In Formula 1

Lewis-Hamilton_F1-mercedesAl termine del 2012, quando Mercedes aveva appena firmato Lewis Hamilton e lasciato congedare con onore Michael Schumacher, vennero fuori i conti e tutto il mondo fece “ooh” come nelle canzoni di Povia. La stella di Stoccarda aveva speso 242 Milioni di Euro, portato a 989 il personale del reparto corse, costruito un nuovo megahangar e consegnato un sacco di soldi alle assicurazioni che volevano maggiori garanzie dopo un 2012 con più del 40% di gare bagnate.

E il mondo intero giù, a sbellicarsi dalle risate.

Ieri, le due stelle d’argento hanno ufficialmente consegnato alla dirigenza del gruppo Daimler un mondiale costruttori mai davvero in discussione, con la nona doppietta dell’anno sulla neopistina per biglie russa di Sochi.

Mentre tutto il Bar Sport Italia sta ancora qui a chiedersi se Alonso sì o Alonso no in stile Elio e le Storie tese, nessuno si focalizza sul problema centrale, ovvero che Mercedes sta costruendo questa macchina, questa vittoria e questi anni a venire da almeno 5 anni.

Noi, (ma anche Red Bull e le altre motorizzate Renault) tenendoci la pancia dall’orgoglio, siam ancora qui a declamare che “noi facciamo motori, mica aeroplani” senza capire che la F1 non è la Sagra del Rombo da Motor Valley ma un posto dove si fa il futuro dell’automobile. In questo posto l’aerodinamica è importante, i consumi sono importanti, il recupero dell’energia è importante, la sicurezza è importante, gli investimenti buoni sono importanti.

In questo posto, Mercedes ha vinto perchè ha capito prima dove stava andando lo sport, che cosa stava succedendo al mondo dell’automotive, cosa serviva per vincere a mani basse un campionato.

History in the making” ha detto ieri Hamilton mentre superava il traguardo putiniano del Gran Premio di Russia. Si fa la storia. E la storia si fa con la pianificazione, con la progettualità, comprendendo l’idea che questo -più che altri sport- necessita di tempi lunghi.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e politica all’Università di Bologna, da sempre è appassionato di marketing, design e sport. Già prima di terminare gli studi inizia a lavorare nel marketing sportivo e scopre l’importanza di tutto quello che c’è al di fuori dal campo di gioco. Dal 2012 è in RTR Sports, di cui oggi è Head of Communication e Marketing Officer per i progetti legati alla Formula 1, alla MotoGP e al meglio degli altri sport a motore a due e quattro ruote.
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