Lo Spagnolo alla sua seconda gara in MotoGP coglie uno straordinario successo. E’ il più giovane nella storia del motociclismo. Lorenzo, 100esimo podio.
Segnatevi la data di ieri, domenica 21 aprile 2013
Un giorno, neppure troppo lontano, potrete dire “io c’ero”. Quello che è andato in scena ieri al Circuit of The Americas di Austin, Texas, è stato uno spettacolo incredibile e a dire poco magico. Con una prova di forza straordinaria Marc Marquez, classe 1993, coglie il suo primo successo in MotoGP dopo aver dominato l’intero weekend ed aver messo dietro Lorenzo e Pedrosa. Nel pomeriggio umido della domenica italiana, un lampo squarcia il grigio. E’ appena nata una stella.
Il weekend perfetto di Marc va in onda sul Circuit of The Americas, nuovo gioiello di questo campionato MotoGP 2013. Quella americana è pista tecnica, nuovissima e adatta forse più alle monoposto di Formula 1 che ai bolidi a due ruote della GP, con tutte quelle curve ad uncino e gli scollinamenti. Ma, proprio in questo, Marc ha un vantaggio: su una pista completamente nuova per tutti viene azzerato il valore dell’esperienza e si gioca, nessuno escluso, ad armi pari.
Il “Cabroncito“
Questo è il soprannome di Marquez chegià al sabato dimostra chi comanda in pista: quando si tratta di decidere la pole rifila due decimi al suo compagno di squarda, quattro al Campione del Mondo e mette gli altri dietro di un secondo abbondante, Rossi compreso, ovviamente. Poi, sceso dalla moto, torna al suo solito profilo basso, ringrazia la squadra, dice che ha tanto da imparare, tanto che non capisci neanche se ci stia prendendo in giro a tutti. E’ già record: la pole più giovane di tutta la storia del motociclismo. Ma la gara, dicono, è un’altra storia.
Ma anche domenica la storia non cambia
Il giovane della Honda HRC parte malino, così come Lorenzo, e si trova a sgomitare un po’ più del previsto in mezzo al gruppone, facendo a sportellate con Bradl e Crutchlow, uno che di certo non si tira indietro se c’è da fare a legnate. Chi parte bene, come sempre, è Dani Pedrosa. Camillino, e se mai c’è un soprannome non azzeccato è questo, fa quello che sa fare meglio: mette le ruote davanti a tutti e inizia a battere come un martello. Marquez in seconda posizione. Gli altri, già dopo tre giri, non c’entrano niente con questa gara.
Già, perchè, diamo a Cesare quel che è di Cesare, oggi contro queste Honda proprio non ce n’è. Le due HRC sembrano progettate per correre su questa pista: esplodono di potenza quando c”è da metter giù tutti i cavalli nei saliscendi americani e volano sui lunghissimi rettilinei del Texas. Onore alla casa con l’ala: hanno portato qui un piccolo capolavoro.
Ma è proprio qui che sta il gioiello intagliato da Marquez: battere il vicecampione del mondo sulla stessa moto con una gara di talento cristallino, perfetta. Il sorpasso fra i due spagnoli è da manuale delle due ruote. Nella infinita serie di curve e controcurve del COTA, Marquez e Pedrosa si rincorrono a millimetri di distanza fino a quando il giovane Marc non mette a punto il suo piano. Prende il ritmo del compagno di squadra nel destra-sinistra-destra e poi allunga una staccata, crea un varco, una cruna. Centimetri. Apre il gas con una frazione d’anticipo e si tuffa nella piega a sinistra. E’ poesia su due ruote: Pedrosa se lo vede sfilare davanti in uno spazio che non c’era, oltre la fisica, oltre le regole. La quarta dimensione del fenomeno.
Da lì in avanti è un soliloquio
Dani insegue ma non lo passa più, Lorenzo è lontano e Marquez è nella storia come il più giovane vincitore di una gara della classe regina, annullando il record di Spencer. Nel paddock tutti gli fanno i complimenti, persino gli avversari diretti. “E’ un fenomeno” commenta Valentino, ed ha ragione.
Certo, il Mondiale è lunghissimo e quella americana è solo una gara. Ma il botto che fa la vittoria dello spagnolo nel firmamento delle due ruote è qualcosa di assordante e bellissimo. Il rumore fa una stella che nasce.
By Emanuele Venturoli - RTR Sports Marketing
Nelle foto: Marc Marquez
Pictures courtesy of Repsol Honda HRC