In Sponsorizzazioni Sportive

Pubblicità sui campi di gara: principale differenza tra l’utilizzo della cartellonistica a bordocampo e la sponsorizzazione di una squadra. C’è solo un modo di trattare quest’argomento: in maniera brutale.

La cartellonistica a bordo campo, per me, non vale molto se paragonata alle partnership con squadre o atleti. Può essere un buon complemento e far sentire bene l’AD dell’azienda quando entra e vede i suoi cartelloni e l’impianto agghindato nei suoi colori, ma, a parte questo, c’è poco.

Essere sponsor del calcio o fare cartellonistica a bordo campo?

Pensateci un attimo, se andate allo stadio a vedere la squadra del cuore, dove si concentra la vostra attenzione? Scommetto sull’azione, sul pallone. E allora, se guardate la palla inseguita dai vostri eroi che indossano la maglietta che da anni vi fa sognare, che attenzione date ai cartelloni a bordo campo? Prendiamoci un minuto per un esperimento e tutto vi sarà più chiaro.

Fate partire il filmato cliccando questo link https://www.youtube.com/watch?v=xNSgmm9FX2s  e contate i passaggi fatti dalla squadra in maglietta bianca. Sorpresi? Non c’è da esserlo. Ovviamente l’occhio del pubblico segue l’azione.

La cartellonistica entra nel campo visivo dello spettatore come parte del contorno, non dà fastidio e non interrompe la visione (come gli spot televisivi) quindi non indispone nei confronti del marchio esposto. I marchi sui cartelloni non rappresentano il centro dell’attenzione e hanno bisogno di periodi lunghissimi per bucare, per farsi ricordare.

Altro problema è quello della loro eccessiva numerosità. Se nel corso  della partita vi passano davanti (e oggigiorno con i Led è facile farlo) decine se non centinaia di marchi alla fine non ne ricorderete nessuno.

Nelle competizioni più importanti come la Coppa dei Campioni e la MotoGP e in alcuni stadi di società lungimiranti, noterete che i marchi esposti sono pochi, questo consente di farli vedere con maggiore frequenza.

A più alta frequenza di esposizione dei marchi corrisponde maggiore pressione pubblicitaria esercitata sullo spettatore e tempi minori a far associare al consumatore il Marchio all’evento/disciplina sportiva.

sponsor calcio

Mi limito a questo per non scendere nel tecnico ma se siete incuriositi, possiamo sempre rinviare a un successivo contatto personale utilizzando info@rtrsports.com .

Parliamo invece di cosa succede se ci si associa a una squadra o a un atleta e si espone il ns marchio su di lei/lui.

Brand Awareness e Sponsorizzazione

Innanzitutto siamo al centro dell’azione, quindi sotto gli occhi del pubblico. I tifosi/appassionati associano all’oggetto della loro passione il vs marchio che prima diventa familiare (brand awareness), in seguito preferito (brand preference) fino a essere scelto quando si deve decidere cosa acquistare (purchase intention). Ci sono ricerche che mostrano come questo percorso porta, in nove casi su dieci, ad acquisti del pubblico/tifosi di marchi che associano alla loro squadra/team del cuore.

Esporre un marchio su un team o un atleta crea un legame emotivo

Esporre il marchio su un team o un atleta crea un vero e proprio legame emotivo tra brand e tifosi/consumatori che lo vedono associato all’oggetto della loro passione. E sono le emozioni a differenziare prodotti in molti casi fungibili.

In questo pezzo abbiamo accennato alla sola attenzione come elemento differenziante, ce ne sono molti altri che tratteremo in seguito, ne nomino alcuni:

  • Possibilità di essere trascinati in un circolo virtuoso di comunicazione che moltiplica la nostra visibilità. Ad esempio le altre aziende partner producono materiale promozionale o di comunicazione utilizzando l’immagine del team e il nostro marchio è incluso, beneficiando dell’esposizione generata da altri.

Se avete voglia di fare una chiacchierata sulle sponsorizzazioni e su come potreste beneficiare dell’utilizzo dello sport siamo sempre raggiungibili utilizzando info@rtrsports.com

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Riccardo Tafà
Riccardo Tafà
Riccardo nasce a Giulianova, si laurea in legge all’Università di Bologna e decide di fare altro, dopo un passaggio all’ ISFORP (istituto formazione relazioni pubbliche) di Milano si sposta in Inghilterra. Inizia la sua carriera lavorativa a Londra nelle PR, prima da MSP Communication e poi da Counsel Limited. Successivamente, seguendo la sua insana passione per lo sport, si trasferisce da SDC di Jean Paul Libert ed inizia a lavorare nelle due e nelle 4 ruote, siamo al 1991/1992. Segue un breve passaggio a Monaco, dove affianca il titolare di Pro COM, agenzia di sports marketing fondata da Nelson Piquet. Rientra in Italia e inizia ad operare in prima persona come RTR, prima studio di consulenza e poi società di marketing sportivo. 
Nel lontanissimo 2001 RTR vince il premio ESCA per la realizzazione del miglior progetto di MKTG sportivo in Italia nell’anno 2000. RTR tra l’altro ottiene il maggior punteggio tra tutte le categorie e rappresenta L’Italia nel Contest Europeo Esca. Da quel momento, RTR non parteciperà più ad altri premi nazionali o internazionali. Nel corso degli anni si toglie alcune soddisfazioni e ingoia un sacco di rospi. Ma è ancora qua, scrive in maniera disincantata e semplice, con l’obiettivo di dare consigli pratici (non richiesti) e spunti di riflessione.
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