni sia il passaggio dalla TV in chiaro alla TV a pagamento. Per fare un esempio in Italia si è passati dai 4/5 milioni di spettatori della MotoGP al milione quando le cose vanno benissimo (che poi si tratti di un target altospendente e pregiato posso essere d’accordo ma sempre un quarto dei precedenti rimangono e se il mio intento è vendere uno shampoo o una caramella gli altospendenti mi interessano relativamente).
Da questa situazione discende, credo, un interesse sempre più marcato da parte degli operatori di settore (accessori e ricambi in primis oltre agli onnipresenti energy drink) ed un allontanamento dei prodotti e servizi di largo consumo, eccezion fatta per Ducati che sfoggia dal 2018 alcuni grandi nomi dell’elettronica.
Questo discorso non vale solo per le moto, leggete cosa dice il CEO di Liberty Media Chase Carey, nuovo proprietario della Formula 1, sulle audience Italiane, uniche in decrescita nel 2018 in un panorama altrimenti roseo https://www.racefans.net/2018/08/10/f1-audience-drop-pay-tv-move-carey/
Un assottigliamento della fanbase
Il rischio che si corre non è tanto quello di un passaggio difficile per la disciplina sportiva e per la sua capacità di finanziarsi con gli sponsor: il rischio vero è quello di un assottigliamento della base, della scomparsa dei tifosi.
Se non ci si mostra ai giovani, se non li si mette in condizione di godere dello straordinario spettacolo che il motorsport può offrire, l’intero settore ne risentirà, non potendo contare per sempre su quelli che negli anni ottanta si sono innamorati di due e quattro ruote. Ergo, se uno sport non può contare su una platea numerosa di appassionati il gioco si rompe.
È solo la passione e la numerosità dei tifosi (e dei telespettatori) che possono indurre le aziende ad investire. D’altro canto uno sport che non è visibile ai più difficilmente riesce a fare proseliti e ad allargare le fila degli interessati prima e degli appassionati poi.
Se si guarda al breve probabilmente questo passaggio (chiaro – pagamento) ha dato in termini economici frutti notevoli; adesso però si corre il rischio di assistere ad un lento declino. Si ha bisogno di nuovi appassionati, di rinnovata visibilità.
L’ingresso degli OTT e la tecnologia
Ma rimango ottimista, gli organizzatori, almeno quelli del mondiale a due ruote, stanno reagendo nella maniera giusta. Prova ne è il passaggio in Spagna nel 2019 da Movistar a DAZN che dovrebbe assicurare la possibilità ai tifosi di guardare l’intero campionato a costi molto accessibili. L’apertura all’OTT è l’ennesimo dimostrazione dell’oramai inscindibile legame tra lo sport e la rete.
Si va verso nuove modalità di fruizione, anche on the go, su dispositivi diversi dai soliti, approfittando anche della sempre maggiore copertura wi-fi e 4G (in attesa delle reti 5G) che ci permetterà di godere dei nostri spettacoli preferiti in ogni dove.