Esiste un limite fra il giornalismo e il pettegolezzo macabro, ed è il medesimo limite che divide la decenza dal suo contrario. Esiste un confine fra il reportage e il cannibalismo, fra il mestiere di raccontare e la perversione dello sguazzare nel fango. Una cosa è tollerata, e tollerabile, l’altra semplicemente no. C’è un momento in cui le telecamere vanno spente, i microfoni riposti nelle borse e i blocchi note vanno ripiegati: questo momento, nella terribile vicenda di Michael Schumacher è ora.
Si badi bene, una volta e per tutte: questo confine non è un fatto di coscienza, di un comune sentire, né di una propria inclinazione. A dispetto di quello che si possa pensare, la linea fra ciò che è opportuno e ciò che non lo è esiste in maniera chiara, e palese, a discapito delle idiosincrasie. Troppe volte in queste ore si sono lette parole sconvolgenti e si sono viste immagini terribili riguardanti le condizioni dell’ex pilota Ferrari.
Su queste pagine, e sui nostri social media, non troverete pertanto nulla sulle condizioni di salute e sullo stato del recupero di Michael. Non troverete foto, non troverete assurdi report medici provenienti da questa e quella fonte. Non troverete nulla perché non è giusto, non è etico, non è rispettoso.
Forza Micheal, continua a lottare
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