In Formula 1

jaime_alguersuariÈ curioso che proprio nel giorno del rinnovo del contratto del trentacinquenne Jenson Button con la McLaren Honda lasci le corse l’appena venticinquenne Jaime Alguersuari.

Il ritiro di Alguersuari

Jaime l’ha annunciato oggi, in una conferenza stampa appositamente organizzata a pochi passi dall’appartamento di Madrid in cui vive. Non è semplicemente un ritiro: è la fine di un amore tratteggiato a tinte pastello, la fine di una storia vissuta con passione. È qualcosa di più di un semplice “basta con le corse”. Alguersuari, per usare parole sue, non ama più questa fidanzata con cui da venticinque anni condivide sogni, speranze e progetti: è finita senza rimpianti e senza rimorsi, da persone adulte. Come in ogni coppia che si rispetti, ognuno ha le sue colpe.

Perchè Jamie abbia detto addio alle corse, a tutte le corse, è un mistero che non sta a noi indagare. C’è chi tira in ballo la salute, chi quella famosa litigata con il dottor Helmut Marko nei garage della Toro Rosso, chi gli scarsi risultati che hanno sempre accompagnato questo ragazzo, prodigio sino a prova contraria, chi ancora la macchina tritatutto della “cantera” Red Bull. Tutto vero, o tutto falso a seconda della prospettiva, delle traiettorie e degli errori di parallasse dovuti a eccessiva fretta nel giudizio. Dalle ceneri che rimangono in mano, oggi, tuttavia, è importante trarre insegnamento.

Su queste pagine già ci siamo chiesti cosa succederà a questa nuova generazione di piloti, giovanissimi, aitanti e senza alcuna riverenza, quando il Circus gli chiuderà, elegantemente o meno, la porta in faccia. Cosa sarà dei Vergne, dei Sainz, dei Verstappen, fra cinque o sei anni? La domanda è legittima, non solo se si prende in considerazione la parabola pitturata da Jaime Alguersuari, ma in senso assoluto.

Rimane infatti evidente che la Formula 1 è e rimarrà senza alcun equivoco l’obiettivo ultimo di ogni ragazzo con l’amore dell’automobilismo. In tal senso, e come già detto in diverse sedi, la massima serie delle ruote scoperte non può essere un punto di transito, nelle carriere dei piloti, ma un punto di arrivo. Ci deve essere una lunga gavetta prima e una meritata pensione poi, ma in mezzo ci deve essere una carriera, non una cometa che attraversa rapidissima il cielo.

Alguersuari è approdato in Formula 1 a soli 19 anni, con la Toro Rosso. All’epoca sua, ovvero nel 2009, era il pilota più giovane di sempre del mazzo: record che sarebbe stato battuto quest’anno dal neppure maggiorenne (li ha compiuti ieri, in verità) Max Verstappen. Quando, a seguito del fattaccio con Helmut Marko, Alguersuari è stato spesato e salutato dalla scuderia di Faenza, di anni ne aveva 21. Un po’ pochi per aver già valicato il punto più alto della sua carriera.

Dissi tempo addietro, commentando l’arrivo dell’olandese nel paddock, che non mi trovavo d’accordo con chi diceva che Verstappen fosse troppo giovane (e che parimenti Alguersuari fosse troppo giovane) per guidare una monoposto di Formula 1. Di contro, all’epoca sostenevo, in una visione vagamente Keynesiana della F1, che sarebbero stati i risultati e il Circus stesso a dirimere la questione circa l’eccessiva giovinezza dei piloti.

Oggi tuttavia trovo che, almeno a livello umano, non vi sia da stupirsi per la fine dell’amore fra Jaime e la sua ragazza-automobile. E trovo anche che non sia bello che un ragazzo di 25 anni si disinnamori con tanta forza di ciò che è stato il suo mondo, fino a ieri l’altro. È quello che accade quando si corre troppo, quando si bruciano le tappe, quando insieme -per cocciutaggine o inesperienza- non ci si trova più uno accanto all’altro.

È ora che questa nuova generazione di piloti inizi a chiedersi cosa farà da grande. Perchè una cosa pare sempre più certa: non il pilota di Formula 1.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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