In Calcio

Balotelli instagram super marioL’ennesima bufera mediatica che investe il Marione nazionale parte da Instagram per poi abbattersi come da tradizione su tutti i media, nostrani e non. Oggetto del contendere, trattato ovviamente come materia di vita o di morte da più o meno tutti quelli che abbiano avuto un’autorità nel pallone negli ultimi settantotto lustri, è una fotografia caricata da Balotelli sul suo profilo personale.

L’immagine in questione riporta Super Mario -quello vero, l’eroe dei videogiochi di cinque generazioni- e la grande scritta luminosa: “Non essere razzista, fai come Mario. E’ un idraulico italiano, disegnato da giapponesi, che parla inglese, sembra messicano, salta come un nero e colleziona soldi come un ebreo”.

Apriti, cielo. Da ogni contrada, come richiede il copione, si sono levate urla di sgomento, accuse d’ogni genere e proposte di punizione che spaziano dalla scomunica papale sino alla squalifica persino dal torneo di Calcio Balilla del Bagno Andrea a Cesenatico. La federazione calcistica inglese minaccia ora cinque turni di sospensione, accusa Balotelli di razzismo e pretende scuse ufficiali. Prontamente, anche grazie ad una copiosa tirata d’orecchi dalla dirigenza del Liverpool, il nostro affermatissimo si cosparge il capo di cenere, rimuove obbedientemente il post e pubblica una note di scuse all’assemblea dei consociati tutti, mamme e papà, grandi e piccini.

Chi scrive, ora, ha due commenti al riguardo.

Il primo è che, vista l’aria che tira, Balotelli dovrebbe -per la sua stessa incolumità professionale e mentale- astenersi dal fare alcunché se non dare calci ad un pallone. Basta Twitter, basta Instagram, basta discoteca, basta fidanzate da copertina, basta macchine sportive, basta tutto. Passasse un anno, che so, o anche sei mesi, a fare come le tre scimmie della reclame “non sento, non vedo, non parlo”, andando allo stadio in taxi, non rilasciando interviste e non pubblicando un solo rigo sui social network. Giocasse al calcio e nulla più, per un anno, a vedere come va a finire.

Il secondo commento è che, in questa storia nello specifico ma anche in tante altre riguardanti Mario, si cerca il marcio dove il marcio non c’è. Non è neanche più spettacolarizzazione, o fantasticheria: è una caccia alle streghe. Non v’è nulla di strano nel post in questione, che peraltro è vecchio come il cucco (come dicono in Svizzera), nè di razzista, nè di politically uncorrect. Si badi, non sono un gran tifoso di Balotelli, ma neppure uno che grida allo scandalo ad ogni alito di vento. Anzi, ritengo che dare tutta quest’importanza a ciò che fa Mario sia dannoso per lui, per il calcio e per l’informazione sportiva in generale.

Ho avuto la fortuna, nella mia carriera lavorativa, di lavorare per una grande società di pallacanestro internazionale. Spesso, troppo spesso, ci si dimentica che si ha a che fare con ragazzi di venti o venticinque anni e che dietro ad ogni loro azione non c’è necessariamente da leggere chissà quale raffinato o elaborato arzigogolo filosofico. Sono d’accordo che i personaggi pubblici, come gli atleti, debbano dare un’immagine corretta, pulita e responsabile, però non si può perdere la trebisonda ad ogni piè sospinto da Balotelli o chi per lui.

Si sta perdendo il senso della misura, mi pare. Questo sì che non è un buon segno.

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Emanuele Venturoli
Emanuele Venturoli
Laureato in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica all'Università di Bologna, è da sempre appassionato di marketing, design e sport.
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