In Calcio, Marketing Sportivo

Un’altra stagione calcistica si concluderà questo weekend con quella che si appresta ad essere un’epica, prima e storica finale di UEFA Champions League tutta tedesca tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund. Ma oggi discuteremo di un “altro Monaco”, che ha tutta l’intenzione di far parlare molto di sé quest’estate durante la sessione di calciomercato e in futuro sul rettangolo di gioco. Per la precisione, stiamo parlando dell’Association Sportive de Monaco Football Club, una delle squadre più titolate di Francia, anche se ha sede nel Principato di Monaco, che si è contraddistinta principalmente per avere conquistato cinque volte la Ligue 1 e per aver preso parte alla finale di UEFA Champions League 2003/2004, persa contro il Porto di José Mourinho. Quella finale è ad oggi il punto di massimo splendore raggiunto dal Monaco nel corso della sua storia calcistica quasi centenaria.

Tale dato di fatto però, rischia presto di venire messo pesantemente in discussio  ne da un certo Dmitry Rybolovlev. A meno che non abbiate una buona padronanza della lingua russa, siate sinceri con voi stessi riconoscendo che avete faticato e non poco a leggere questo nome per la prima volta! Eppure, potreste averlo sentito in parecchie occasioni senza nemmeno rendervene conto. Basti qualche informazione per darvi un’idea del soggetto in questione: miliardario russo, è stabilmente da due anni nella classifica Forbes degli uomini più ricchi del pianeta ed è persino proprietario di un’isola. Si può dire di tutto di Dmitry insomma, ma non che gli manchino i fondi o le possibilità per fare ciò che vuole. Ed è proprio questa filosofia e questo “progetto” che ha intenzione di portare avanti con il Monaco.

Quante volte ai più appassionati di calcio sarà capitato di selezionare la squadra del cuore o quella della propria città ad un qualsiasi gioco manageriale, sfruttando fondi virtuali come se non ci fosse un domani e facendo giocare fior di ca mpioni nei team più impensabili come un Messi alla Ternana o un Cristiano Ronaldo al Sassuolo? Non che il Monaco possa ritenersi sullo stesso piano di queste squadre meno nobili visto il suo comunque glorioso passato, ma troppa strada ne ha da fare ancora il club del Principato per arrivare ai livelli di prestigio di Real Madrid, Manchester United, Milan, Liverpool e compagnia varia. Tutto questo ovviamente non spaventa il miliardario russo, che anzi dall’alto della sua onnipotenza è fermamente convinto che alla fine tutto e tutti abbiano un prezzo scritto addosso e che chiunque possa arrivare a snobbare una camiseta blanca in favore della bella vita di Monaco.

In effetti, fin’ora non sembra avere tutti i torti. Salvo clamorose sorprese infatti, “El Tigre” Radamel Falcao sarà il primo vero colpo della società monegasca fresca di promozione in Ligue 1 e guidata dal nostro Claudio Ranieri. I numeri del Tigre sono semplicemente spaventosi: forgiato dalle giovanili d  el rinomato River Plate, Falcao debuttò con la prima squadra a soli 19 anni segnando una doppietta al suo primo incontro. Negli anni successivi giocò al fianco di un altro campione di successo che in questi giorni sta accendendo il mercato, ovvero il madridista Gonzalo Higuaín. Conclusa l’esperienza al River, El Tigre arrivò nel Vecchio Continente vestendo la maglia del Porto con la quale conquistò una sorta di “Triplete” (Primeira Liga, Coppa di Portogallo ed Europa League) al suo secondo anno guidato da André Villas-Boas. Lascia la squadra di Oporto con ben 41 reti in 51 gare ufficiali per trasferirsi, con la maglia dei “colchoneros” dell’Atlético Madrid, nella Liga spagnola dove lo scorso inverno diventa uno dei pochissimi giocatori in grado di segnare 5 goal in una sola partita. In due anni porta all’Atlético una Europa League, una Supercoppa Europea ed una Coppa del Re. Proprio al termine della finale di Coppa del Re (vinta contro 2-1 contro i cug  ini del Real) disputatasi qualche giorno fa, Falcao ha detto di non aver firmato nulla con il Monaco e di essere all’oscuro di tutto.

In realtà, molti incontri ci sono già stati e Falcao è da considerarsi praticamente già un nuovo giocatore del Monaco. La notizia di questa trattativa (con il Monaco che pagherà l’intera clausola rescissoria del Tigre all’Atlético per una cifra di 60 milioni cash) ha non solo colto di sorpresa i tifosi e gli addetti ai lavori in generale, ma ha anche provocato, specialmente nei primi, un senso di “disgusto” riguardo a ciò che sta diventando oggi il calcio. Come può una neopromossa del campionato francese avere più appeal di club storici come Real, United, Milan, ecc..? E’ diventata davvero solo una questione di soldi? Non conta più la maglia o l’ambizione di giocare in grandi team? Tutti questi dubbi o dilemmi esistenziali che dir si voglia, si potrebbero chiarire con una semplice e diretta “contro-domanda”: le squadre che oggi sono tra le più prestigiose del mondo e che popolano l’elite del calcio, come sono arrivate lì?

Il Milan avrebbe vinto quel che ha vinto senza gli investimenti di Berlusconi che prese in mano una squadra retrocessa per due volte in Serie B e non solo la fece rinascere ma contribuì in maniera determinante alla creazione di una leggenda destinata a durare per sempre? E la Juventus avrebbe il record di titoli nazionali o sarebbe stata lo stesso l’unica squadra italiana ad aver vinto tutte le competizioni UEFA, se non avesse avuto alle spalle gli Agnelli per 90 anni della propria storia? E sarebbe mai esistita la Grande Inter o l’Inter del Triplete senza essere “coperti” dal forte supporto della famiglia Moratti? E questi sono solo esempi riferiti alle tre big del nostro calcio. Ma prendiamo anche la Lazio stellare che conquistò scudetto e Coppa Italia nel 2000, o la Fiorentina di Toldo e Batistuta o il Parma di Buffon, Cannavaro, Thuram e Crespo che dominavano l’allora Coppa UEFA, oggi Europa League. Chi c’era alle spalle di queste tre squadre? I nomi Cragnotti, Tanzi e Cecchi Gori vi dicono niente?

Volete un esempio più recente? Beh, ultimamente il Chelsea sta riscuotendo tanto successo tra i tifosi anche qui in Italia. Ma credete davvero che la Champions conquistata lo scorso anno e l’Europa League della settimana scorsa siano solo questione di fortuna? Forse, per come si sono sviluppati gli episodi. Ma la fortuna non ti da una mano se non investi cifre astronomiche per campioni come quelli che da una decina di anni ad oggi continua a portare il miliardario Roman Abramovič in quel di Stamford Bridge. Riassumendo dunque, la passione e i vecchi valori del calcio non se ne sono mai andati. Perché vedere un uomo che può avere tutto dalla vita come Nasser Al Khelaifi, piangere come un bambino per il ritiro di una leggenda come David Beckham e dirsi orgoglioso di averlo potuto vedere almeno sei mesi con la maglia del club del proprio cuore,  ti fa pensare che un minimo di sentimento ci sia ancora.

Semplicemente, l’elite del calcio non è fatta per sentimentalismi. E’ fatta per affari. E’ un gioco, nel quale per decenni le nostre società l’hanno fatta da padrone comprando come e chi gli pare. Oggi siamo ancora nella stessa identica situazione, con la sola differenza che ora nuove società stanno entrando nel gioco (Monaco e PSG ad esempio), altre si sono saldamente stabilizzate al suo interno (Chelsea e Manchester City) ed altre ancora ne stanno uscendo (vedi Juve, Milan e Inter). Magari tra qualche anno tornerà come prima, in fondo il pallone è rotondo e chissà che un giorno non arrivino anche in Italia persone disposte ad investire in questa maniera. Ma ad oggi, noi semplici tifosi o addetti ai lavori non possiamo assolutamente farne una colpa al Monaco, o a Falcao o a chiunque altro sposi il loro progetto. Perché è sempre stato così, e sono fermamente convinto che tra pochi anni vedremo molte persone girare con le magliette del Monaco come oggi avviene per Chelsea o City.

Gli unici enti e società che hanno voce in capitolo nell’esporre critiche o ammonimenti a questa politica, sono le altre società di Ligue 1 e l’UEFA. Come detto, il Monaco ha sede nel Principato e dunque gode di una tassazione completamente diversa rispetto alle altre società francesi. Tassazione già di per suo molto favorevole al club dello Stade Louis II. Questo, e gli annunciati acquisti del miliardario russo, ha fatto storcere il naso a parecchie squadre che minacciano anche una sorta di “sciopero”. Inoltre, il Monaco essendo neopromossa non parteciperà ad alcuna competizione UEFA per la stagione che viene, ma se dovesse ritrovarsi con gente del calibro di Tevez e Falcao in rosa, beh allora sarebbe più che una possibilità il fatto che si qualifichi alle competizioni UEFA per la stagione successiva. E dunque, in molti sono curiosi di vedere come queste spese folli possano conciliarsi con il tanto decantato (ma già abilmente aggirato da grandi club quali PSG e Manchester City) Fair Play Finanziario dell’UEFA.

Questi ultimi due “dettagli” sembrano essere le sole, piccole e cupe, nubi che si addensano sul futuro più che radioso di un club che fino a due anni fa rischiava il fallimento e che ora si appresta a vivere fasti che fino a questo momento poteva provare solo sulla Play Station. Cosa ne sarà del Monaco e del calcio solo il futuro ce lo potrà dire, ma una cosa è sicura: finché ci sarà gente disposta ad investire, la nostra passione non morirà mai.

By Alessio Carcaiso - Football contributor per RTR Sports Marketing
 Nelle Foto: la maglia del AS Monca FC e una vista del Principato
Pictures from the web

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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