In Sponsorizzazioni Sportive

Dovessimo farlo costruire a qualche nostra conoscenza, il monumento vicino al porto di San Benedetto del Tronto reciterebbe “Sponsorizzare, sponsorizzare, sponsorizzare: preferisco il rumore del mare”.

L’unico rovescio della medaglia dell’evidente e comprovata efficacia della sponsorizzazione, infatti, è il grande impegno che deve essere profuso da parte di tutto il management e dai dirigenti dell’azienda. In sostanza: sponsorizzare è fatica, e solo direttori e CEO dal grande entusiasmo possono affrontare la sfida e coglierne al termine i risultati.

Perchè, vedete, sponsorizzare significa stare vicino alle persone. Significa portare la propria azienda in quei contesti e in quei momenti che sono importanti per il pubblico. Significa interessarsi di arte, società, musica. Significa essere presenti nei momenti di sport e lavorare di domenica, quando gare e partite tengono incollati alla tv, alla radio e al computer milioni di spettatori. Significa accettare la sfida di essere rilevanti, ma soprattutto capire chi sono queste persone che comprano i nostri prodotti. La sponsorizzazione è ricerca, e impegno. E non ha orari nè geografia. È una grande soddisfazione, certo, e fa impazzire i vostri clienti e i vostri partner, ma che fatica…

In effetti, e a ben guardare, ma chi ve lo fa fare? Tanto meglio brieffare (ricordate, il vero capo non fa riunioni con i collaboratori, li “brieffa”) la solita agenzia pubblicitaria, farli tornare due mesi dopo con il solito Keynote (perchè il PDF fa brutto), fare partire la solita campagna in TV e alle pensiline del bus, e poi aspettare i soliti risultati, che vi verranno presentati all’ombra della volatilità dei mercati, della crisi economica (c’entra sempre) e del governo Trump. Insomma, non ha funzionato, ma -diavolo!- non certo per colpa vostra. O loro.

Provocazioni a parte, con la maggior parte delle aziende della Fortune Top 500 attive in progetti di sponsorship, lo scenario mondiale ha già ampiamente mostrato l’importanza dello strumento sponsorizzazione. Uno strumento che, invece di lesinare 10 secondi di attenzione durante uno spot pubblicitario che nessuno più guarda, opta per creare legami emotivi con il consumatore durante momenti per lui importanti.

Un programma di sponsorizzazione ben progettato contiene infiniti spunti per organizzare concorsi, attivare possibilità di B2B e attività di PR, disegnare prodotti in licenza esclusiva, dare vita a collaborazioni uniche e molto altro ancora. Le stesse hospitality, uno dei corollari più interessanti dei pacchetti di sponsorship, possono essere utilizzate per premiare i clienti più affezionati, per dare incentivi alla forza vendita o per provare a instaurare relazioni con i prospect più capricciosi.

È solo la punta di un iceberg che nasconde tanto sotto il pelo dell’acqua e che possiede dieci, cento, mille sfumature di straordinaria efficacia, tutte da scoprire. Come detto in apertura: non è un viaggio facile, nè immediato. Quindi, se siete alla ricerca di strumenti che non vi diano troppo da fare, che non vi costringano a studiare e ad impegnarvi con grande passione, questo non è il vostro campo. E forse, fareste bene ad affidarvi ai soliti strumenti di marketing di sempre.

Sì perchè, vedete, il punto fondamentale della questione è che la pubblicità, quella tradizionale, non funziona. Non funziona più, in un mondo in cui comandano i second screen, in cui Netflix e il Pay Per View stanno sgretolando ogni tradizionale logica pubblicitaria televisiva e in cui i consumatori di tutto il mondo sono bombardati da ogni genere di messaggio pubblicitario al punto da avere creato straordinari sistemi di difesa psicologica contro di esso. Badate bene, non lo diciamo noi. Anzi, qualcuno se ne è già accorto da molto tempo.

Insomma chiedetevi una cosa: avete voglia di risultati o di non fare fatica? Se la vostra risposta è la prima, sapete cosa fare. Chiamate una buona agenzia di sponsorizzazioni e iniziate ad accorciarvi le maniche: sta per iniziare un viaggio incredibile.

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Riccardo Tafà
Riccardo Tafà
Managing Director di RTR Sports, Riccardo si è laurea in giurisprudenza all'Università di Bologna. Inizia la sua carriera a Londra nelle relazioni pubbliche, poi si sposta nel settore delle due e quattro ruote. Si trasferisce brevemente a Monaco prima di tornare in Italia. Lì fonda RTR, prima una società di consulenza e poi un'azienda di marketing sportivo che, alla fine, trova una nuova e definitiva sede a Londra.
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