In Formula 1

Gran Premio di Spagna di F1

Vuole saggezza popolare che uno scapaccione ben assestato sia più efficace di mille parole. Io, nella mia infinita semplicità educativa, mi sento di concordare: bando agli equilibrismi intellettuali. La ricetta, si badi bene, è efficace in più campi: dalla crescita della prole alla Formula 1. Con buona pace dei nostri lettori, tralasceremo i temi più pedagogici per concentrarci maggiormente su quelli motoristici, come è uso e costume di queste pagine.

Scherzi a parte, c’è poco da dire: questo Mondiale di Formula 1, che ha conosciuto nel Gran Premio di Spagna di ieri la sua quinta tappa, ha imbandito la tavola per le grandi occasioni. La ricetta, come per le cose buone per davvero, è tanto semplice quanto immediata: una grande lotta là davanti con due piloti di straordinaria levatura, più costruttori coinvolti nella gara per il titolo, e una bagarre costante nelle retrovie.

Come direbbe l’amore ai tempi di Facebook, a tutto il pubblico piace questo elemento.

gran premio di spagna di f1 2017

Il Gran Premio di Spagna di F1 2017: Vettel e Hamilton

Tornando per un attimo agli scapaccioni di cui all’inizio, Vettel e Hamilton non si stanno tirando indietro. La gara fra le due prime punte di Ferrari e Mercedes è tirata e combattuta senza esclusione di ruotate, sorpassi e pit stop al limite. Il britannico, senza girarci troppo attorno, ha probabilmente ancora qualche vantaggio a livello di mezzo, ma il tedesco pare nell’anno dell’apocalisse e ogni volta che vede una macchina argentata da qualche parte si trasforma in uno dei supereroi Marvel. Il sorpasso con cui polverizza Bottas nel secondo stint di ieri è qualcosa che andrebbe mostrato nelle Scuole Guida di tutto il mondo. Altrochè mossa Ricciardo. Alla fine, come è sacrosanto che sia, Lewis e Sebastian arrivano al traguardo senza più vernice sulle gomme, madidi di sudore e si scambiano un abbraccio e un gesto d’intesa. Pubblico in delirio, lacrime a casa e novantadue minuti di applausi.

Dietro di loro si consuma -giustamente- la battaglia dei numeri due (Raikkonen, Bottas, ma anche Vertsappen, Vandoorne) che lasciano la pista quasi sempre con un paio di sospensioni spaccate, una fiancata livida e un pezzo di alettone in meno. Il finnico di casa Mercedes, nello specifico, immola sè e la propria vettura nel tentativo di tenere a bada quel cagnaccio di Vettel, riuscendo a rosicchiare quel po’ di secondi che saranno determinanti per la vittoria di Hamilton alla fine. La Mercedes fa gioco di squadra, non c’è che dire, ma ad onor del vero lo stesso avrebbe fatto la Ferrari se l’altro finnico (Raikkonen) non avesse spaccato tutto contro la Red Bull di Verstappen trentacinque metri dopo la linea di partenza.

Particolarismi a parte, è evidente che l’ingrediente segreto di questa F1 non sia poi troppo segreto. Più che di bottoni magici, di strategie sopraffine e di pneumatici sibillini, al pubblico importa di piloti veri, battaglie e sganassoni.

Risultati del Gran Premio di Spagna 2017 di F1 (clicca qui) 

Ha scritto qualche giorno fa Will Buxton, importante penna del giornalismo del motorsport britannico, che la F1 dovrebbe imparare dalle altre serie, specie da quelle americane, ad essere un po’ meno chiusa, meno segreta e più intellegibile non solo per i fans, ma anche per gli stessi addetti ai lavori. Box aperti, auto ispezionabili a piacimento ed in qualsiasi momento, riduzione del segreto industriale e minimizzazione della gran copia di “spie” che ogni team impiega per carpire i segreti degli altri presenti in griglia. È una teoria interessante e che tende ad un costante e progressivo livellamento delle vetture nel paddock, in cui i grandi colossi come Mercedes e Ferrari trascinano il progresso tecnologico di tutto il resto dello sport, lasciando tuttavia che anche i team minori si possano accodare. Difficile che questi colossi possano accettare così, senza nessun tipo di garanzie, di portare alla festa Ricerca&Sviluppo per tutti completamente a gratis, così come non è immediata l’equazione fra “ho visto cosa fa X” e “riesco anche io a fare come X”.

Ma di nuovo, stiamo tornando in questioni di lana caprina, quando avevamo promesso di stare a pane e salame: per il momento, godiamoci questa bellissima stagione. E continuiamo a sperare che un paio di scapaccioni siano più efficaci di mille parole.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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