Sports Marketing: F.C. United, Pride of Manchester. Il Club Nelle Mani Dei Tifosi
F.C. United of Manchester
Orgoglio locale e spirito di appartenenza, con la memoria e il rispetto delle proprie origini: ecco i connotati dell’F.C. United of Manchester, la terza squadra della città del nord-ovest britannico. Dal 2005, il club è interamente nelle mani dei tifosi, organizzati in una community con meccanismi democratici, basata sul sistema del crowdfunding e fan-ownership, che nei prossimi mesi avvierà la costruzione del proprio stadio di proprietà.
C’erano una volta due squadre, realtà di una stessa città, facce diverse della medesima medaglia. Il Manchester United F.C., da un lato, club dei “Busby Babes” con i connotati più nobili di una city divenuta (per il calcio) celebre in tutto il mondo. Il Manchester City F.C. dall’altro, la squadra dei “Citizens”, con radici nelle zone più popolari. Una compagine, quest’ultima, celebre per avere la sfortuna marchiata nel d.n.a., cresciuta all’ombra dei cugini più titolati e famosi.
C’erano una volta, appunto, perché il dualismo tipico di Manchester, oggi, non ha più motivo di esistere. Per lo meno, è confinato ai terreni verdi della Premier League, perché nell’operosa città del nord-ovest britannico, da qualche tempo vi è una terza realtà che risponde al nome di F.C. United of Manchester. Un club, quest’ultimo, la cui genesi va ricondotta all’avvento in casa United dei fratelli Glazer, che come avvoltoi misero le mani sulle azioni di una tra le più forti compagini dell’ultimo trentennio in Europa, nel 2005. Poco dopo, ecco il colpo di scena: un manipolo di tifosi dissidenti si distaccò scegliendo di fondare un nuovo club, nato con il nome di F.C. United, in ossequio a una tradizione sempre più annacquata e offuscata da operazioni di carattere meramente commerciale.
Una testa, un voto
F.C. United of Manchester
Le parole di Luc Zentar, uno dei fondatori e primo segretario del club, descrivono al meglio i sentimenti che fanno da sostrato alla clamorosa scelta: “Sono stanco di questo calcio e di ciò che è diventato: denaro, arroganza, mancanza di collegamento tra i giocatori e i tifosi, il modo in cui noi tifosi siamo trattati, il clima di Gestapo che ci circonda. Non posso accettare il fatto che si debbano pagare 36 sterline per entrare in un luogo privo di atmosfera, in cui non è possibile stare in piedi o stare seduti vicino ai tuoi amici”.
“We still believe, football is coming home” (“Ci crediamo ancora, il calcio sta tornando a casa”), sembra essere il messaggio incarnato dai tifosi di Manchester che in questo progetto hanno creduto fin dall’inizio con grande entusiasmo. Il calcio viene interpretato come valore, patrimonio di una comunità di persone, fatto di divertimento e condivisione.
Le strategie della società sono state fin da subito molto chiare: il club è di proprietà dei tifosi che hanno sposato il progetto investendo la quota stabilita (12 sterline all’anno per gli adulti, appena 3 per ragazzini sotto i 16 anni). Ogni fan è titolare della medesima quota, anche se sono possibili acquisti di membership da “spalmare” in più anni, contribuendo quindi alla capitalizzazione con contributi più sostanziosi, esattamente nella dinamica dell’acquisto di un abbonamento alle partite anziché dei singoli biglietti volta per volta. Ciascuno degli associati, inoltre, ha diritto a esprimere il proprio voto in maniera libera e democratica per le decisioni adottate di volta in volta dal club.
Dallo statuto, accessibile al sito ufficiale, si evince che non è prevista la possibilità che un singolo tifoso possa acquisire l’intera società, nè tanto meno che gli eventuali proventi siano ripartiti tra i possessori della membership. Le sponsorizzazioni, per altro, sono consentite, pur con la preclusione di loghi o stemmi commerciali sulle divise indossate dai calciatori. Tutte le entrate sono reinvestite nella gestione ordinaria del club, senza compensi elargiti ai dirigenti, 11 in totale, scelti per votazione e per i quali la carica massima (senza stipendio, appunto) è di due anni, pur con la possibilità di essere rieletti immediatamente.
Lo stemma e i colori sociali
La scelta dello stemma del club affonda le proprie radici non esclusivamente sul forte senso di appartenenza alla storia calcistica della città di Manchester da parte dei tifosi. I tifosi, aderenti al trust dell’F.C. United hanno scelto un emblema in grado di rappresentare un elemento di discontinuità rispetto alla tradizione più recedente del Manchester United F.C., protagonista di una sorta di evoluzione in negativo dei valori fondanti l’ideale calcistico incarnato dai tifosi.
Lo stemma del club più famoso d’Inghilterra, il Manchester United appunto, ha subito nel tempo numerose modifiche, perdendo connotati ritenuti fondamentali per storia e tradizione, quali le tre strisce identificative della città, in luogo di un diavolo rosso che nell’ultimo ventennio ha reso celeberrimi i “Red Devils” nel mondo. Simbolo dall’indiscutibile appeal commerciale, ma che poco o nulla centrava con la storia ultra centenaria del club.
Ecco, dunque, come la tradizione torna a dipingersi su logo e divisa dell’FC United of Manchester. Lo stemma è un tondo recante la dicitura “Football Club United Of Manchester”, con gli emblemi tipici della storia e dell’identificazione con la città. Il completo da gara principale è invece composto da maglia rossa, pantaloncini bianchi e calzettoni neri: sono questi i colori sociali, identici a quelli del Manchester dei primi del ‘900, nel passaggio dall’originario nome della fondazione (Newton Heat) a Manchester United.
Successi e rovesci sul campo
L’F.C. United disputa oggi il campionato di Northen Premier League, o Evo-Stick League, la settima divisione nella gerarchia del calcio inglese, dove i “Red Rebels” (così sono soprannominati) lottano per l’accesso nella griglia playoff.
La storia del club, dal 2005 mette in luce un palmares di tutto rispetto, pur trattandosi di successi in tornei semi-professionistici: 3 promozioni, 5 trofei vinti (con importanti riconoscimenti per le squadre giovanili) e nella passata stagione i playoff per la promozione persi per una sciagurata gara casalinga sfuggita di mano negli ultimi minuti.
Tra gli altri eventi che hanno reso famosa la giovane compagine di Manchester, anche una serie di amichevoli organizzate in Europa, tra cui quella contro i tedeschi del St. Pauli per un match celebrativo del Centenario della squadra di Amburgo, contro una selezione all starsdei locali.
Lo stadio
La casa della squadra è Gigg Lane, stadio sito a Bury, distretto metropolitano della Greater Manchester.
Inaugurato nel 1885, oggi l’impianto ha una capacità di 11.840 spettatori ed è teatro delle sfide interne del Bury F.C., squadra minore del calcio inglese attualmente impegnata in Football League One (la terza divisione in ordine di importanza) con una storia impreziosita anche da due Coppe d’Inghilterra agli inizi del ‘900.
Gigg Lane è condiviso dal Bury F.C. con l’F.C. United of Manchester a partire dalla stagione 2005/06, a seguito della fondazione della terza squadra di Manchester.
Tra sogno e realtà
Nei primi mesi del 2012 l’F.C. United of Manchester ha festeggiato il raggiungimento di un importante traguardo. Tramite la fan-ownership, infatti, oltre 1,6 milioni di sterline sono state raccolte attraverso un’ emissione di azioni del club. Il tutto per contribuire al finanziamento di un nuovo stadio per le gare interne, di proprietà del club (e quindi dei tifosi), nella zona nord di Manchester, a Moston. La cifra raccolta servirà a sbloccare nei prossimi mesi un finanziamento a fondo perduto di 4,6 milioni di sterline complessive per la realizzazione del nuovo impianto.
“Raggiungere il nostro obiettivo con l’emissione di azioni”, ha recentemente commentato Andy Walsh, general manager del club, “è un risultato fantastico, soprattutto nel clima economico attuale. Crediamo che questo sia il risultato migliore mai raggiunto da tifosi di calcio in maniera del tutto indipendente. La raccolta di capitali attraverso la condivisione delle azioni con la comunità del club rappresenta un fatto unico nel calcio inglese, concreta alternativa al modo con cui il calcio viene gestito e finanziato’’.
F.C. United per la comunità
La società, inoltre, ha recente ratificato la propria “unione” ai numerosi club che sostengono Supporters Direct, una delle organizzazioni più importanti a livello europeo per gli azionariati popolari ed iniziative di fan-ownership. La stessa Supporters Direct ha patrocinato il lancio ufficiale dell’Anno internazionale delle cooperative delle Nazioni Unite. Evento che coprirà tutto il 2012 e metterà in evidenza l’importante lavoro che le cooperative svolgono in tutto il mondo. La dichiarazione d’intenti, accessibile sul sito ufficiale dell’organizzazione, è stata distribuita a tutte le associazioni di tifosi che partecipano alla proprietà dei club in tutta Europa; tra questi, anche Barcellona F.C. e numerose realtà della Bundesliga tedesca. Un’occasione, questa, per affermare l’importanza del movimento dei sostenitori per il calcio e ricordando a tutti che i Supporters Trust sono più forti che mai.
Ancora Andy Walsh ha commentato così l’iniziativa: “Il nostro club afferma principi simili a quelli di Rochdale Pioneers, uno dei principali e più antichi movimenti cooperativi europei nato proprio nella Greater Manchester. Ci siamo formati come club in conseguenza dello sfruttamento dei tifosi di calcio. In un anno che celebra i benefici della gestione cooperativa, abbiamo pensato di evidenziare l’importante ruolo che i club di proprietà dei fans possono avere nel calcio, così ci siamo avvicinati a Supporters Direct, cercando un suggerimento su come celebrarli e promuoverli. Siamo orgogliosi di firmare questa dichiarazione di intenti e di essere parte di un movimento in crescita che sta dimostrando che una cooperativa democratica può essere una alternativa al modo in cui è attualmente strutturata la proprietà e gestione dei club nel calcio.”
La festa non finisce qui, tutt’altro. A Manchester, sponda F.C. United, i sogni continuano a volare liberi, perché con la forza di molti si possono raggiungere vette insperate. Con pazienza, certo, ma anche e soprattutto con la consapevolezza che il calcio è e rappresenta un patrimonio per intere generazioni. Al di là dei risultati sportivi, in qualsiasi categoria, ilfootball è uno stile di vita, da interpretare quotidianamente con volontà, passione. Con un senso di appartenenza che la famiglia Glazer ha fatto svanire del tutto in questi tifosi. In ossequio a strategie commerciali del tutto incuranti di cosa significhi provare orgoglio nell’indossare una maglia o contribuire seppur in minima parte alla vita di un club, rappresentativo di una comunità di persone, prima ancora che attore protagonista dello sport più celebre al mondo.
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Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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