In Calcio

Rissa bologna spezia tifosiVeloce incursione bloggifera del Giovedì mattina, sostanzialmente un apostrofo rosa fra le parole “Mado’ che caldo“, giusto per commentare i primi ingloriosi scopaccioni del nostro torneo pallonaro.

Il minuscolo paese di Castelrotto, così chiamato a causa dei ruderi di Hauenstein, proprio ai piedi dell’Alpe di Siusi, è la perfetta località da cartolina. Chilometri e chilometri di prati verdi come le speranze adolescenziali, morbidamente adagiate fra le valli di alcune dei più spettacolari squarci montuosi di sempre. In qua e in là, chiesette bianchissime in calce viva, rifugi in legno dai tetti dolcemente spioventi e cespugli di conifere dai profumi di melassa e pino. Ne uscisse Heidi, con tanto di nonno e cane, vi garantisco, non vi sorprendereste affatto.

In questo piccolo angolo di paradiso, una cornice che ispirerebbe sentimenti di benevolenza e solidarietà anche alla Regina Cattiva di Biancaneve e a Gengis Khan, una quarantina di imbecilli se le sono suonate di santa ragione pochi minuti prima del fischio di inizio dell’amichevole fra Spezia e Bologna. Venti minuti di pugni, bastoni e sassaiola scatenatisi a pochi metri dal campo e, o tempora o mores, all’interno di un parco giochi per bambini fra altalene e cavallucci a molla. 5 feriti, 2 fra le forze dell’ordine e 2-1 per lo Spezia alla fine dei tempi regolamentari, con segnature di Rossi, Brezovec e Rossettini.

E’ opinione di chi scrive che il fatto accaduto sia ben più grave di quanto le dimensioni da gazzarra da cortile narrino. Questa rissa mignon racchiude in sè tutti i germi orrendi della mala tifoseria italiana, che non cessa di infettare il nostro campionato. L’idea stessa che qualcuno, nell’afa torrida del 22 di luglio, si prenda in briga di recarsi in un campetto da oratorio in provincia di Bolzano per fare a pugni con la scusa del calcio è grave e malata. Il calcio, lo sport, sono una scusa per costoro, un alibi bello e buono che manco regge più. Quello di ieri, fra Bologna e Spezia non è neppure calcio: è una sgambata preparatoria dopo due settimane di lavoro atletico. A fine luglio. In campo neutro. In un momento dell’anno in cui è già da considerarsi un successo se si gioca con un pallone solo.

Occorre usare fermezza e pugno d’acciaio sin da subito. Se è vero che al nostro calcio servono segnali, ecco, questi sono i momenti per darli con chiarezza e senza tergiversare. E’ impensabile supporre di potere fermare la valanga una volta che questa ha preso ritmo, potenza e fiducia. Le legnate di ieri sono solo il preludio ad altre legnate, che arriveranno più numerose ed organizzate quando il campionato sarà in pieno svolgimento.

Agire subito. Prima che anche Heidi si rompa le scatole.

Foto: Schicchi/QN

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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