Zhang, il calciatore voluto solo dall’ufficio marketing
Il più forte cinese nella storia della liga spagnola. Incidentalmente anche l’unico.
Zhang Chengdong e il Rayo Vallecano
L’estate è tempo di calciomercato. Alcuni sogni dei tifosi si squaglieranno come il Solero dimenticato al sole mentre altri giocatori, inizialmente derubricati alla voce “cotte estive”, diventeranno davvero i beneamini del prossimo anno di migliaia di supporter. Il calciomercato è come ricevere un regalo a sorpresa: potremmo trovarci di fronte a quello che desideravamo oppure, nel peggiore dei casi, potremmo costatare che quello che abbiamo sotto gli occhi è solo un “pacco”, un involucro vuoto.
L’unica certezza in questo folle gioco era che tutti si impegnavano a cercare quanto di meglio ci fosse. Nessuno comprava qualcosa che sapeva di scarsa qualità. I dirigenti più sprovveduti a volte venivano raggirati come le nonne che a Natale regalavano una Polystation convinte che non ci fosse differenza con la console Sony. Nonostante ciò però tutto era fatto in buona fede la maggior parte delle volte, tutti tornavano a casa con la certezza di aver acquistato il migliore calciatore possibile.
Oggi i tempi sono cambiati e non si valuta più unicamente il valore tecnico del singolo giocatore ma anche se questo possa avere un certo appeal commerciale. Succede ormai da almeno due decenni di assistere all’acquisto da parte di squadre blasonate di giocatori che possano, con le loro prestazioni, migliorare l’immagine del team in cui giocano nei loro Paesi. Questo processo è iniziato interessando prevalentemente i grandi team, di fatto vere e proprie multinazionali del pallone, mentre oggi si verifica anche all’interno di realtà più piccole.
Soprattuto in Spagna, dove esiste una netta sperequazione tra le possibilità economiche dei grandi team e società che faticano a sopravvivere, tante squadre hanno cercato maniere diverse per creare introiti e attirare investitori stranieri.
La necessità di aumentare le entrate ha imposto anche a club storicamente molto legati al territorio di guardarsi attorno. Il Rayo Vallecano è senza dubbio uno di quei club capaci di attirare le simpatie degli hipster del pallone. La squadra ha un rapporto stretto con la comunità del quartiere di Madrid che ne ospita lo stadio: i giocatori girano in biciletta per il quartiere e la società si espone per aiutare gli anziani della zona. I tifosi in cambio riempiono lo stadio sempre e si arrabbiano solo se si acquistano giocatori dalle simpatie politiche questionabili. Nessuno a Vallecas, la casa del Rayo, fino a dieci anni fa si era interessato a cose come la valorizzazione del brand Rayo fuori dai confini spagnoli. La congiuntura economica ha però costretto anche il Rayo a cercare nuove vie per sopravvivere. Come tanti prima di loro anche quelli del Rayo hanno pensato che la strada giusta fosse quella della via della seta.
Rayo Vallecano e Zhang Chengdong
E’ successo allora che, dopo il contratto di sponsorizzazione firmato con il colosso cinese Qbao, il Rayo si sia avviato a diventare la prima squadra spagnola ad avere un calciatore cinese. Fin qui niente di strano se non fosse che il suddetto giocatore avesse un curriculum tutt’altro che invidiabile anche se rapportato a quello di altri connazionali. Zhang Chengdong durante l’esperienza spagnola riuscirà a giocare solo 8 minuti dopo essere stato accolto con un perentorio: “Non so chi sia” dal suo allenatore Paco Jèmez (che oggi è andato a scoprire nuove frontiere calcistiche in Messico). Sicuramente a frenarne l’ascesa non è stato il suo carattere visto che a Madrid tutti quelli che hanno avuto a che fare con Zhang lo definiscono un ragazzo meraviglioso lesto a imparare la lingua , e con una forte etica del lavoro e una inappuntabile abnegazione. Il problema dunque era squisitamente tecnico come si potrà intuire dal fatto che il “Cristoforo Colombo mandarino” (come lo chiamò il periodico spagnolo Panenka) in due anni tra seconda serie tedesca, campionato portoghese, liga spagnola e rappresentativa nazionale riuscì a mettere insieme la bellezza di zero gol, pur giocando da esterno d’attacco.
I giornalisti cinesi, che già lo avevano seguito anni prima per documentarne gli infruttuosi provini con squadre di alto blasone tra cui pure il Milan, arrivarono a flotte anche nel periodo spagnolo, scombussolando la vita della comunità attorno alla squadra e dedicando al connazionale pagine e pagine.
La tua reazione quando chiedi alla dirigenza un esterno d’attacco e loro ti prendono Zhang Chengdong
Il Rayo Vallecano, ottenuto quello che voleva, ovvero far felice gli sponsor e farsi conoscere anche nel continente asiatico, rilasciò Zhang che tornò in patria senza al solito fare problemi. Non vi preoccupate per lui: oggi gioca nell’Hebei China Fortune che, per acquistarlo, ha versato ai rivali del Beijing Guoan ben venti milioni di euro. D’altronde Zhang è uno dei pochi calciatori di valore autoctoni in un campionato che obbliga a schierare in maggioranza giocatori cinesi. In più Zhang ha un altro vantaggio: parla spagnolo e portoghese e potrebbe aiutare all’inserimento eventuali stelle europee o sudamericane. Nonostante tutto però venti milioni per un ala che non segna da due anni sembrano sempre tanti, anche se all’occorrenza può essere utilizzato anche come traduttore.
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Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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Conosco e lavoro con Riccardo Tafà dal 1995, quando per la prima volta abbiamo collaborato insieme ad un progetto per il Team Williams di Formula 1. Da allora abbiamo sviluppato molti altri accordi. Dopo avere lasciato Williams per lavorare con Gerhard Berger alla scuderia Toro Rosso, mi sono rivolto nuovamente a Riccardo per trovare un fornitore di utensili per il team, e Riccardo ha risposto positivamente con un’introduzione ad USAG: la partnership fra USAG e Toro Rosso sarebbe poi durata ben cinque anni. Di recente ho assunto il ruolo di Group Commercial Director per la prestigiosa squadra Andretti Autosport e mi trovo nuovamente a lavorare con Riccardo su una quantità di interessanti progetti. Perchè dunque questa collaborazione dura da così tanto? È un uomo capace, conosce egregiamente il lato commerciale dello sport ed è onesto e affidabile. Riccardo Tafà è un uomo del fare, più che del parlare: in oltre 20 anni non ho mai avuto uno screzio con lui o con una delle aziende che mi ha presentato. Inoltre, ciascuna delle partnership ha generato un ROI notevole sia per lo sponsor che per la parte sportiva. Non riesco a pensare a nessuna migliore testimonianza di questa per descrivere il lavoro di Riccardo.
Jim Wright
Group Commercial Director
Da oltre 10 anni lavoriamo con RTR Sport, gli obiettivi e i programmi di collaborazione continuano a rinnovarsi e a crescere con grande soddisfazione da parte nostra. Personalmente considero RTR una squadra di grandi professionisti capitanata da Riccardo Tafà che considero abbia competenze eccezionali e una sviscerata passione per il proprio lavoro.
Lucio Cecchinello
Team Principal
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Gianluca Degliesposti
Executive Director Server&Storage EMEA
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