In Calcio

joe tacopina BolognaL’arrivo di Joe Tacopina e Joey Saputo sulle coste del NuovoMondoBologna (rigorosamente tutto attaccato) ha qualcosa di mitico e fiabesco. La nuova Mayflower pallonara rossoblù è un po’ parodia e un po’ esperienza onirica, un po’ tripudio da Documentario Luce e un po’ finale di Estate Ragazzi.

In un misto di capelli da Brillantina Linetti e accenti da gangster, i J&J fanno promesse grosse in stile Fievel al canto di “non ci sono gatti in America”. Si parla di Serie A, di progetti decennali, di allenatori che hanno vinto parecchio nel calcio che conta. E’ una Maria Antonietta in Morfeo Disguise che dispensa brioche e bei sogni alla folla, improvvisamente dimentica di essere inferocita.

C’è anche Di Vaio, ma non si sa perchè parla poco e niente, qualche sorriso, una fuga che manco Steve McQueen. Lui che qui c’è stato, che questi portici li ha vissuti. La cosa mi preoccupa e la mia è una preghiera, forse vana e inutile come lo sono tutte le preghiere. La preghiera è che le parole, gli abbracci, gli hot dog con i tortellini siano promesse serie, per una volta, e che non si faccia di Bologna un’altra terra di conquista, la Rhur de noantri da depredare, instupidire e poi lasciare. Tacopina parla di un progetto. Qui ce n’è bisogno, come l’aria e come il pane. Ora ai pollici alzati e ai sorrisi bisogna far seguire i fatti, mettere gente brava, soldi, impegno, al servizio non del Bologna, ma di Bologna.

Jean Piaget, uno nato nell’epoca bella del grande pensiero, avrebbe sostenuto che questa paura, la mia e di gran parte dei bolognesi, nasce dalla “permanenza dell’oggetto” e si trasforma ben presto in sindrome dell’abbandono. Da anni siamo abituati a non credere più a niente, sospinti dall’adagio di “così fan tutti”, abbiamo lasciato affondare un numero imprecisato di titolatissime società di serie A di pallacanestro, un baluardo del calcio italiano come il BFC e gran copia di formazioni di eccellente livello di pressochè qualunque disciplina sportiva dal Football Americano (avevamo la squadra vice campione d’Europa, per la cronaca, i Phoenix San Lazzaro) alla pallavolo.

Voglio credere a Joe e a Joey, anche se mi rammarica vedere che la Mayflower già porta nella stiva qualche rumor, perchè ora fa bello parlare inglese, legato ai debiti, alla cocaina e a qualche brutto affare all’americana. Chiacchiere, sicuramente, ma dobbiamo scrollarci di dosso l’abitudine di partire già con un sacco di cose da chiarire.

Io voglio credere a J&J, davvero. Solo che ho bisogno di qualche multivitaminico. E di un po’ di tempo.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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