In Formula 1

Di Massimiliano Mostes

A Baku si è tenuta la seconda edizione del GP dell’Azerbaigian 2017, ottava prova del Mondiale F1. Tracciato cittadino, insidioso, ricavato all’interno del centro storico della capitale azera. Bisogna però sottolineare che, nonostante il comprensibile e fascinoso richiamo dell’ambientazione esotica e dei petroldollari mittelasiatici, la giovane nazione ex-sovietica non possiede una millenaria tradizione motoristica.

Silverstone, Spa, Nurburgring, Monza, Montecarlo, Zandvoort: solo per citare alcuni dei mostri sacri dell’automobilismo moderno, vere e proprie cattedrali dove venerare i nostri idoli pagani, i piloti di F1.

Tuttavia, sempre meglio seguire i proverbi, e lasciar stare i santi, anche quelli delle corse. Sfogliando avidamente i miei almanacchi, ecco l’idea: perchè non ricordare i GP dimenticati, tracciati sedotti e abbandonati dal circus iridato dopo una sola edizione? Da qui l’idea che vi propongo: una top five dei GP “usa e getta”, cinque storie di puro culto F1.

Quei Gran Premi di Formula 1 dimenticati…

Gran Premio di Germania di F1

5) AVUS, 1959 – GP Germania: Situato nella periferia di Berlino, Avus è l’acronimo di “Automobile Verkehrs und Uebungs-Strasse”, ovvero “Strada per la circolazione automobilistica e l’esercizio alla guida”. Nella pratica, due rettilinei autostradali in cemento armato raccordati da due curve strettissime (vedi foto sopra). Nel 1926 la prima gara inaugurale si conclude con due piloti morti e decine di feriti tra gli spettatori. Per il GP di F1 del 1959 il tracciato è accorciato di più di dieci (!!) chilometri, perchè parte dei rettifili si trovava oltrecortina, a Berlino Est.

Alla vigilia del GP Jean Behra muore uscendo di strada con la sua Porsche durante la gara riservata alle vetture Sport. Gli organizzatori a questo punto decidono di far correre la gara di F1 in due manches, per ridurre la barbara usura dei pneumatici dovuta al fondo in cemento. Il ferrarista Tony Brooks si aggiudicò entrambe le manches, alla media oraria di oltre 230 km/h, spaventosa per l’epoca. Un circuito che sessant’anni fa era ritenuto pericolosissimo non ha bisogno di altri approfondimenti. Accantonato.

Gran Premio di Pescara di F1

4) PESCARA, 1957 – GP Pescara: due anni prima dell’infelice esperienza dell’Avus, il carrozzone della F1 fa tappa a Pescara, teatro della classica coppa Acerbo, storico appuntamento dell’automobilismo d’anteguerra. Il circuito parte dalla zona nord della città, raggiunge Cappelle sul Tavo e Montesilvano Marina per poi tornare nel capoluogo.

Con i suoi 25 chilometri e 838 metri è il tracciato più lungo della storia della F1. Stirling Moss su Vanwall il vincitore, davanti alle Maserati di Fangio (poleman), Schell e Gregory. Ruspante.

GP Austria di Formula 1

3) ZELTWEG, 1964 – GP Austria: Il nome vi potrà suonare familiare, ma non stiamo parlando del circuito dello Spielberg, erroneamente ribattezzato Zeltweg, ex A1-Ring e ancor prima Osterreichring, attuale prova del calendario di F1.

Il primo Zeltweg non era nient’altro che un aeroporto militare riattato ad autodromo nel 1958. All’epoca la trasformazione era veloce: prendi una pista di atterraggio messa non troppo male, metti due balle di fieno ai lati, e il gioco è fatto. La prima corsa è organizzata nel 63′, ma la titolazione ufficiale arriva l’anno dopo. A vincere il compianto Lorenzo Bandini, su Ferrari. Come il famigerato Avus, la sede stradale era totalmente in cemento armato, che procurava continui sobbalzi e improvvise rotture delle sospensioni, come testimoniano i ben undici ritiri sui venti piloti partenti. Mangiavetture.

GP USA di F1 

2) DALLAS, 1984 – GP USA: Ad un grado di separazione dalla follia, ecco a voi il circuito di Dallas, Texas. Dopo il magistrale progetto del circuito di Las Vegas, costruito all’interno dell’immenso parcheggio del Caesar’s Palace, gli americani riescono addirittura a superarsi. Ricavato nella zona limitrofa al Cotton Bowl, casa dell’omonima classica del football collegiale, il circuito esemplifica l’improvvisazione nel concepire tracciati per la F1. Lento, tortuoso, tutto brusche accelerazioni e improvvise frenate. Il GP si corre in luglio, con 42°. Vince Keke Rosberg su Williams, ma l’eroe di giornata è il Leone, Nigel Mansell. A pochi metri dall’arrivo, la sua Lotus-Renault si ferma per la rottura del differenziale. Il britannico scende e spinge la sua vettura fino al traguardo, guadagnandosi un sesto posto e uno svenimento per disidratazione. Surreale.

GP DONINGTON di Formula 1

1) DONINGTON, 1993 – GP Europa: L’autodromo britannico è senza alcun dubbio l’eccezione all’interno di questo gruppo di rinnegati. Un tracciato storico, sede di uno dei più grandi musei motoristici al mondo, una vera Mecca per gli appassionati di due e quattro ruote. Una sola gara iridata, ma che vale come dieci, anche più.

In questo GP si effettuarono la bellezza di sessantanove (69) pit stops, il più alto numero di sempre, dovuti all’alternanza di pioggia debole e fortissima. Dalla tempesta emerge il musetto biancorosso della non irresistibile McLaren Ford del mago della pioggia, Ayrton Senna. Il GP di Europa del 1993 è a pieno diritto la sua corsa più bella. Partito dalla terza fila, il brasiliano infila nell’ordine Schumacher, Hill, Wendlinger e Prost, nel solo primo giro, mantenendo un ritmo disumano per tutta la gara. Al traguardo solo Damon Hill non è doppiato.
Proverbiale la conferenza stampa post-gara: Prost, dominatore del mondiale grazie all’invincibile Williams dotata di sospensioni attive, lamenta problemi di stabilità e carico. Senna lo interrompe e gli chiede: “Vuoi fare cambio?”. Epico.

Clicca qui Gran Premio del Canada di Formula 1 se ti sei perso un breve articolo sulla storia del Gp del Canada.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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