In MotoGP

Il “Dream Team” è una buona cosa per la MotoGP?

Due settimane fa l’accordo tra Lorenzo e il team Honda HRC ufficiale ha colpito il paddock come un fulmine. Mi sono preso il tempo di digerirlo e voglio condividere con voi un paio di considerazioni perché mi sto interrogando sulla salute della MotoGP nei prossimi anni.

Considero la MotoGP la categoria più divertente ed elettrizzante di tutti gli sport motoristici, quattro ruote comprese. I sorpassi continui, le manovre al limite, la velocità e la possibilità per molti piloti di vincere gare rendono questo sport un gioiello da conservare e, a dire la verità, temo l’arrivo del “dream team”. Ovviamente devo congratularmi con Honda Repsol che ha messo insieme quello che, secondo i numeri, è la formazione più forte di sempre.

I numeri

Marc Marquez, che ha solo 25 anni, ha già vinto 6 titoli mondiali 125 nel 2010, Moto2 nel 2012 e MotoGP nel 2013, 2014, 2016 e 2017. Jorge Lorenzo, 31 anni, è cinque volte campione del mondo, nel 2006 e nel 2007 è stato incoronato vincitore della 250cc e nel 2010, 2012 e 2015 è diventato campione del mondo MotoGP.

Quindi, ad eccezione del felicemente pensionato Casey Stoner, che ha vinto il campionato del mondo nel 2011, le ultime sette vittorie in MotoGP sono state appannaggio di una delle due stelle del dream team Honda e il 2017 non sembra diverso.

La stagione attuale

Il 2018 vede Marquez e un rinato Lorenzo, che viene da due vittorie, cavalcare moto diverse, Honda e Ducati. Aggiungere variabili come mettere i due migliori piloti su mezzi differenti, aggiunge incertezza alle gare. Il pubblico ama la competizione serrata, vuole vedere molti sorpassi e apprezza l’incertezza.

La mia esperienza personale

Ricordo con affetto gli anni ’80 della F1 dominati da un invincibile Team McLaren i cui piloti si chiamavano Senna e Prost. Erano spettacolari, velocissimi, carismatici e nel 1988 vinsero tutte le gare tranne una (il gran Premio d’Italia a Monza che andò alla Ferrari di Bergher) ma uccisero il campionato trasformandolo in una noiosa processione.

Prima della partenza si sapeva che una delle auto bianche e rosse della scuderia di Ron Dennis avrebbe vinto e ci si arrese a questo fatto.  Ma c’era un ma, Prost e Senna, campioni come nessun altro, volevano entrambi vincere e la situazione era tesa. Si arrivò al litigio, ad alcune ruvidità in pista e tutti ricordiamo il famoso incidente tra Senna e Prost a Suzuka nel 1989 https://www.youtube.com/watch?v=pa51oAiH-lA  che portò Prost a vincere il Mondiale e ad abbandonare la McLaren per la Ferrari.

E nel 1990 ancora a Suzuka ennesimo incidente ma  a parti invertite, con Senna che conquista il titolo di campione del Mondo https://www.youtube.com/watch?v=JknW7h8DS0s

In quegli anni non c’erano altre combinazioni auto pilota capaci di vincere, solo il carisma e la rivalità di quei due giganti del motorsport salvarono lo spettacolo e l’intero Circus e magari in maniera diversa tutto ciò si potrebbe ripetere anche in MotoGP

Uno sguardo al 2019

Per l’anno prossimo posso soltanto augurarmi che una veloce Ducati e una Yamaha migliorata garantiranno a tutti noi la possibilità di assistere a delle grandi gare; E mi auguro che la rivalità tra i due assi di HRC non trascenda e non sia necessaria per mantenere vivo l’interesse del campionato. D’altra parte, se fossi stato il team manager di HRC, avrei fatto la stessa cosa.
Se hai la possibilità di offrire una sella ad un campione come Jorge Lorenzo non devi farti sfuggire l’occasione.

Riassumendo

Non voglio sminuire il resto della griglia e spero che KTM, Suzuki, Aprilia e Ducati spingano ancora di più in R & D per dare ai loro piloti le moto più competitive di sempre…Ma i numeri non mentono e credo che, nei prossimo anni, assisteremo a uno spettacolare rivalità fra Marc Marquez e Jorge Lorenzo.

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Riccardo Tafà
Riccardo Tafà
Managing Director di RTR Sports, Riccardo si è laurea in giurisprudenza all'Università di Bologna. Inizia la sua carriera a Londra nelle relazioni pubbliche, poi si sposta nel settore delle due e quattro ruote. Si trasferisce brevemente a Monaco prima di tornare in Italia. Lì fonda RTR, prima una società di consulenza e poi un'azienda di marketing sportivo che, alla fine, trova una nuova e definitiva sede a Londra.
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